I fan di Black Mirror avranno sentito un brivido gelido dietro la schiena quando hanno letto l’ultima invenzione in via di sviluppo in Giappone. L’AIST (Advanced Industries and Technology) di Tsukuba ha lanciato il primo prototipo di “drone impollinatore”. È già: la tecnologia non solo sta rimpiazzando gran parte del lavoro umano, ma sta cominciando a farlo anche con gli animali. 

Gli insetti impollinatori sono in pericolo d’estinzione: ad affermarlo è una ricerca della rivista Nature uscita un paio di mesi fa, ma già da dieci anni la “Colony Collapse Disorder” (Sindrome da spopolamento di alveari) sta preoccupando gli esperti. Solo in Europa il 9% di api e farfalle rischia di scomparire a breve termine. Le conseguenze che ne deriverebbero sarebbero devastanti per l’uomo e per il pianeta in generale. Il valore commerciale dei beni prodotti grazie all’aiuto di api, farfalle, vespe, coleotteri, mosche ecc è stimato intorno ai 570 miliardi di dollari all’anno. Come ben sappiamo lo stesso Einstein dichiarò che “senza api all’uomo resterebbero quattro anni di vita”. Il pericolo, secondo gli esperti, è dovuto all’uso di pesticidi, allo sfruttamento intensivo del suolo, all’attacco di organismi patogeni di nuova generazione e, ovviamente, al riscaldamento globale. 

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E per scongiurare l’ennesima ipotetica estinzione umana, a Tsukuba, poco a nord di Tokyo, alcuni cervelloni giapponesi sotto la guida di Eijiro Miyako, stanno sviluppando prototipi di impollinatori robot. Il progetto è ancora in una fase sperimentale, infatti i ricercatori per adesso stanno utilizzando un piccolo drone a quattro eliche facilmente acquistabile su internet. A questo prototipo è stato aggiunto nella parte inferiore una striscia di crine di cavallo. Le setole sono state ricoperte con un gel appiccicoso di quelli attacca/stacca, che permettono al polline di rimanere attaccato alle setole e di passarlo al fiore successivo. Il gel adesivo inoltre esposto alla luce solare rilascia una particolare luminosità che permette la mimetizzazione nell’ambiente circostante, scongiurando eventuali attacchi di predatori. 

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L’esperimento ha avuto successo in un laboratorio con i gigli giapponesi, fiori grandi con petali sporgenti e organi sessuali in bella vista. Ma i ricercatori dovranno fare ancora parecchia strada per sostituire le api. Infatti il drone veniva telecomandato manualmente, ed è evidente che seppur ogni essere umano sulla terra comandasse il suo proprio drone personale, l’impollinazione sarebbe del tutto insufficiente a livello globale. Dunque serviranno droni con fotocamere ad altissima tecnologia, GPS sofisticati e una intelligenza artificiale che gli permetta di muoversi autonomamente e in branco. Inoltre le api riescono a capire quale fiore è più adatto di altri ad essere impollinato, frutto di milioni di anni di evoluzione. E per finire l’impatto con le condizioni più estreme degli ambienti circostanti e la sensibilità e le dimensioni ridotte di molti fiori esigono dei droni con sensori sensibilissimi. 

E il miele? Il miele ce lo possiamo pure scordare.