Finora è rimasta un’ipotesi solo sussurrata: quasi che, come accade nei riti sciamanici, la sola evocazione potesse conferire consistenza ad una eventualità ritenuta terrorizzante. Poi però, la road map che a quell’incubo dà sostanza l’ha stilata Nigel Farage - capo dell’Ukip, primo partito inglese alle Europee con il 27 per cento - sul Corriere della Sera. Le cose sono messe in fila: anche temporalmente. I sondaggi danno il “Leave” in vantaggio, la Brexit è ad un passo. Come pure la vittoria dei Cinquestelle a Roma: sarebbe la prima capitale continentale a cadere in mano agli anti-europeisti dichiarati. Poiché i fatti hanno la testa dura, Matteo Renzi non ha potuto rigettare il percorso del duo Farage-Grillo («Se vince il No l’Italia diventa ingovernabile ed in Europa non ci fila più nessuno»), ma l’ha rigirato, more solito, al suo verso: l’eventuale Brexit sarà «un disastro per gli inglesi ma, nel medio e lungo periodo per l’Ue e l’Italia non produrrà un dramma».Chissà. Intanto però è difficile contestare che l’addio di Londra ed il trionfo grillino all’ombra del Colosseo rappresenterebbero un uno-due capace di provocare una crepa micidiale (e forse irrecuperabile) nell’edificio Ue. Inoltre - ed è questo l’incubo da esorcizzare con maggior forza - porrebbe sul tavolo referendario un’ipoteca che tanti avrebbero preferito allontanare, che è così riassumibile: e se invece del sì o no alla riforma costituzionale, la vera posta in palio fosse l’Italexit?Se le cose andassero in un certo modo, infatti, con la vittoria degli anti-europeisti in Gran Bretagna pronta a trovare un’immediata testa di ponte in Europa con il successo grillino a Roma, diventerebbe facile immaginare che i Cinquestelle, del tutto legittimamente, sfrutterebbero alla grande la doppietta anglo-italiana per irrobustire le loro critiche a Bruxelles.In queste condizioni, il vento populista soffierebbe con forza anche nelle vele del No, visto che Lega e Fdi sono dalla stessa parte della trincea. Ci sta anche Berlusconi, è vero. Sarebbe l’unico, parziale, ostacolo ad una slavina populistico-demagogica che altrimenti non avrebbe argini e, rispetto ai tanti anatemi, confermerebbe ancora una volta il fiuto politico dell’ex Cav.Ma lasciamo stare, per ora. Il nodo è capire, a dispetto dei tanti e reiterati richiami al merito della riforma che è oggetto del referendum, quale spazio occuperà e soprattutto quanto nella testa degli italiani peserà al momento del voto la tentazione non solo di dare una spallata al premier - pricipale tesi avanzata dalla Santa Alleanza come la definisce Renzi, cioè l’unione di tutte le forze politiche di opposizione - quanto di riversare l’onda sismica anche al di là delle Alpi, cannoneggiando alle basi l’edificio europeo. Il richiamo anti-tedesco rivolto contro la Cancelliera Merkel fa da collante delle varie ed eterogenee forze in campo: basti pensare che Forza Italia siede accando alla Cdu nel Partito popolare europeo. Ma la spinta a testuggine anti-Ue produce simili paradossi. Per cui l’unica cosa che conta è la risposta al quesito: si tratta di una spinta destinata a prevalere nelle urne?Quanto sia alto il rischio, l’hanno detto chiaramente Giorgio Napolitano e altri esponenti politici (su questo giornale Claudio Petruccioli), che ben comprendono la portata di un possibile risultato negativo. Nell’attesa, non si possono che registrare le prove tecniche di convergenza del fronte no-Renzi e no-Ue. Il ballottaggio, infatti, può diventare il terreno elettivo di un’intesa che non sarà mai di tipo ufficiale senza per questo risultare meno solida. Al riparo delle urne per i sindaci, la Santa Alleanza può infatti trovare il brodo di coltura ideale e funzionare come prova generale in vista della consultazione popolare referendaria. Se poi dovessero servire gesti alla luce del sole, anche di valore simbolico, puntuale arriva l’annuncio che una delegazione dei Cinquestelle, guidata dalla capogruppo alla Camera, Laura Castelli, parteciperà ai funerali di Gianluca Buonanno, europarlamentare e sindaco di Borgosesia, morto gioni fa in un incidente stradale.L’irruzione dell’Italexit sul referendum non è semplice da fronteggiare. A parte le dovute rassicurazioni, Renzi sa di doversi cimentare su un terreno infido: schiacciarsi sull’Europa a trazione tedesca è un autogol e non a caso il capo del governo nelle scorse settimane non ha lesinato critiche, in particolare sul terreno dell’immigrazione, alla politiche europeiste e alla stessa Merkel. Però bisogna stare attenti anche a non far oscillare troppo il piatto della bilancia sul versante opposto. Romano Prodi avverte: la Brexit «renderebbe ancora più forte il primato tedesco».Una cosa però è certa. L’esclusione dal ballottaggio a Napoli ha “deluso” Renzi. Una possibile sconfitta a Roma, lo indebolirebbe fortemente e rafforzerebbe i suoi avversari. Se poi ai grani dolorosi del rosario dovessero aggiungersi le sconfitte a Milano e addirittura a Torino, per il premier il futuro immediato (di quello a lunga gittata meglio non parlare) si tingerebbe di colore scuro. L’agitarsi del sismografo è stato avvertito anche al Colle. E forse non è un caso se da Bucarest dove è in visita, Sergio Mattarella abbia ammonito: «L’Europa è di fronte a un bivio. Si può fuggire dalla realtà ma sarebbe un atteggiamento antistorico, perchè nessuna persona di buon senso può immaginare di tornare indietro».