Si è spento a 78 anni Stefano Benni, scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore tra i più amati e originali della narrativa italiana contemporanea. Nato a Bologna il 12 agosto 1947, lottava da tempo contro una malattia che non aveva intaccato il suo spirito libero e ironico. Per i suoi lettori era semplicemente il “Lupo”, soprannome che lo accompagnava fin dall’infanzia.

Benni ha attraversato decenni di letteratura con una voce unica, mescolando satira politica, poesia surreale e umorismo anarchico. Dai primi successi con “Bar Sport” (1976) fino a opere come Terra!, Baol, La Compagnia dei Celestini, Elianto, Saltatempo e Margherita Dolcevita, ha creato mondi fantastici abitati da personaggi eccentrici e ribelli. I suoi libri, tutti pubblicati da Feltrinelli, sono stati tradotti in oltre 30 lingue, conquistando un pubblico trasversale.

Satira, giornalismo e teatro

Oltre alla narrativa, Benni ha lasciato un segno nel giornalismo e nella satira. Ha scritto per L’Espresso, Panorama, Il manifesto, La Repubblica, Cuore, Linus, con uno stile affilato e mai compiacente. Fu anche autore televisivo – tra i primi a scrivere testi per Beppe Grillo – e sceneggiatore cinematografico con Musica per vecchi animali (1989). La sua creatività lo ha portato al teatro, alla poesia, alle favole, alla musica e persino alla graphic novel. Tra i lavori più recenti, il poema Dancing Paradiso (2019), il romanzo Giura (2020) e il docufilm autobiografico Le avventure del Lupo (2018).

Dietro l’umorismo, Benni custodiva una profonda inquietudine civile. Difensore della scuola pubblica e della cultura come bene comune, nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica per protestare contro i tagli del governo Renzi. Amico fraterno di Daniel Pennac, con cui condivise un sodalizio letterario europeo, fu promotore in Italia della traduzione delle sue opere.

Il cordoglio

Dal mondo politico e culturale sono arrivate parole di affetto. «Ha fatto ridere, pensare e sognare intere generazioni», ha scritto Debora Serracchiani (Pd). «Una delle voci più libere e visionarie della nostra letteratura», ha ricordato Daniela Sbrollini (Iv). Il presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale ha sottolineato come «le sue narrazioni abbiano influenzato generazioni di scrittori, trasmettendo i pregi e i difetti della sua terra».