La tre giorni di Montepulciano segna un passaggio politico che la segretaria del Pd, Elly Schlein, interpreta come l’occasione per rilanciare con decisione il percorso verso una vera alternativa di centrosinistra. Davanti alla platea del “correntone”, la leader dem riceve applausi e attestati di stima, ma guarda subito avanti, convinta che la costruzione del progetto progressista passi non solo dalle dinamiche interne al partito, ma soprattutto dal confronto con il Paese. «Se guardiamo alle ultime elezioni, il quadro è chiaro: nelle tredici regioni che hanno votato nel 2024 e 2025 le nostre coalizioni sono già pari. La partita è aperta», afferma, invitando tutti a prenderne coscienza.

Prima di lei, sul palco, i promotori della convention hanno rimarcato l’appoggio alla segretaria. Roberto Speranza ha esortato Schlein a «sfruttare al meglio le potenzialità di questa comunità», mentre Beppe Provenzano ha denunciato la “continua messa in discussione della leadership”, interpretata come un attacco all’intero Pd. Da Area Dem, Michela Di Biase ha chiesto di indicare Schlein come unica candidata del partito alle primarie di coalizione, per superare la tradizione dell’erosione immediata della leadership. Tra i messaggi ricorrenti della tre giorni, anche la rivendicazione di un maggior peso politico per la maggioranza interna.

All’arrivo nella tensostruttura, Schlein viene accolta dagli applausi, ma sceglie un registro operativo: «Allarghiamo ancora, non accontentiamoci». Rivendica il pluralismo come tratto fondante del Pd e la propria volontà di «essere la segretaria di tutte e di tutti», capace di integrare culture politiche diverse nella sintesi necessaria a una forza che vuole governare. Una linea che punta sulla coalizione progressista, definendo il Pd «perno fondamentale» di un progetto già maturo, come dimostrerebbero anche i sondaggi commentati con soddisfazione dalla platea.

La segretaria sottolinea che il lavoro programmatico con gli alleati deve andare avanti senza esitazioni, mentre il Pd prosegue il suo percorso di crescita: «Lo cambiamo insieme, creando l’alternativa nel Paese e recuperando quel margine che ci permetterà, insieme alla coalizione, di battere queste destre». Un messaggio che guarda all’esterno più che alle dinamiche interne, pur ribadendo il valore del dibattito come elemento identitario: «Il nostro dibattito è la nostra forza, perché il Pd non è un partito personale né un comitato elettorale».

Schlein però avverte: il confronto interno non deve diventare autoreferenziale. Il rischio è chiudersi nel recinto della discussione interna o di coalizione, perdendo di vista il Paese reale. «La nostra discussione diventi un processo collettivo aperto, attraversato dal Paese reale». È lì, sostiene, che si misura la credibilità di un progetto politico e lì si costruisce la vera alternativa di centrosinistra. La chiusura è un appello all’unità e all’impegno comune: «Se lo faremo, rafforzeremo il partito, sosterremo la nostra coalizione progressista e manderemo a casa queste destre alle prossime elezioni politiche»