La verità è che impazzita la bussola della politica italiana. Non si riesce più a capire dov'è la sinistra, dov'è la destra, dov'è il centro. I grandi valori - la libertà e l'uguaglianza - sono introvabili o son spariti o son nascosti. L'unico luogo dove sopravvivono i principi, forse, è la Chiesa di Francesco.L'altro giorno c'è stato lo "sciopero sociale", cioè la massima espressione della lotta guidata dalla sinistra radicale. Su che cosa? Sulla riforma del Senato e del Cnel. E' quello il "focus" dei settori rivoluzionari della sinistra italiana.Ieri la risposta più ferma al linciaggio di un gruppo di venti donne e bambini, colpevoli di essere stranieri, è venuta da Angelino Alfano, frutto tra i più puri del berlusconismo politico (il fatto che oggi stia con Renzi è del tutto secondario).Con Alfano si è schierato (anche in un'intervista al nostro giornale) Vittorio Sgarbi, liberale "assoluto" - sempre dalla parte del centrodestra - il quale ha fatto notare che la nostra Costituzione prevede l'accoglienza per i migranti, e non distingue tra profughi e clandestini. E' stato lui, Sgarbi, ad ergersi - con tutta la furia che è propria del suo carattere e della sua tecnica di comunicazione - a diga contro la xenofobia leghista. Tutto il fronte legalitario - da Grillo, a Zagrebelsky, alla folta schiera di costituzionalisti per il No - è rimasto silenzioso. Sul "Fatto online" (e "Il Fatto" oggi è considerato il giornale più combattivo della sinistra: ha preso il posto dell'Unità e del manifesto) la notizia è fornita in modo asettico: i commenti, invece - migliaia di commenti - sono tutti, apparentemente, vetero-fascisti. E però sai benissimo che li hanno scritti lettori ed elettori che si considerano di sinistra, e infatti scrivono Amerika col K, e difendono il "popolo" di Goro e Gorino, in quanto Popolo, come quello di bandiera rossa. C'è un tale che addirittura si firma "Gramsci" ed esalta le barricate emiliane contro le donne e i bimbi dell Nigeria. Povero Gramsci...Cosa sta succedendo?Qualcosa di molto complesso. Non è tanto la fine dei vecchi partiti, è la fine dei vecchi valori e la loro sostituzione con nuove bandiere, le quali però, non hanno dietro un pensiero, una storia, o dei concetti, ma solo la difesa di se stessi e delle piccole patrie.Questo, in qualche modo, succede ovunque in Europa. Da noi però in modo esagerato. E molto più confuso, perché - a differenza di quel che succede in Francia o in Germania - il populismo ha travolto il confine tra sinistra e destra. In Francia il populismo è Le Pen. In Germania i partiti della destra radicale. Da noi c'è la Lega, ma anche i 5 Stelle e persino pezzi di estrema sinistra e frange del Pd. Negli Stati Uniti - che una volta erano la patria del populismo - è tutto diverso. Lì il populismo si è aggruppato tutto attorno a una idea assolutamente reazionaria, quella di Trump, mentre Hillary Clinton è riuscita ad unire attorno a se il pensiero democratico, liberal e anche conservatore. Sfondando al centro, persino nell'elettorato repubblicano più moderno.Da noi invece è successo il contrario: il populismo ha sfondato a sinistra. Correndo sulle gambe del legalitarismo. E cioè formandosi su una idea di "punizione" e di "giustizia", che esalta l'onestà come unico valore, il sospetto come forma di impegno, la "pena" come essenza della democraiza, la difesa della piccola patria (che di volta in volta sono i giusti, o gli amici, o gli italiani) come nuovo nazionalismo.E' un vero guazzabuglio. Dal quale sarà impossibile uscire se non si ricomincia a lavorare sulle idee. Ricostruendo, attorno alle idee - e non alla rabbia popolare - gli schieramenti e i conflitti politici. La grande discriminante, oggi, è tra chi pensa che la modernità si costruisce attorno ai diritti, e chi pensa che si costruisce attorno alla punizione e al rigore di Stato. E' molto difficile, in queste condizioni, dire dov'è la destra e dov'è la sinistra, non è difficile però stabilire dov'è il punto di divisione tra i due schieramenti.Il problema adesso riguarda le classi dirigenti, soprattutto quei pezzi di establishment che hanno davvero in mano l'economia e il potere. Preferiscono una società militarizzata, che respinge i migranti, che si libera del cristianesimo-sociale e di quel che è rimasto del pensiero illuminista, e sacrifica sull'altare del legalitarismo e della xenofobia ogni convinzione liberale, in cambio della possibilità di salvare il potere del mercato? Oppure sono disposti e rinunciare a pezzi di potere, e a riformare la dittatura del mercato, in cambio di una modernità che faccia della solidarietà, della negoziazione, e dell'estensione dei diritti, il meccanismo di funzionamento della società? L'America di Clinton ha scelto questa seconda strada, e probabilmente tra qualche giorno vincerà le elezioni. Qui da noi invece sembra prevalere l'altra soluzione.