Oggi la sentenza sul Jobs Act. La Consulta decide su referendum e voto

Oggi è il giorno in cui la Corte Costituzionale deciderà se ammettere o meno il referendum abrogativo su jobsact, vaucher e articolo 18. Ma è anche il giorno delle dietrologie e delle minacce, seguite a immancabili smentite e controminacce.

Le dietrologie riguardano le speranze segrete dell’ex premier Renzi il quale, secondo i ben informati, preferirebbe che i giudici della Consulta ammettessero il referendum in modo da trascinare anche i più recalcitranti al voto anticipato. Solo il Sì della Consulta, infatti, potrebbe convincere i franceschiniani e i renziani “critici” della necessità del voto anticipato. Almeno secondo il ragionamento segreto - ma tutto da verificare - dell’ex premier. Un retroscena, però, smentito seccamente dagli stessi renziani con una nota in carta bollata diffusa dall’ufficio stampa del Pd che dipinge un ex premier assolutamente super partes e rispettoso delle istituzioni: «Chi ha seguito la politica italiana degli ultimi 3 anni dovrebbe conoscere le posizioni di Renzi in materia di lavoro. Ed in ogni caso il Pd rispetterà come sempre ogni decisione dei giudici della Corte Costituzionale, conclude l’ufficio stampa».

Una posizione completamente opposta a quella di Roberto Speranza. Dopo la battaglia all’ultimo sangue per il No al referendum costituzionale, il leader della minoranza dem minaccia una nuova e altrettanto cruenta guerra anche sul Jobs- act: «Il Parlamento deve immediatamente intervenire sui voucher per riportarli alla loro ragione originaria», dice Speranza. Il quale poi va oltre e si dice pronto a votare Sì nel caso in cui questo “intervento” non dovesse esserci. Ma Speranza non si ferma certo qui, e coglie l’occasione per menare qualche fendente all’ex premier: «Renzi è un leader sconfitto. Io credo che il Pd e il centrosinistra abbiano bisogno di una leadership diversa». E ancora: «C’è fortemente bisogno del congresso e di una discussione profonda e non certo di “gazebate”. E va anche cambiata la leadership: ho un giudizio negativo di Renzi in questi anni». Secondo il deputato Dem la domanda è «chi vuole rappresentare il Pd? In questi anni il Pd è stato il partito dei potenti e noi invece dobbiamo rappresentare un’alternativa. E’ stato il partito di Palazzo Chigi, di chi ce la fa. E invece credo che serva un Pd diverso». Ma la parola definitiva è della Corte costituzionale che oggi deciderà se ammettere o meno il referendum abrogativo proposto dalla Cgil.