Il matrimonio tra il Movimento 5 stelle e l’eurogruppo Alde dura solo poche ore. Giusto il tempo di consentire agli iscritti pentastellati di esprimersi sul Blog a favore del cambiamento e di mandare sulle barricate le varie componenti del gruppo liberale europeo contro il nuovo ingresso. «Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa», è costretto a dichiarare in serata Guy Verhofstadt, ex premier belga e attuale capogruppo di Alde a Strasburgo. «Non c’è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde. Rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave», aggiunge. La retromarcia, in realtà, non è frutto di un ripensamento personale del leader belga, ma una scelta obbligata. Subito dopo il voto on line, infatti, la delegazione francese in seno alla “Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa” fa sapere che farà di tutto per impedire l’ingresso dei grillini. Nel pomeriggio Marielle de Sarnez, rappresentante dei liberali transalpini, dichiara l’obiettivo dei parlamentari francesi: convincere almeno un terzo del gruppo a opporsi all’allargamento, visto che per modificare la composizione serve la maggioranza di due terzi. In ogni caso, minaccia de Sarnez, «con questa mossa Guy Verhofstadt ha perso quella piccola possibilità che aveva di fare un accordo con i socialisti e diventare presidente del Parlamento euro- peo. Il gruppo Alde è come se non esistesse più. Se, infatti, ci sarà l’ingresso del Movimento 5 Stelle, molti di noi ne trarranno le conseguenze», dice, forte del sostegno dei colleghi tedeschi. Le parole di de Sarnez spaventano, e parecchio, il capogruppo, che chiude immediatamente le porte in faccia a Beppe Grillo.

E mentre l’alleanza si scioglie, il comico genovese risponde con uno stringato comunicato sul Blog: «L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma», si legge. «Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima. Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato e sono stati al nostro fianco».

L’amarezza è tanta, soprattutto perché l’accordo tra Verhofstadt e Grillo sembrava cosa fatta. Anzi, era già stato siglato da qualche giorno senza che né gli europarlamentari di Alde, né gli attivisti pentastellati ne fossero a conoscenza. Per l’ennesima volta, la base 5 stelle aveva ratificato con una maggioranza schiacciante una decisione già presa dal leader: il 78,5 per cento dei votanti ha accettato di confluire nel nuovo contenitore, abbandonando Efdd, il gruppo di cui lo Ukip di Nigel Farage - l’alleato storico del M5s - è azionista di maggioranza.

«Caro Nigel, le nostre strade si sono divise». Inizia così la lettera di commiato dal leader britannico che Beppe Grillo scrive subito dopo la chiusura delle “urne” digitali. «Tu hai ottenuto la vittoria della battaglia principale di Ukip: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Un risultato epocale», prosegue missiva. «Il Movimento 5 Stelle invece la sua battaglia deve ancora vincerla e abbiamo valutato di andare in un altro gruppo politico in Parlamento Europeo perchè riteniamo di poter affrontare con più concentrazione entrambi, noi e voi, le prossime sfide». Poi il capo dei 5 Stelle si congeda augurando le migliori fortune al politico inglese: «Spero che le nostre strade si incrocino ancora, magari quando sarai ambasciatore del Regno Unito negli Stati Uniti, come ha auspicato il Presidente eletto Trump».

Se non si fossero intromessi francesi e tedeschi, da oggi il M5S sarebbe seduto tra i banchi di Alde, lo stesso contenitore che in passato ha ospitato gli onorevoli rutelliani di Api e gli eletti dell’Italia dei valori, oltre ad aver incassato il sostegno dei montiani di Scelta civica. Un gruppo non proprio in sintonia con la visione grillina del mondo: europeista, anti russo, filo Euro. Le divergenze, però, in politica possono passare in secondo piano se in ballo ci sono interessi convergenti. E a ballare c’era l’ambizione di Verhofstadt di diventare presidente del Parlamento europeo cooptando il maggior numero di voti possibile e quella di Grillo di guidare con i suoi 17 eletti - il terzo gruppo parlamentare di Strasburgo.

L’improvviso passo indietro di Alde è aggravato dal fatto che non tutti i militanti 5S avevano gradito la scelta di liquidare Farage in fretta e furia. Sul web in tanti avevano storto il naso. «È incredibile; insieme a Monti e Rutelli. Basta», scrive nel pomeriggio un utente sul Blog. «Beppe sono deluso da questa vicenda io non mi rispecchio assolutamente in questa linea europeista, credo che con questa mossa ti sei giocato una valanga di voti», aggiunge un altro. E prima che la situazione a Bruxelles precipiti, spunta un commento sibillino: «Questo risultato è l’inizio della fine. C’è la speranza che i vertici dell’Alde non accettino la richiesta, così ridiamo un po’». Si starà sbellicando.

I FRANCESI AFFONDANO L’ACCORDO. LA CAPO DELEGAZIONE: «SE CI SARÀ L’INGRESSO DEL MOVIMENTO, MOLTI DI NOI NE TRARRANNO LE CONSEGUENZE»