Potrebbe esserci Raffaele Marra dietro lo scatto finale che ha consentito all’attuale sindaco di Roma, Virginia Raggi, di vincere le primarie on line per la scalata grillina al Campidoglio. A fare il nome dell’ex pezzo da novanta della macchina amministrativa comunale ai magistrati che indagano sulla sindaca – rivela il Fatto Quotidiano nell’edizione di martedì – sarebbe stata la deputata M5S Roberta Lombardi durante l’interrogatorio di sabato scorso. La storica oppositrice della sindaca, e che proprio dalla sindaca si era vista arrivare nei giorni scorsi l’accusa di avere assunto una collaboratrice domestica alla Camera, avrebbe fatto il nome di Marra parlando della crisi che portò l’attuale presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito, sul banco degli imputati all’interno del movimento.

L’ex plenipotenziario dell’amministrazione capitolina, nel racconto di Lombardi ( che ha riferito ai magistrati di avere ottenuto l’informazione da un collaboratore del movimento di Grillo), sarebbe stato uno degli artefici del dossier sputato fuori in piena campagna elettorale per le primarie, e che avrebbe affossato la candidatura dello stesso De Vito in favore della corsa di Virginia Raggi. Una storia ingarbugliata quella che viene fuori dall’indagine per falso e abuso d’ufficio sulla prima cittadina di Roma, a cui si aggiunge il sospetto che Marra possa avere favorito la neo sindaca ancora prima della sua elezione. Mossa che potrebbe in qualche modo giustificare la strenua difesa che la sindaca ha sempre messo in campo nei con- fronti dell’ex numero uno del personale, almeno fino al momento del suo arresto, siamo a dicembre dello scorso anno, quando lo definì come uno dei «23 mila impiegati comunali». La vicenda era scoppiata nel dicembre del 2015, quando Frongia, Raggi e Stefano avevano riunito i consiglieri municipali del M5S accusando De Vito ( che non era presente) di abuso d’ufficio per un presunto indebito accesso agli atti risalente a marzo. A quella riunione – che si era chiusa con l’invito a sostenere la candidatura del futuro sindaco – ne seguirono altre due in cui De Vito fu prima accusato ( con tanto di parere legale sulla vicenda) e poi scagionato grazie alle prove fornite da De Vito stesso. Prove che non gli consentirono probabilmente di sanare un rapporto di fiducia che si era ormai evidentemente incrinato.

Le accuse della Lombardi – accuse su cui i magistrati di piazzare Clodio stanno cercando di approfondire attraverso l’audizione delle diverse parti in causa, compreso il funzionario M5S che avrebbe soffiato la notizia alla Lombardi – farebbero quindi risalire i legami tra Marra e l’entourage della sindaca a prima delle elezioni, ma sono state respinte da Daniele Frongia che ha negato legami che risalgono a quel periodo, negando inoltre di avere sventolato il parere legale contro De Vito durante la caldissima riunione di gennaio 2016. Sul fronte delle indagini vere e proprie intanto, la posizione della sindaca Raggi potrebbe aggravarsi in seguito all’acquisizione, da parte della procura, di una mail scritta dall’assessore Adriano Meloni, a Raffaele Marra (e per conoscenza anche alla prima cittadina). In questa mail Meloni ringrazia Marra per la nomina del fratello Renato ( nomina in seguito revocata), indicandolo come la persona giusta. Una mail che dimostrerebbe come lo stesso assessore considererebbe Marra come primo referente per la nomina alla direzione del dipartimento turismo del suo stesso fratello, dimostrando ancora una volta quanto potere venisse normalmente attribuito all’ex pezzo da novanta finito in carcere con l’accusa di corruzione. Lo stesso uomo che secondo i giudici del riesame che hanno rigettato la richiesta di scarcerazione aveva «consolidato nel tempo, nelle amministrazioni locali, grazie a rapporti con l’autorità politica, un potere personale tanto significativo da diventare, a suo stesso dire, l’uomo più potente».