«Grazie a Dio l’America non diventerà un letamaio islamico com’è l’Europa» ; «Aprireste le porte di casa a coloro che vogliono sterminarvi?» ; «Descrivere i terroristi come ratti sporchi e subdoli è pura onestà» : sono solo alcuni dei tweet dei supporter del neo presidente americano, raccolti nell’hashtag ThankYouTrump. Non sono pochi gli elettori che vogliono ringraziare il tycoon della Casa Bianca per le sue decisioni in tema di immigrazione, soprattutto per il divieto di ingresso ai cittadini di sette Paesi islamici deciso venerdì. Secondo l’ultimo sondaggio di Reuters/ Ipsos, il 49% degli intervistati adulti appoggia «decisamente» la politica di Trump. Ossia, quasi un americano su due è favorevole al muro con il Messico, al blocco di quattro mesi per chi proviene da Iran, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Sudan e Somalia e al dimezzamento dei profughi da accogliere nel 2017. Il 41% delle persone interpellate dai sondaggisti invece disapprova queste decisioni, mentre il 10% non si lancia in giudizi. La chiusura americana viene condannata convintamente solo dal 53% di chi si dichiara elettore democratico, e addirittura il 55% di loro ha risposto “sì” alla domanda: «Crede che gli Stati Uniti dovrebbero limitare l’afflusso di rifugiati?».

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Nonostante le proteste stiano continuando negli scali aeroportuali e in città come Los Angeles, New York, Portland e Washington, gli Stati Uniti si mostrano assai divisi. Il web è la vetrina naturale per la propaganda di entrambe le fazioni. Account twitter come Liberals Nazi o America with Trump possono postare dati e accuse del tutto infondate, come quella che ci sia George Soros dietro le proteste nel Paese o che nella settimana appena conclusa ci siano stati 127 attacchi «fatti nel nome dell’Islam». Poco importa che dopo l’ 11 settembre nessun americano sia morto in un attentato fatto da immigrati provenienti da uno dei sette Paesi colpiti dal decreto o dai loro figli, come riportava ieri il New York Times. Al contrario, la stragrande maggioranza degli attacchi terroristici sono stati compiuti da nativi americani. Ma questo non scoraggia i supporter di Trump, che insistono sulla linea tenuta anche in campagna elettorale: Nancy, che ha nel suo account la lettera “n” in arabo in segno di solidarietà con i cristiani iracheni perseguitati da Isis, posta la notizia falsa - di tre migranti afghani che stuprano una donna per tre ore in diretta Facebook; Thomas, bandiera americana con Bibbia e crocifisso come foto profilo, invita le donne americane a cercare “sharia” su Google per farsi un’idea; Sibte Arif, da Dubai alza il tiro: «Dai, presidente, eliminiamo l’Islam radicale dalla faccia della terra».

Nel mirino dell’elettorato trumpiano sono finite anche le multinazionali della Silicon Valley che, con diverse iniziative, si sono espresse contro il decreto sull’immigrazione. La prima a farne le spese è stata Starbucks, che ha annunciato 10mila assunzioni di migranti in tutto il mondo. Il boicottaggio lanciato on line chiedeva all’azienda di privilegiare per le assunzioni i veterani americani, cosa che Starbucks già fa. Ma la chiamata alle armi si è ben presto rivoltata contro i suoi sostenitori, invasi da tweet e foto di americani in fila davanti ai bar biancoverdi. È stata indetta anche una petizione per chiedere all’Inghilterra di invitare Trump in visita ufficiale, come contraltare a quella che invece chiede alla premier May di non accoglierlo sul suolo britannico. La prima è ferma a 225mila firme, la seconda sfiora il milione e 800mila.