Circa l’ 85- 90% dei giudici di pace ha aderito allo sciopero, che andrà avanti fino al prossimo 22 dicembre: questo almeno sostengono le organizzazioni della categoria. «In alcuni uffici sono state registrate punte di adesione fino al 100%», ha diuchiarato l’Unione nazionale che riunisce i magistrati onorari. Gli organizzatori hanno manifestato il loro disappunto nei confronti del governo, «che malgrado le reiterate proteste continua a disinteressarsi del problema, nonostante la giustizia di pace tratti e definisca non meno del 40% del contenzioso in Italia». Gli scioperi si intensificheranno nelle prossime settimane, aumentando il disagio dell’utenza e «provocando la paralisi della giustizia della gente comune». La protesta riguarda il trattamento economico- previdenziale, ha spiegato in una conferenza stampa a Roma il segretario generale dell’Unione nazionale dei giudici di pace, Alberto Rossi: «Chiediamo un compenso dignitoso che garantisca l’indipendenza del giudice, ma anche una tutela previdenziale che al momento non abbiamo, così come l’assistenza in caso di malattia, maternità o infortuni, il diritto alle ferie e la continuità di servizio». Al governo italiano è stato chiesto «di sanare le violazioni della Carta Sociale Europea, in cui sono contenuti i diritti fondamentali dei lavoratori. Sotto il profilo funzionale - ha osservato Rossi - siamo inquadrati a pieno titolo come magistrati, ma non ci viene riconosciuto alcun diritto. Il ministro Orlando aveva assunto un impegno sul tema, ma poi non siamo stati convocati e la situazione non è cambiata. La legge delega 57 del 2016 è fumosa e le notizie trapelate sui contenuti del decreto legislativo che il guardasigilli sta predisponendo non ci soddisfano. Ad ogni modo la Commissione europea sta per avviare una procedura di infrazione contro l’Italia. Il Paese dovrà pagare miliardi di euro per coprire gli ingenti risarcimenti e le pesanti sanzioni che ne deriveranno». Intanto, già 300 giudici di pace si sono rivolti al Tar del Lazio per chiedere la stabilizzazione. E la protesta è destinata a prolungarsi ancora.