Il paradosso è che a sollevare il polverone sono i leghisti, quelli che vorrebbero una legge ancora più hard: il ddl sulla legittima difesa torna in commissione Giustizia, col destino di concedere maggiore “libertà di sparare”, e i deputati di Matteo Salvini non esultano. Invece di votare per l’ulteriore approfondimento sul testo, si schierano contro la decisione e sotto le giacche d’ordinanza svelano t-shirt con su scritto “La difesa è sempre legittima”. La decisione passa con uno scarto enorme, 160 voti di differenza, ma per la bagarre in aula si trova sempre un motivo.Il rituale messo in scena a Montecitorio non può sorprendere, a poco più di un mese dalle elezioni amministrative. Sui temi della giustizia e in particolare della sicurezza nelle città si gioca la gran parte della campagna elettorale. Il nonsense parlamentare risponde dunque a questa logica. Ma l’altra logica della partita in corso alla Camera è che le modifiche al provvedimento sono invocate dai moderati della maggioranza, cioè da Area popolare, gruppo predominato dagli alfaniani. È l’alleato di centrodestra a trascinare il Pd verso soluzioni più estreme, con l’obiettivo di non lasciare troppo campo alla Lega. Due giorni fa uno degli esponenti di primissima linea dell’Ncd, il ministro della Famiglia Enrico Costa, è intervenuto a un sit in organizzato dall’Idv per raccogliere firme in calce a una proposta d’iniziativa popolare ancora più spinta di quella all’esame della Camera. Difficile che il testo parlamentare ne recepisca certi profili, come la concellazione tout court del reato di eccesso colposo di legittima difesa. Però gli alfaniani puntano a una via di mezzo tra l’originaria idea della Lega e l’attenuazione poi imposta dal Pd: il punto di “equilibrio” sarebbe nell’individuazione della presenza di minori all’interno dell’abitazione, o del negozio, come “circostanza che esclude la colpa” per chi si difende dall'intrusore con un colpo d’arma. Alla Lega non sta bene: era affezionata al testo originario che aveva presentato, e da cui in effetti era partito l’esame in commissione. In quel primo step parlamentare si prevedeva un intervento sull’articolo 52 del codice penale. Si escludeva cioè la possibilità di contestare l’omicidio colposo a chiunque compia un atto “per respingere l’ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di persona travisata o di più persone riunite, in un’abitazione privata» o in un negozio. All’inizio sembrava fossero tutti d’accordo a seguire il solco tracciato dallo spadone di Alberto da Giussano. Poi dalle parti del Pd si sono resi conto che Salvini non può essere assecondato del tutto e si è deciso di sostituire la proposta della Lega con una più soft, che interviene sull’articolo 59. La modifica è nel senso di escludere la colpa di colui che spara all’aggressore, nel caso in cui si verifichino contemporaneamente due condizioni: se l’errore nel valutare la situazione di pericolo è conseguenza di “un grave turbamento psichico”, e se tale turbamento “è stato causato dalla persona contro cui è diretto il fatto”, cioè il proiettile.Nei processi sarebbe più difficile scongiurare la condanna per omicidio, con la versione proposta dal Pd. Il capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato dice che «non c’è nessun problema a svolgere un’ulteriore riflessione», e quindi a seguire la rimodulazione voluta da Ncd per accorciare le distanze rispetto al testo leghista. Salvini ovviamente può fare agio su un linguaggio che scavalca sempre a destra qualunque avversario: «Chi si schiera contro la nostra idea, e cioè che la difesa è sempre legittima, è amico dei delinquenti». Sarà un ring affollatissimo, questo, fino al voto delle Amministrative.