Era responsabile di un carcere segreto in Thailandia, ha organizzato il programma di interrogatori dopo gli attentati degli 11 settembre puntando sul famigerato waterboarding. Accusata dal Senato di abusi sui prigionieri non è mai stata incriminata perché sembra abbia distrutto le prove. Ora la 60enne Gina Haspel corona la sua carriera approdando alla vicepresidenza della Cia. L’ennesima controversa nomina dell’amministrazione Trump.

Trentadue anni all’interno della Cia, molti dei quali vissuti sotto copertura con un falso nome, e un curriculum a dir poco controverso. È questa la figura di Gina Haspel, 60 anni, nuova vice direttrice della Cia. Anzi, della nuova Cia a immagine e somiglianza del presidente Donald Trump.

Su Haspel pendono ombre assai cupe. Secondo le 6mila pagine dell’inchiesta della Commissione del Senato americano sulle pratiche di tortura della Cia, era lei a dirigere uno dei primi ' siti neri' voluti da George W. Bush, dove ai funzionari dell’agenzia era permesso far ricorso alla tortura che lui stesso aveva sdoganato. La prigione si chiamava Cat’s eye ( occhio di gatto, Ndr) e si trovava in Thailandia. Haspel ne è stata la direttrice non pubblicamente dichiarata nel 2002, ed è ritenuta responsabile delle torture di almeno due detenuti, Abu Zubaydah e Abd al- Rahim al- Nashiri. I due, sospettati di far parte di al Qaeda, furono sottoposti a pensantissimi interrogatori condotti con il waterboarding, una pratica che simula l’annegamento, la privazione del sonno e violenze fisiche. Secondo quanto riporta il New York Times Abu Zubaydah subì waterboarding per 83 volte in un mese e fu ripetutamente sbattuto contro un muro prima che gli ufficiali della Cia decretassero che non aveva «niente di utile da dire». Quello che succedeva a Cat’s eye veniva filmato e archiviato. Due anni dopo esplose lo scandalo di Abu Ghraib e gli interrogatori poco ortodossi che la Cia faceva in giro per il mondo attirarono l’attenzione e le critiche di associazioni umanitarie e politici dentro e fuori i confini americani. I ' siti neri' vennero progressivamente chiusi e il centro antiterrorismo della Cia divenne bersaglio di troppe attenzioni. Fu in quel frangente, nel 2005, che i filmati girati in Thailandia vennero distrutti su ordine di Jose Rodriguez, allora capo di Haspel al quartier generale della Cia. Solo anni dopo, nelle sue memorie, Rodriguez scriverà che in realtà fu proprio Haspel a ordinarne la distruzione.

«Le impronte digitali di Haspel si trovano ovunque nel programma sulla tortura, per non parlare della distruzione delle prove» ha commentato Raha Wala, di Human Rights First, una delle tante associazioni umanitarie che si sono dette «fortemente contrarie alla nomina». Già qualche anno fa la Cia provò a far succedere Haspel a Rodriguez alla guida del dipartimento delle operazioni segrete, ma la senatrice democratica Dianne Feinstein, a capo della commissione del Senato, bloccò la nomina proprio per i trascorsi di Haspel. All’epoca il presidente era Obama, che nel 2009 aveva firmato un decreto per impedire la tortura negli interrogatori. Adesso la nomina di Haspel riscuote consensi in Senato che comunque non è chiamato a votarla - e all’interno della stessa Cia. Le uniche voci fuori dal coro sono venute dai due esponenti democratici della commissione, Ron Wyden e Martin Heinrich, che hanno giudicato Haspel «non adatta all’incarico». Lo stesso Trump ha definito il waterboarding una ' pratica utile' e il nuovo capo della Cia Mike Pompeo ha detto che quello e altri metodi per gli interrogatori «non costituiscono affatto tortura» e ha definito dei «patrioti» gli agenti che li hanno usati per estorcere informazioni utili nella lotta ad al- Qaeda. Di parere opposto è il Capo del Pentagono James Mattis, che non si è ancora espresso sulla nomina di Haspen.

Negli otto anni passati dal decreto di Obama allo sdoganamento della tortura da parte del suo successore, molte volte i capi della Cia si sono spesi a difesa di agenti accusati di averla usata, in un momento in cui le leggi comunque lo permettevano, ma nessuno ne ha mai apertamente auspicato il ritorno. Adesso però, come conclude il New York Times «la promozione di Haspel è un chiaro segnale di come, con la nuova amministrazione, la Cia sarà guidata da ufficiali che avranno un approccio molto più accomodante dei loro predecessori verso uno dei capitoli più bui della sua storia».