Senta, Turco, ma alla fine il Partito radicale potrebbe commissariare Magi e Cappato? Potrebbe disarcionare l'attuale dirigenza di Radicali italiani? «No, non esiste. Il nostro statuto non attribuisce affatto al senato del partito il potere di intervenire sui vertici dei soggetti costituenti». Radicali italiani è appunto un "soggetto costituente", anzi «generosamente costituito da Marco Pannella», come tiene a precisare Maurizio Turco. Ma se è così, se alla fine del congresso radicale che si chiude oggi nessuno caccerà gli altri, se i probabili vincitori stabiliranno la linea ma non manderanno a casa gli avversari, Magi e Cappato appunto, dov'è la scissione? Dov'è il dramma? Nella lunga giornata degli interventi dal palco, la seconda delle assise radicali a Rebibbia, si chiarisce un equivoco: la scissione non ci sarà. Non ce ne sarebbe motivo. Al massimo i due gruppi contrapposti continueranno ad andare ciascuno per la propria strada. Esattamente come fanno già adesso. Da una parte i rappresentanti della cosiddetta ortodossia pannelliana. Oltre a Turco, appunto, la straordinaria Laura Arconti, incredibilmente vitale con i suoi 91 anni, Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Segio D'Elia, Matteo Angioli: costoro manterranno il controllo della casa madre, il Partito radicale transnazionale di cui oggi si chiude il congresso; quasi certamente passerà la loro mozione e, dice sempre Turco al Dubbio, «non conta eleggere un segretario, ma indicare una cerchia di persone che affronti insieme i problemi, a cominciare dai debiti». Dall'altra parte Riccardo Magi e Marco Cappato, segretario e presidente di Radicali italiani, potranno continuare a fare politica. Non prenderanno le decisioni nella casa madre ma nessuno li potrà espellere: così stabilisce lo statuto. Conserveranno il controllo della loro "associazione", secondo la linea elettoralistica e localista che le hanno conferito. Dalla tre giorni di Rebibbia non dovrebbe venire alcuna svolta epocale, nella storia dei pannelliani. Nonostante l'enfasi con cui da una settimana i giornali annunciano l'evento. Al massimo, per dirla con Turco, «la scissione si è compiuta il 1° aprile 2016, il giorno in cui quei signori hanno presentato le liste a Roma e Milano, con Marco ancora in vita». Lo strappo vero è quello. Ma parliamo di cinque mesi fa.Nell'auditorium di Rebibbia c'è una vibrazione continua: dall'intervento di Gianfranco Spadaccia, arrabbiatissimo con D'Elia e gli altri, a quello di Bernardini che ricorda: «Pannella ci stava male, quando vedeva le istituzioni non rispettare la loro stessa legalità, e lottava perché la ritrovassero». Sul carcere, sull'ergastolo ostativo, sullo stato di diritto: «Noi continueremo quelle lotte, ci piacerebbe che voi», cioè gli avversari interni, «pure foste disponibili a farlo». Interpellato nella pausa dei lavori, Cappato replica: «Come può essere in dubbio la condivisione su questi punti? Certo se restano distanze forti su altro, ognuno andrà avanti con i propri strumenti», cioè con il proprio pezzo di Partito radicale, «ma questo potrebbe scoraggiare la parte di opinione pubblica interessata a seguirci».Il dolore per la perdita di Pannella forse favorisce la drammatizzazione di un caso politicamente meno difficile di quanto si dica. Resta la partecipazione appassionata dei detenuti che, come l'ergastolano Giampaolo Contini, intervengono e parlano a nome dei «compagni reclusi a cui è stato impedito di venire». O dei quasi 300 iscritti che approvano a maggioranza il bilancio del tesoriere Turco e isolano il no di Magi, Cappato e Valerio Federico. C'è l'energia portata dai nuovi radicali come Totò Cuffaro: «Qui sono finalmente libero dalla schiavitù del consenso». E c'è infine la curiosa proposta dell'ex segretario Giovanni Negri. Che con la sua "Marianna" offre «un luogo d'iniziativa politica per tutti i radicali di buona volontà: potremmo lavorare in sinergia col Partito transnazionale, di cui Marianna può essere l'appendice elettoralistica». Cioè lo strumento per tornare in Parlamento.Idea ambiziosa. Che però Bernardini liquida così: «Io a Marianna non mi iscrivo. Ma non vuol dire che i radicali non correranno più alle elezioni. Non con il Partito transnazionale, certo. Ma le liste di scopo si possono sempre fare, chi lo impedisce? ».