Come ogni anno, in vista della legge di Bilancio, si sta scatenando la guerra della risorse. Questa volta la contesa sarà particolarmente cruenta per tre motivi: gli annunci fatti, le previsioni di crescita e le linee guida.Il primo è che la quantità di annunci e di promesse fatti contemporaneamente dal governo sui temi della crescita, della diminuzione della pressione fiscale, delle pensioni e del lavoro, ha creato molte aspettative in svariati settori della società, e tutti affilano le armi. Il secondo, è che le previsioni di crescita per il 2016, secondo gli ultimi dati dell'Istat, sono al di sotto delle aspettative: rispetto all'1,2% atteso di aumento del Pil, non solo l'obiettivo non verrà raggiunto, ma si parla addirittura di un +0,6% su base annua. La mancata crescita sottrae 5-6 miliardi di risorse, e questo complicherà la scrittura della legge di Bilancio. Il terzo motivo è che le linee-guida che verranno individuate dal governo influenzeranno, in positivo e negativo, l'orientamento di milioni di cittadini a proposito del voto sul referendum. Molti ministri hanno espresso le loro opinioni nel corso dell'estate, tirando ciascuno l'acqua al proprio mulino. Il caso più eclatante è stato quello del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che, in una intervista a Repubblica, ha rivendicato le risorse della legge di Bilancio a esclusivo vantaggio della crescita, con una specifica finalizzazione verso investimenti e produttività aggiungendo che, per quanto riguarda i problemi sociali, potevano essere rimandati a un eventuale secondo tempo. Puntare sulla crescita è giusto e lecito, cancellare la questione sociale rispolverando la "politica dei due tempi" di antica memoria (nella quale il secondo tempo non arriva mai), è semplicemente sbagliato, miope e inaccettabile. Per fortuna è intervenuto lo stesso Renzi, prima del summit di Ventotene, per ribadire che bisogna "dare soldi ai pensionati". Una sterzata a "sinistra", alla quale si è aggiunto Poletti nel ribadire che flessibilità previdenziale, soprattutto per chi è più in difficoltà, aumento delle pensioni più basse e cumulo gratuito dei contributi, sono obiettivi da realizzare. Come si vede c'è bisogno di una regia di governo da parte di Renzi, tanto più necessaria dopo il terremoto disastroso e doloroso che ha colpito il Centro Italia e che richiederà interventi di carattere straordinario: il tema del dissesto idrogeologico e della fragilità del territorio nazionale richiederebbe un intervento di opere pubbliche keynesiano e lungimirante che potrebbe, contemporaneamente, prevenire molti disastri luttuosi e dare impulso alla crescita e all'occupazione. È apprezzabile che il premier, per affrontare questa emergenza, abbia parlato di un progetto di lungo periodo, Casa Italia, e di concertazione (sì, avete letto bene, concertazione) con tutti i soggetti istituzionali e sociali. Nei prossimi mesi, dunque, si giocherà una partita complessa che, per la legge di Bilancio, non può però ignorare alcuni punti di partenza come l'avvenuta apertura del tavolo di confronto tra governo e sindacato sui temi del lavoro e della previdenza che dovrà concludersi entro la metà del mese di settembre. Alcuni passi avanti sono stati compiuti nella "trattativa" che consentono di delineare il possibile perimetro di una intesa. Sul lavoro si pone la questione di una stabilizzazione degli incentivi per il contratto a tutele crescenti che dovranno, quindi, valere anche per le assunzioni dei prossimi anni. I dati dell'Inps sulla qualità dell'occupazione sono allarmanti: il saldo (assunzioni meno licenziamenti) dei contratti a tempo indeterminato nei primi sei mesi del 2016, comprese le trasformazioni da contratto a termine e apprendistato, è stato di + 74.502 occupati, con una diminuzione dell'84% rispetto al + 468.186 dello stesso periodo dell'anno precedente. Ci aspettiamo che nel Decreto di revisione del Jobs Act il governo ponga un freno all'uso dei voucher, cresciuto ancora del 40% nei primi mesi del 2016, a partire dal mantenimento del tetto dei 2.000 euro per quanto riguarda l'agricoltura. Infine, per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, va previsto un loro prolungamento per far fronte alle situazioni che si stanno determinando nelle molte aree di crisi e nel lavoro stagionale, per il quale abbiamo richiesto il miglioramento della normativa che ha tagliato bruscamente il periodo di disoccupazione. Il rischio, altrimenti, è che cresca considerevolmente il numero dei senza lavoro. Per quanto riguarda la previdenza il calcolo che abbiamo fatto è che siano necessarie risorse "fresche" per almeno 2 miliardi di euro per attuare alcuni interventi fondamentali di correzione della "riforma" di Monti. Il primo riguarda la flessibilità: il governo pare orientato a fissare la nuova età di accesso alla pensione a 63 anni, rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi. Potrebbe essere un buon compromesso se consentirà di andare in pensione anticipata, senza penalizzazioni, a partire dalle categorie più disagiate: disoccupati di lungo periodo, precoci, addetti ai lavori usuranti e invalidi. Accanto a questo va previsto il blocco dell'aspettativa di vita per chi svolge lavori usuranti e la cancellazione delle penalizzazioni per coloro che andranno in pensione prima dei 62 anni (sono state temporaneamente bloccate, ma ripartiranno dal 2018). Un altro intervento di correzione di un errore compiuto al tempo del governo Berlusconi, è consentire nuovamente la ricongiunzione gratuita dei contributi. A questi interventi di base si possono aggiungere, a costo zero perché le risorse sono già stanziate, l'ottava salvaguardia degli esodati che potrebbe coinvolgere circa 30.000 lavoratori, il prolungamento della sperimentazione di "Opzione Donna" (dopo che si saranno certificati a settembre i risparmi rispetto ai 2,5 miliardi di euro che siamo stati obbligati dall'Inps e dalla Ragioneria a stanziare nella passata legge di Stabilità) e il riutilizzo delle risorse (parecchie centinaia di milioni) ancora giacenti nel Fondo per i lavori usuranti. Questo per i pensionandi. Per i pensionati, il confronto con il sindacato ha focalizzato il tema della equiparazione della no Tax area con quella dei lavoratori dipendenti e l'incremento della quattordicesima per i pensionati più poveri, istituita al tempo del governo Prodi. Si tratta di un pacchetto di misure che attendono da anni una risposta: se realizzate, daranno all'azione di governo quel carattere di equità richiesto dal Paese e che per il momento è apparso insufficiente e sfocato. Il nostro appoggio a Renzi per la battaglia che sta conducendo in Europa per la flessibilità dei conti è totale: all'ottuso rigore dei conti vogliamo contrapporre una indispensabile scelta a favore della crescita.