«Gentiloni? Ha riportato la politica in Parlamento». Renata Polverini, una vita da sindacalista nell’Ugl e ora parlamentare di Forza Italia, guarda al futuro del centrodestra, con o senza la Lega Nord: «Se rimane su queste posizioni, non vedo margini per un percorso comune».

Onorevole, il fronte più caldo è quello della legge elettorale, a partire dall’ipotesi del Mattarellum. La condivide?

Assolutamente no, perché era una legge pensata per un sistema bipolare, mentre oggi la prospettiva è quella di un netto tripolarismo. Serve invece una legge che rafforzi la reale rappresentanza in Parlamento, come del resto hanno chiesto i cittadini che hanno votato “no” al referendum, preservando la nostra repubblica parlamentare.

Proviamo ad analizzare questo primo scampolo di governo Gentiloni. Che impressione ha dato, guardandolo dai banchi dell’opposizione?

Per quel che riguarda la sua composizione, ci sarebbe stato bisogno di un segnale di discontinuità più forte rispetto al precedente governo Renzi. Fino ad ora, tuttavia, ha avuto il pregio di riportare la politica in Parlamento, anche grazie al nuovo ministro per i Rapporti col Parlamento, Anna Finocchiaro. La sua esperienza ha permesso al governo di recuperare il rapporto con tutti i gruppi parlamentari.

Una nomina felice, dunque. Eppure il governo è stato subito messo in imbarazzo dalla “gaffe” di un altro ministro, Giuliano Poletti, ( sui giovani andati all’estero per lavoro, ha detto che «questo Paese non soffrirà a non averli tra i piedi» ). Da ex sindacalista, come ha reagito?

La migliore risposta a Poletti è stata quella del presidente, Sergio Mattarella, il quale ha ricordato il valore dei nostri giovani e l’impegno necessario delle istituzioni per far ripartire il mercato del lavoro. Ho trovato quella del ministro una frase assurda e che mi ha stupito, perchè conosco Poletti e l’ho anche stimato per il suo lavoro da presidente della Lega della cooperative. Purtroppo, riascoltandola, non ha il sapore della gaffe ma sembra sia proprio ciò che Poletti pensa.

Da vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, come valuta il jobs act?

E’ una riforma che non mi piace, a partire dallo scempio dei voucher. Ho presentato diverse proposte di legge per modificarli e ora spero di poter lavorare anche insieme al governo per intervenire. La mia proposta, come quella di molti colleghi come il presidente della mia Commissione, Cesare Damiano ( Pd), va nella direzione di riportare indietro l’utilizzo dei voucher a come era disciplinato nella legge Biagi.

Ovvero?

Ovvero come modalità di retribuzione di lavoro occasionale e accessorio, abbassando quindi i compensi annuali al fine di ricostruire uno schema nel quale i voucher convivono con regole di lavoro a tempo indeterminato molto più ferree.

Proviamo ora a guardare al centrodestra, che è ancora un cantiere aperto e frammentato. C’è qualche punto fermo?

Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, che rimane ancora l’unico a poter essere il federatore di forze diverse. Detto questo, il centrodestra ha la necessità di trovare in modo rapido una mediazione sul programma con il quale ci presenteremo agli elettori nella prossima tornata elettorale. Oggi abbiamo molti partiti diversi in campo, con posizioni anche estreme rispetto a temi delicati, come l’immigrazione.

Il riferimento è chiaro alla Lega Nord di Matteo Salvini. Esiste ancora una prospettiva di coalizione?

Ad oggi bisogna registrare che Forza Italia e Lega Nord governano insieme in molte regioni e comuni. La direzione, dunque, è quella, ma lo scenario è molto mutevole, soprattutto a partire dai punti di convergenza sul programma.

Ma lei vede questi punti di convergenza con Salvini?

Obiettivamente, se la Lega Nord rimane su queste posizioni lepeniste, io non vedo margini per un percorso condiviso.

Proprio Matteo Salvini ha puntato ad espandersi anche al Centro e al Sud, a partire dalle comunali a Roma dove si è presentato alleato con Giorgia Meloni. Potrebbe rubare spazio?

Io credo che la deriva estremista di Salvini non faccia parte del Dna dei romani. Del resto si è visto proprio alle comunali: a fronte di una presenza quasi giornaliera di Salvini nelle piazze e nei quartieri popolari, la Lega da ricevuto una risposta molto tiepida da parte dell’elettorato.

Nessuna espansione a Sud, quindi?

La Lega di Umberto Bossi aveva una sua missione precisa, ovvero di tutelare gli interessi delle regioni del Nord. Quella di Salvini, invece, vorrebbe diventare un partito nazionale ma da Roma in giù non è stata premiata in termini elettorali.

A proposito di Roma, il nuovo anno è iniziato in un clima tutt’altro che festoso nella sua città.

La fotografia triste di Roma è, purtroppo, quello che è stato definito «l’albero più brutto del mondo» : l’albero di Natale in Piazza Venezia. Ogni giorno vedo la città più bella del mondo sempre più indebolita e disastrata e questo, soprattutto per noi romani, è un dolore enorme.

C’è chi la definisce una città ingovernabile...

Roma non è ingovernabile, ma sicuramente è una città complicata. Però chi si candida, questo lo deve sapere ed essere pronto ad affrontarlo. Mi sembra che Virginia Raggi, invece, abbia avuto una leggerezza eccessiva nel presentarsi agli elettori, a partire dalla mancanza di una squadra per governare. Noi cittadini siamo ancora in attesa di capire cosa Raggi metterà in campo, e dopo sei mesi di governo non può più chiedere altro tempo.

I suoi guai non sono solo amministrativi, ma anche giudiziari. Lei conosceva Salvatore Marra, che ha lavorato per la Regione Lazio durante la sua presidenza...

Guardi, io posso dire di non aver conosciuto Raffaele Marra per come lo leggo oggi sui giornali, sul piano giudiziario. Quando ero presidente della Regione Lazio, era una persona alla quale avevamo assegnato un compito specifico, che lui ha portato avanti in modo appropriato. Detto questo, sono rimasta molto colpita dalla vicenda che lo ha coinvolto e mi auguro che sia la sindaca Raggi che Marra possano dimostrare la loro estraneità rispetto alle accuse che vengono loro mosse.