L'accusa, generalmente formulata, nei confronti del Movimento 5 Stelle, è quella di essere un movimento populista, la cui forza viene soprattutto da un uso demagogico della sottolineatura delle insufficienze nella gestione della cosa pubblica che ha sinora caratterizzato, specie negli ultimi tempi, il nostro Paese. È una lettura della realtà politica del tutto inadeguata e che finisce con non cogliere alcuni tratti essenziali del Movimento che richiedono, viceversa, una più profonda attenzione.Una delle iniziative, su cui il Movimento sta impegnando maggiormente le proprie energie, è la creazione della cosiddetta piattaforma Rousseau. Il riferimento al grande pensatore francese evoca immediatamente quale sia il concetto di fondo a cui si ispira l'iniziativa e che costituisce, a ben vedere, il dato costitutivo dell'intero Movimento.Nel pensiero di Rousseau l'autorità politica risiede essenzialmente nel popolo. Essa è inalienabile, e il popolo non può affidarne l'esercizio a nessuno, né a un monarca, né a dei rappresentanti. Soltanto la volontà generale può dirigere le forze dello stato in modo conforme al fine della sua istituzione, che è il bene comune. Il potere legislativo appartiene al popolo, e non può appartenere che ad esso. Poiché la legge non è che la dichiarazione della volontà generale, è chiaro che, nel potere legislativo, il popolo non può essere rappresentato. La democrazia, dunque, per essere tale, deve essere diretta.A questa concezione si è ribattuto, durante tutto l'800, che la sovranità popolare è solo un ideale che non potrà mai corrispondere ad una realtà di fatto. In ogni regime politico, quale che sia la formula che lo descrive, comunque vi è una minoranza di persone che detiene il potere effettivo. Vi è, cioè, sempre una élite la quale governa e che, nei regimi democratici, affronta una competizione per la conquista del voto popolare. In qualsiasi regime politico, dunque, vi è sempre una leadership che governa. Questa nei regimi democratici viene ad essere scelta attraverso una libera competizione elettorale. La democrazia, dunque, non sta nel fatto che vi sia una diretta formazione delle leggi da parte del popolo, ma sta nel fatto che le leadership non sono scelte attraverso la trasmissione ereditaria o la cooptazione (si vedano al riguardo gli studi di Gaetano Mosca).Il Movimento 5 Stelle è intervenuto nella questione proponendo internet come strumento di democrazia diretta. Il ruolo, solo apparentemente defilato ma in realtà centrale, di Gianroberto Casaleggio, è stato quello di guardare ad internet come strumento di democrazia diretta. In effetti, internet, con la sua inarrestabile capacità di disintermediare tutti i rapporti, sembra essere uno strumento perfettamente idoneo a realizzare l'ideale di Rousseau: una democrazia caratterizzata dalla partecipazione diretta alle decisioni di tutti i cittadini.Se, però, si passa dalla utopia alla prassi la delusione è enorme. La prima osservazione da fare è che internet ha solo apparentemente disintermediato e reso i rapporti più orizzontali. Nella realtà ha dato vita a potentati economici enormi, capaci di influire in modo dittatoriale sulla vita di tutti, che non hanno precedenti nella storia dell'umanità: si pensi ad Amazon, a Facebook, a Google, etc. La seconda osservazione è che i famosi algoritmi, che governano internet e che domani dovrebbero governare la piattaforma Rousseau, sono solo apparentemente neutri: in realtà dànno un valore, secondo criteri che possono essere diversi, alla realtà che organizzano. Basta ricordare, al riguardo, la variabilità dei risultati che possono offrire i motori di ricerca. L'ultima osservazione, non meno rilevante, è che internet ha mostrato una particolare attitudine a far emergere anche la parte peggiore degli individui ed a dare corpo alle aspirazioni più irrazionali ed elementari. Il che costituisce un ambiente di elezione per la demagogia. Ed è innegabile che un atteggiamento fortemente giustizialista sia una componente costitutiva del Movimento.Se, poi, si guarda alla realtà dei 5 Stelle, si deve rilevare che le figure del garante, del direttorio, e lo stesso ruolo del figlio di Casaleggio, finiscono con l'essere una smentita clamorosa della filosofia della democrazia diretta. Ci si trova in presenza di una vera e propria élite, cui è, di fatto, delegato il compito di governare. E', questa, una osservazione che riguarda il "sistema" e non la qualità delle singole persone. La differenza rispetto agli altri sta, forse, nella circostanza che la "classe" politica del Movimento è stata selezionata attraverso internet e non attraverso i gazebo e le primarie, che sono lo strumento attraverso cui i partiti tradizionali hanno cercato di uscire dai circoli ristretti. Troppo poco per dire che si tratta di una nuova forma di democrazia. A parte il rilievo che quella classe politica appena formata si è già, di fatto, istituzionalizzata. Tutto questo non toglie, tuttavia, che si tratta di un esperimento animato da nobili intenzioni e che per la originalità delle vie che tenta di percorrere va guardato con attenzione e senza preconcetti. Ma anche con spirito serenamente critico.