«Radio Vaticana uccide». Tre parole, su decine di cartelli. A tenerli, davanti al Palazz(acci) o di Giustizia di Roma, gli uomini e le donne del comitato “Bambini senza onde”, in prevalenza genitori di piccoli colpiti da forme di leucemia linfoblastica acuta e linfomi non Hodgkin. Nel loro piccolo angolo di Paradiso, o tale lo immaginavano almeno, visto il panorama, la bellezza del tramonto e una grande croce a vegliare su di loro, va così: la prima patologia colpisce sette volte più che altrove, la seconda “solo” cinque. Dove abitano? A Cesano e dintorni. Con ironia uno di loro dice «un tempo era un posto dimenticato da Dio». Forse il Supremo continua nelle sue amnesie.

E sì, vi ricordate bene, proprio da quelle parti hanno tirato su le antenne di Radio Vaticana, quelle che trasmettono la parola di Dio ovunque, in ogni angolo del mondo, ma che finiscono per fargli dimenticare i suoi fedeli più vicini, quelli più bisognosi. Quei bambini che Gesù chiedeva di lasciar venire a lui, li colpiscono con un quantità di onde elettromagnetice che può essere, nel migliore dei casi, oltre tre volte più potente dei limiti che la legge italiana consente.

Vi ricordate il bellissimo Gli ultimi saranno ultimi di Max Bruno? Radio Vaticana, lì, si sentiva dal bagno, dalla tazza in cui ci si siede per riflessioni sul mondo. Sembrava un espediente comico della potente commedia amara di un cineasta di talento e invece, forse, era persino neorealismo. E già perché in The invisible word, bel film di Alberto Boldini, che nasce come saggio di una scuola di cinema di Londra e diventa documentario di fondamentale importanza, scopriamo che a Cesano e dintorni Radio Vaticana veniva captata dalle videocamere di chi girava filmini di famiglia, dalle bambole parlanti ( e preganti, a questo punto), dai citofoni e persino dalle grondaie. Altro che L’esorcista.

Prima di intenerirvi per le parole di padre Federico Lombardi, deus ex machina della comunicazione vaticana per un quarto di secolo ( direttore dei program- mi di Radio Vaticana, poi direttore generale della stessa e del Centro Televisivo Vaticano e pure a capo della sala stampa vaticana per un decennio), che si dispiace per le “accuse ingiuste” come le ha recentemente definite su Avvenire, guardate Flavia. Negli amorevoli video del papà, in quel sorriso che non si spegne nemmeno sul corpo martoriato, nella sua voglia di vivere. La piccola Flavia, con quegli occhi intelligenti, con quella tosse che non sta bene su un corpicino così. O una sua coetanea, che possiamo vedere solo in una foto dolcissima. Provate a guardarle e a credere ad Umberto Veronesi. Sì, proprio lui. Tra i due esperti chiamati a difendere Radio Vaticana nella controperizia medico- legale - che lui di fatto proteggerà anche da Ministro della Sanità - c’è anche l’uomo pianto recentemente per la sua missione contro i tumori. Evidentemente meno importante per quella per conto di Dio, ma non andiamo oltre perché non siamo oncologi e possiamo affidarci solo alle impietose statistiche che vedono, a Cesano e dintorni, morire animali e uomini in numeri dalle cinque alle sette volte in più che altrove. O a due processi spinti verso la prescrizione, mentre perizie imputavano quasi 60 casi a quell’inquinamento elettromagnetico. Come sappiamo tutte queste cose? Grazie alla lotta di cittadini instancabili e Alberto Boldini che ce l’ha raccontata. Lui, caparbio e capace regista, ha trasformato un film di fine anno di una scuola di cinema in uno dei documentari d’inchiesta più importanti degli ultimi anni. Equilibrato, serio, documentato e registicamente mai banale, fin da quell’inizio affidato a un cinegiornale d’annata, trionfalistico come sempre, che racconta la nascita, 85 anni fa, di quel polo evangelico- radiofonico, ideato addirittura da Guglielmo Marconi. Non si lesina con il materiale di repertorio, ma senza invadenza. Telegiornali e video amatoriali si mischiano a interviste ai genitori delle piccole vittime e ai protagonisti di quegli anni: il sindaco Walter Veltroni, qui maschera dell’impotenza di un’Italia suddita della Chiesa - che “caccia” regalando loro una casa i contadini dai suoi terreni, essendo essi parte della Città del Vaticano, ma che non si preoccupa di chi è a pochi metri dai suoi confini -, e l’ex Ministro dell’Ambiente Willer Bordon, che minacciò di staccare l’elettricità all’emittente sacra nei contenuti e fin troppo profana nelle sue conseguenze, se non avesse portato a norma i suoi valori. Fu, quest’ultimo, “spento” da Amato, allora premier, troppo timorato del divino per difendere laicamente i cittadini italiani. Quelli, in teoria, in nome dei quali avrebbe dovuto esercitare il suo compito.

Ma d’altronde Radio Vaticana, che pure ha abbattuto dal 2014 quattro dei suoi piloni da cui trasmetteva in onde medie e che progetta un futuro in onde corte e in digitale, aveva dalla sua, come già detto, alleati forti e autorevoli, come il vate Umberto Veronesi. Che da Boldini, però, non si è fatto intervistare. Proprio lui che i microfoni non è che li disdegnasse.

Lo ha fatto, invece, Federico Lombardi ed è forse nella gestione della sua intervista che il regista e l’autore si sente di più. In piccoli dettagli di montaggio, nel lasciargli lo spazio per spiegarsi, in quegli sguardi, in quelle smorfie finali che denunciano il disagio del gesuita. Uno che di famiglia ama le battaglie impossibili e sostenere l’insostenibile, se è vero che è nipote di Riccardo, un tempo definito “il microfono di Dio” per la sua battaglia indefessa e per fortuna inutile ai tempi del referendum sul divorzio. E che prova a barcamenarsi, con l’esperienza, all’interno di un argomento che non ha bisogno di prove legali e scientifiche. Perché la Chiesa non è, o meglio non dovrebbe essere una multinazionale cinica, ma piuttosto dovrebbe pensare alla vita sopra ogni cosa. Dovrebbe bastarle il ragionevole dubbio statistico di essere causa del male dei suoi figli, per agire. E non l’ha fatto. Anzi. Perché, evidentemente, per il Vaticano la vita va protetta a corrente alternata. Un feto è vita, un bimbo in età prescolare no. Vi starete chiedendo dove potrete vedere The Invisible Word. Non in sala, per ora, né in tv, sebbene i suoi 50 minuti e rotti sarebbero perfetti per il piccolo schermo. Ci auguriamo che sia solo distrazione e che presto distributori cinematografici e canali tv sanino questa dimenticanza. Per ora dovrete andare su Vimeo on Demand ( Worldwide, quindi anche Italia), su Itunes e Amazon ( UK e USA), Hulu ( USA), Google Play, Sony Entertainment Network e Xbox Video. Prossimamente anche su Amazon. it e sulla versione Italiana di Itunes. Cliccate su quel titolo, consigliatelo ai vostri amici. E’ un obbligo morale oltre che un contributo a un’opera di grande valore civile e cinematografico. E al Pontefice, l’amato Papa Francesco, tanto moderno da saper usare i social, chiediamo di vederlo. E poi di andare nella chiesa di Cesano a parlare con i fedeli. Bergoglio, faccia quei pochi chilometri, in missione, e non emissione, per conto di Dio.