IL QUIRINALE CONTRO I SALTI NEL BUIO E IL PREMIER APRE A UN GOVERNO ISTITUZIONALE

«La mucca in corridoio? Ma la mucca ormai è diventata un toro!» . Pier Luigi Bersani, prima di entrare in aula a Montecitorio, scherza con Il Dubbio sulla sua celebre metafora dove la mucca- toro rappresenta il Paese vero, la reale volontà popolare, quella espressasi per il No, ma che l’ex segretario del Pd chiede ora di andare a sondare, a capire, un po’ come una volta avrebbe fatto il vecchio Pci dopo una batosta elettorale come quella presa da Renzi al referendum. Bersani scherza, ma in realtà mette sull’avviso il premier “ congelato” e segretario, alla vigilia della direzione di oggi, dove si prevede, a meno di ripen- samenti dell’ultim’ora, che Renzi chieda il voto sulla sua richiesta di elezioni anticipate. Insomma, attento al toro: caro Matteo, « non si vince sulle macerie del Paese ». Chiosa un deputato vicino a Bersani: « Con la corrida delle elezioni anticipate già a febbraio Renzi porta il Paese a sbattere contro un muro » . Ma soprattutto ora Renzi, più, che con la direzione di oggi, dove sulla carta conta una maggioranza di circa il 55 per cento dei voti, dovrà fare i conti con i gruppi parlamentari dove la parte del leone la fanno Bersani e il potente ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, il capo di area Dem, che ha dalla sua il capogruppo a Montecitorio Ettore Rosato e ha buoni rapporti anche con il presidente dei senatori Luigi Zanda. Ma “ Dario”, che vede le elezioni anticipate come fumo negli occhi, perché, secondo parlamentari a lui vicini, sarebbe da « irresponsabili agire come se lui fosse Trump senza però essere Trump » , è soprattutto il big del Pd che vanta i migliori rapporti con il capo dello Stato Sergio Mattarella, suo sodale dai tempi della Dc. Dal Quirinale starebbe venendo un bel pressing contro l’avventura del voto. E nelle ultime ore che precedono la direzione di oggi Franceshini sta facendo da pontiere con il Quirinale per evitare che la situazione precipiti verso un voto che rischia, secondo molti, di far vincere Grillo.

Fuoco di sbarramento preventivo dunque sin dalla mattinata di ieri contro ipotesi e per tutta la giornata fino a notte quando si sono riunite le varie correnti del Pd, una a una, come non accadeva più dai tempi della carica dei 101 contro Prodi al Quirinale. Il presidente Pd della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, che insieme al governatore puglese Emiliano darà battaglia chiedendo il congresso anticipato, ha addirittura già chiesto « le dimissioni di Renzi da segretario » . E Gianni Cuperlo, il leader di sinistra dell’ala più dialogante della minoranza interna, chiede a Renzi di non andare al voto perché « il Paese ha ancora bisogno di tempo » . Sembra che anche l’area dei “ Giovani Turchi” abbia dei mal di pancia rispetto all’ipotesi del voto il primo possibile, anche se il leader Matteo Orfini, che è presidente del Pd, sarebbe schierato con Renzi. Mentre l’altro fondamentale “ giovane turco”, il ministro della Giustizia Andrea Orlando avrebbe una posizione più cauta. Intanto, in Transatlantico incominciano a girare voci di una possibile raccolta di firme da parte di bersaniani, cuperliani e franceschiniani, ma anche di altre “ tribù” del Pd di una raccolta di firme per una eventuale lettera da presentare al Capo dello Stato per chiedere lo stop a elezioni anticipate. Davide Faraone, sottosegretario all’ Istruzione le invoca. E comunque anche il franceschiniano capogruppo Rosato di fronte alla sfida subito rilanciata da Grillo risponde al volo via twitter: « Noi siamo pronti, non abbiamo paura » . Ma a un certo punto dal Nazareno sembra come essere arrivata una frenata via agenzia di stampa: « Infondati gli scenari degli organi di informazione » . Tutti scenari in cui il premier “ congelato” viene descritto proteso a chiedere oggi il voto sullo scioglimento delle Camere. C’è chi dice che in realtà Renzi, seppur pressato dai suoi fedelissimi del cosiddetto “ Giglio magico” Luca Lotti e Maria Elena Boschi, non avrebbe ancora del tutto deciso. E quindi non sono da escludere, soprattutto dopo che il Colle starebbe frenando, per quella che da quelle parti viene chiamata una transizione più normale, altri scenari per la direzione di oggi. Ma se elezioni anticipate a febbraio saranno, con quale legge elettorale si andrebbe a votare? Tutto può dipendere dal fatto se il parere della Corte costituzionale sarà applicativo o indicativo. Se fosse indicativo, la legge dovrà essere rifatta subito in parlamento. E qui diventa centrale Silvio Berlusconi. Non solo: nel Pd, area renziana, ora qualcuno dice di « temere qualche scherzetto di un potente giudice della Corte come Giuliano Amato » . Certamente non felice del fatto che Renzi a lui preferì Mattarella. Ma soprattutto molti già colgono nel fatto che proprio ieri, mentre spirava aria di voto anticipato, la Corte costituzionale abbia annunciato che il 24 darà il suo parere un segnale chiaro di Mattarella: stop a elezioni anticipate. Nel toto nomi che avanza per Palazzo Chigi, lo stesso Renzi se costretto dal Quirinale, i ministri Paolo Gentiloni o il fedelissimo Graziano Delrio, ma anche Pier Carlo Padoan è nella rosa. In serata è inziata ad avanzare l’ipotesi di un governo isituzionale presieduto da Piero Grasso, al quale Renzi avrebbe aperto nel caso in cui lui non riuscisse a votare a febbraio.