Ogni anno verso la fine di gennaio i leader del mondo si danno appuntamento a Davos in Svizzera per prendere parte al World Economic Forum: questa volta però gli oltre 2500 partecipanti provenienti da più di 100 Paesi affronteranno temi che fino a poco tempo fa erano considerati tabù da quelle parti. Il gotha imprenditoriale, finanziario e politico del pianeta si soffermerà sulle disparità nel mondo e sulla crisi della classe media, fattori che hanno condotto all’insorgere dei populismi. Proprio il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, un veterano di Davos, parteciperà domani a un panel dedicato all’argomento. Chi spera tuttavia che dalla Svizzera giungano soluzioni in grado d’innescare cambiamenti concreti per la crescita e l’occupazione rischia di rimanere deluso. Il summit finora è servito soprattutto a celebrare il capitalismo senza frontiere e a far incontrare tra loro i ricchi e i potenti del pianeta. Secondo alcuni potrebbe anche essere una delle cause dei problemi intorno a cui si snoderanno le discussioni di questa 47esima edizione.

Al via oggi, il Forum ruoterà intorno al tema della leadership responsabile e reattiva. Ma a fronte di come si è evoluto il contesto globale, l’appuntamento di Davos sembrai appartenere a un’epoca ormai trascorsa. Cosa resta di quell’élite che per decenni ha guidato il mondo e che nel frattempo prendeva parte alle varie edizioni dell’esclusivo summit tra le Alpi? Spiazzata dalla vittoria della Brexit e da quella di Trump, la classe dirigente globale che ogni anno s’incontra al World Economic Forum ha vissuto un 2016 da incubo durante il quale si è avverato tutto ciò che temeva di più. E ora si ritrova costretta a vivere in un mondo a lei ostile, sempre più minacciato dai populismi ( e dai protezionismi).

Risultato: la distanza che separa gli uomini di Davos dagli uomini comuni si è accentuata oltremisura negli ultimi mesi. Ecco perché è ancora più improbabile che dai partecipanti al Forum arrivino soluzioni in grado di risolve- re i problemi che verranno affrontati in Svizzera nel corso della settimana. Oltre a parlare della crisi della classe media e dei motivi che hanno portato all’insorgere dei populismi, verranno affrontati anche temi tradizionali: dalle nuove sfide che attendono il sistema finanziario alla quarta rivoluzione industriale.

Tra i partecipanti al summit vi sarà il presidente cinese Xi Jinping: è la prima volta che un leader cinese va a Davos ( Pechino punta a un ruolo guida a livello internazionale). Non ci sarà invece nessun uomo di Donald Trump ( è atteso per venerdì il giuramento del tycoon alla Casa Bianca). Né il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Né Putin, né la Merkel, né Hollande. Parteciperà il primo ministro britannico Theresa May. Della delegazione italiana, oltre a Padoan, faranno parte tra gli altri anche il Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, quello di Generali Philippe Donnet, i vertici della Cassa depositi e prestiti ( il presidente Claudio Costamagna e l’ad Fabio Gallia), oltre all’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e al Ceo di Poste Francesco Cairo.