La saga sudcoreana sembra non finire mai. Al contrario, si arricchisce ogni giorno di più di personaggi e colpi di scena da romanzo. L’ultimo a entrare in scena è niente meno che il vicepresidente ed erede della Samsung Lee Jae-Yong arrestato ieri mattina con l'accusa di corruzione, truffa e spergiuro. Non uno qualunque insomma. Secondo i magistrati avrebbe autorizzato una tangente a favore della sciamana Choi Soon.

Un breve riassunto dell’accaduto: a novembre Choi Soon è arrestata e accusata dalla Procura di aver manipolato come una marionetta la presidente sudcoreana Park Geun-hye, aver tratto benifici economici e politici diretti per la sua “Chiesa della Vita Eterna”, aver letto documenti governativi top secret e scritto di proprio pugno alcuni dei discorsi della stessa presidente. Flashback: Geun-hye aveva passato i vent'anni quando il dittatore Park e sua moglie, rispettivamente padre e madre dell’attuale presidente, vengono uccisi dai servizi segreti a distanza di qualche anno. È allora che la giovane si lascia sedurre dalla “Chiesa della Vita Eterna”, che aveva già esteso la sua influenza sul dittatore, e comincia a parlare con i genitori defunti.

La manipolazione che Choi Soon effettuava su Park Geun-hye era stata già denunciata dai fratelli della stessa Geun-hye, tempo prima che divenisse presidente. L’arresto della sciamana i primi di novembre ha scatenato una reazione violentissima da parte di tutta la popolazione che, a suon di manifestazioni con milioni di persone, ha prima chiesto le dimissioni di Park Geun-hye e poi ha praticamente costretto il parlamento sudcoreano a mettere sotto impeachment la presidente. Con i tempi che corrono, la Corea del Sud ha dato una prova di democrazia. E con ciò che è accaduto stamattina ha dato un’ulteriore prova dell’effettiva divisione dei poteri. Si perchè ad essere arrestato è Lee Jae-Yong, vicepresidente e erede del primo conglomerato sudcoreano Samsung. Già un mese fa, dopo interrogatori fiume, i pubblici ministeri fermato Lee per 24 ore, ma il giudice aveva valutato improbabile la fuga del rampollo Samsung negando l’arresto. Ma stamattina Lee Jae-Yong è stato prelevato e portato in Procura con l’accusa di aver “promesso o versato” (ancora non è chiaro) una maxi tangente di 37,5 milioni di dollari a due fondazioni della sciamana Choi Soon. Secondo gli inquirenti, le mazzette sono servite a favorire una fusione all’interno del gruppo Samsung osteggiata dal governo, per così favorire il passaggio di consegne da Lee padre (colpito da un infarto l’anno passato) al giovane rampollo. Adesso la Procura ha 20 giorni per formalizzare l’accusa di corruzione, frode e spergiuro o rilasciare il supermanager il cui arresto, nel frattempo, ha fatto perdere un punto percentuale ai titoli della Samsung alla Borsa di Seul. 

Curiosità: Lee Jae-Yong è anche membro del consiglio di amministrazione di Exor, finanziaria della famiglia Agnelli. Secondo i rumors, fin quando Lee non sarà condannato manterrà la sua posizione e la stima della famiglia torinese.