Il 2017 sarà l’annus horribilis per tribunali e procure venete, falcidiate dalla scure del governo, che ha scelto di non intervenire sulla previsione del pensionamento a 70 anni per i togati. La decisione ha suscitato le ire dell’Anm, che è arrivata a minacciare lo sciopero, ma tant’è: la norma sull’età massima per il trattenimento in servizio si è abbattuta soprattutto sui distretti giudiziari del Veneto. I più colpiti sono gli uffici veneziani, dove sia la Corte d’Appello che la Procura rimangono senza vertici. Il 1 gennaio, infatti, sono stati costretti alla pensione il presidente della Corte d’Appello, Antonino Mazzei Rinaldi e il procuratore capo, Luigi Delpino: entrambi hanno, infatti, già superato i settant’anni e, per rimanere in servizio, avevano beneficiato della proroga approvata alla fine del 2015. Oltre al danno, però, a Venezia tocca anche la beffa: dal 1 gennaio, infatti, a reggere la procura lagunare è il procuratore aggiunto Carlo Nordio ma il togato rimarrà in servizio solo fino al prossimo 6 febbraio, data del suo settantesimo compleanno e in cui scatterà anche per lui l’obbligo di andare in pensione.

Le candidature per sostituire i vertici sono già arrivate sul tavolo del Csm - in pole position per la Procura sono il procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri e quello di Ferrara, Bruno Cherchi; per la presidenza della Corte d’Appello, invece, i nomi sono ben 17 - ma normalmente le nomine richiedono qualche mese prima di andare in porto e nel 2017 c’è da aspettarsi tempi leggermente più lunghi, visti i numerossissimi pensionamenti “coattivi”.

Non solo Venezia, anche per Rovigo, Verona e Belluno è scattato l’allarme. A Belluno rimane vacante il posto del procuratore capo Francesco Saverio Pavone, mentre il vertice della procura della Repubblica di Verona è ancora vuoto dal 4 agosto, data del pensionamento di Mario Giulio Schinaia. A Rovigo, invece, si è congedata la presidente del Tribunale, Adalgisa Fraccon, anche lei a riposo dal 31 dicembre. Una tribolazione, quella degli uffici giudiziari veneti, descritta con una similitudine di memoria ungarettiana dallo stesso quasipensionato Nordio: «Non era mai accaduto che uffici importanti fossero sospesi come le famose “foglie d’autunno” fino all’ultimo minuto».

Non solo il Veneto, però: il nuovo anno porta incertezze anche per la Campania. Il 14 febbraio anche il pg di Napoli, Giovanni Colangelo, dovrà lasciare la procura partenopea, e già si è aperta la lotta per la successione. La decisione, vista la delicatezza del ruolo, non arriverà prima della primavera, ma in cima alla lista degli aspiranti ci sono il capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giovanni Melillo, il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero e il procuratore aggiunto di Palermo, Bernardo Petralia.

Si libera, infine, anche lo scranno di vertice del Tribunale di Avellino, lasciato a inizio anno da Michele Rescigno. A sperare nella nomina ci sono il giudice di Napoli, Lucio di Nosse, il presidente del Tribunale di Nocera Inferiore, Catello Marano e il giudice tributario di Santa Maria Capua Vetere, Giovanna Napoletano. Un valzer di pensionamenti e nomine che terrà impegnato il Csm per molti mesi.