Fumata nera sull’immigrazione al Consiglio europeo. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione «fino all’ultimo» di Giorgia Meloni con i vecchi alleati di Visegrad: Polonia e Ungheria. Era stato il presidente del Consiglio europeo in persona, Charles Michel, a chiedere alla premier italiana di intavolare una trattativa con Mateusz Jakub Morawiecki e Viktor Orbán in nome delle comuni radici sovraniste, ma nulla di fatto. Sovranismo e solidarietà non sono due concetti che già faticano convivere nella stessa frase, figurarsi all’interno di una Unione. Polonia e Ungheria, contrarie all’accordo raggiunto a maggioranza l’ 8 giugno scorso in Lussemburgo dai ministri degli Interni per un nuovo Patto per la migrazione e l’asilo raggiunto, non vogliono sentir parlare di ricollocamenti dei profughi, neanche in assenza di “obblighi” formali.

Nonostante il fallimento, Meloni non si scompone. «Ora continueremo a lavorare» con questi due Paesi, ha detto la premier al termine del Consiglio europeo. Anzi, niente da ridire sull’atteggiamento dei colleghi di sovranismo: «Non sono delusa dall’atteggiamento di Polonia e Ungheria. Non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali», ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia. «La scelta di Polonia e Ungheria non riguarda quella che è la mia priorità in tema di immigrazione, cioè la dimensione esterna, riguarda la dimensione interna, cioè il Patto di immigrazione e asilo». Non solo: «La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, sono probabilmente i due paesi che si stanno occupando più di profughi ucraini, lo fanno con risorse Ue che non sono sufficienti».

Tutto nella norma, dunque, per Meloni, convinta che l’Italia abbia in ogni caso giocato un ruolo da «protagonista» nel corso di questa due giorni europea.

Una prova? «La dimensione esterna» dell’immigrazione, cioè il blocco dei migranti nei Paesi di transito attraverso il finanziamento dei governi interessati, «su cui stiamo lavorando noi dalla Tunisia in poi», che coinvolge tutti i Paesi. E «su questo c’è un consenso unanime, a ventisette», ha spiegato soddisfatta.

Ma in patria le opposizioni non sembrano condividere l’entusiasmo della presidente del Consiglio. Per l’ex presidente pentastellato della Camera Roberto Fico «l’asse sovranista sta dimostrando ora più che mai come i suoi obiettivi siano incompatibili con quelli dell’Europa. Con quelli dell’Italia». Dura anche la vice presidente dem del Parlamento europeo Pina Picierno: «L’Italia resta isolata e viene relegata ad un ruolo sempre più marginale, come mai era accaduto prima. Il sovranismo del governo indebolisce il nostro Paese, condannandolo all’irrilevanza politica».