Dopo lo show al Quirinale dove ha plaudito alla frenata di Mattarella sul voto subito e ha stretto la mano al premier Gentiloni annunciando il suo appoggio a provvedimenti come quello su Mps, Silvio Berlusconi ieri mattina si è preso la sua rivincita al Senato. Con tanto di seguito in serata alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa. Un Berlusconi day. «Mi avevano cacciato, ma io sono ancora qui, non sono riusciti a liberarsi di me. Resto in campo per il bene del Paese», ha esordito il Cav di fronte ai suoi senatori e deputati riuniti a Palazzo Madama. Dal luogo dove fu espulso con la decadenza da senatore, il Cav ha tracciato il programma della sua ridiscesa in campo. Ha avvertito gli alleati lepenisti Salvini e Meloni: «Quelli che vogliono andare alle elezioni subito non capiscono, proprio non capiscono». Poi il Cav li ha spiazzati con un programma dove pensa soprattutto a correre da solo pur continuando a giocare anche sul tavolo della coalizione: legge elettorale proporzionale e opposizione «responsabile, non a prescindere». No ai «fanatismi», ha avvertito. Perché «Forza Italia deve parlare a quelli che sono schifati dalla politica, a quel 90 per cento che è rimasto a casa e che appartiene al nostro elettorato, non ai fanatici». Opposizione «responsabile» significa votare con il governo per il salvataggio di Mps ( come è avvenuto ieri) e votare in futuro i provvedimenti dell’esecutivo Gentiloni che FI giudicherà positivi. Ma, ha sottolineato Berlusconi: «Nien- te ritorni al Patto del Nazareno». L’ideale, come ha poi detto da Vespa, è «un sistema tedesco e una Grosse Koalition». Poi l’omaggio a Draghi: «Sarebbe un premier eccellente». Duri i giudizi su Renzi: «Mi era piaciuto il suo attivismo giovanile, poi si è dimostrato un arrogante, ha la cultura del dc di sinistra. Per governare servono saggezza e esperienza». Buoni invece i giudizi su Gentiloni: «E’ perbene e leale e può funzionare di più nell’approccio con i capi di Stato e di governo». Proteste di Salvini e Meloni. Il leader leghista lo ha accusato di «inciuci», e di «nervosismo per il Milan e la scalata Mediaset». Il Cav lo ha gelato: «Non posso immaginare Mediaset non in mano alla mia famiglia. Resistiamo. A Salvini sono rimaste le radici del giovane comunista degli esordi».

La presidente di Fd’I lo ha accusato di «posizioni altalenanti». Ma quello che non va giù a Salvini e Meloni è lo stop a elezioni anticipate. Il capo del Carroccio: «Sono basito». Ma Berlusconi boccia duramente il Mattarellum che la Lega aveva subito cavalcato, tentando invano un’intesa lampo con Renzi. Berlusconi ha tirato dritto come un treno nelle 2 ore e mezzo di arringa quasi tutta di un fiato con i suoi parlamentari. Beve solo due bicchieri d’acqua, non si allontana neppure un istante, cosa che invecealtri sono costretti a fare se non altro per andare alla toilette. Qualcuno scherza affettuosamente: «Si vede che Silvio un cuore nuovo! Ci ha sfiancati». Parla lui e soltanto lui, è un fiume in piena. La voce rallenta solo, quando dopo aver denunciato «le condizioni tragiche delle nostre carceri» ( nelle quali «c’è sofferenza, violenza inimmaginabile e il 50 per cento in più di popolazione» ) il pensiero di Berlusconi va al suo amico Marcello Dell’Utri, recluso a Rebibbia. Il Cav denuncia davanti a suoi azzurri: «Marcello è un prigioniero politico! Ogni sera quando vado a letto penso a lui e ogni mattina quando mi sveglio penso a lui». Dell’Utri aveva mandato i suoi «affettuosi» auguri di Natale a «Silvio» tramite il deputato Elio Massimo Palmizio, coordinatore in Emilia, e ultimo fondatore di Forza Italia rimasto in parlamento. Faceva parte Palmizio del gruppo del “magnifici 27” di Publitalia, coordinati da Dell’Utri, che fecero FI. Poi, in serata da Vespa Berlusconi ha ricordato: «Per Dell’Utri e neppure per me mi sono mai permesso di chiedere la grazia».

Rapida e durissima bocciatura del Mattarellum perché «era fatto per il sistema bipolare e invece oggi siamo in un’Italia tripolare, per cui l’unico sistema valido è il proporzionale». Berlusconi parla anche di coalizione. Tutto dipende dalla legge elettorale che si farà e «con una condivisione che superi l’attuale maggioranza di governo». Usa le stesse parole di Mattarella, che definisce «un vero garante», anche se le condoglianze per Castro non gli sono piaciute. Ma pure nel caso vi fosse una coalizione il Cav lascia chiaramente capire che lui di primarie non vuol sentire proprio parlare. Mette paletti ferrei: «Devono essere stabilite con una legge che preveda si facciano solo quando è stabilita l’indicazione da parte della coalizione del candidato premier. Primarie soltanto per gli iscritti. Sennò è una farsa». Se con il Mattarellum ( «un sistema con cui una minoranza del 15 per cento di elettori di fatto sceglierebbe chi va al potere» ) avrebbe dovuto fare l’alleanza preventiva con gli alleati, con il proporzionale si può liberare dalla camicia di forza. Salvini dice che anche senza Berlusconi lui andrà al governo nel 2017, pur escludendo l’alleanza con i Cinque Stelle. Berlusconi, che aveva parlato dell’emergenza di un milione di poveri, però spiazza ancora una volta il leader leghista quando a sorpresa dice: «Come i Cinque Stelle anche noi siamo per il reddito di cittadinanza». Anche se li ritiene «giustizialisti e pauperisti: vogliono portare al 50 per cento la tassa sull’eredità». Apre il Cav all’assemblea costituente. Un’idea che aveva già lanciato Stefano Parisi che plaude: «Quella di Berlusconi è vera politica». E Fabrizio Cicchitto ( Ncd) sul proporzionale: «Ottimo».