Dal nostro inviato alla Leopolda

«Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento con il sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne, crollerà». Scomoda addirittura Pier Paolo Pasolini, Matteo Renzi, nel discorso d’apertura della Leopolda, per scacciare via tutte polemiche su Open o sui viaggi in Arabia Saudita. Le scarpe da tennis e i jeans, indossati su un palco trasformato in uno studio radiofonico al cui microfono si alternano anche i ragazzi della scuola di formazione politica, sembrano voler comunicare alla platea una voglia di leggerezza. Alle inchieste della magistratura, al «processo politico alla politica», sarà dedicata solo una parentesi, oggi pomeriggio, per il resto la Leopolda sarà solo il luogo delle «idee che si trasformano in leggi», garantisce l’ex premier a una platea che pende dalle sue labbra. Su Open concede solo un passaggio, quando dice: «Noi non abbiamo toccato un centesimo di danaro pubblico. Quelli che hanno preso le mazzette sui banchi a rotelle, sulle mascherine, sui ventilatori cinesi malfunzionanti, perché non fanno un bel confronto all’americana? Noi ci siamo».

La vecchia stazione di Firenze è stracolma di gente, la «risposta migliore» a chi immaginava un’edizione sottotono della kermesse simbolo del renzismo, dice il padrone di casa, che entra in scena sulle note di Jovanotti.

In platea, tra i militanti, si aggira Roman Pastore, il “ragazzo col Rolex” candidato con Calenda (che poi lo ha bloccato sui social) alle Comunali di Roma. Ma ci sono anche i big: Maria Elena Boschi, Ivan Scalfarotto, Catello Vitiello, Lucia Annibali, Gennaro Migliore, Ettore Rosato e il tesoriere Francesco Bonifazi. Ascoltano attenti mentre Renzi rivendica, a più riprese, la scelta di aver mandato a casa Giuseppe Conte e Rocco Casalino per far spazio a Mario Draghi. Uno che oggi dà prestigio all’Italia, ma anche l’intera «Europa», spiega il senatore, riferendosi forse al progetto che Iv ha in mente per Draghi: presidente della Commissione Ue o del Consiglio europeo.

Il leader di Iv si sente un «ragazzo fortunato» ad avere la sua gente attorno e per ricompattare la squadra dedica qualche sfottò al “nemico”. «Diamo un segnale di amicizia a Giuseppe Conte», dice, provocando i fischi del pubblico al solo sentir nominare l’ex premier. «Ho visto quell’uomo ieri in una condizione che mi ha fatto male al cuore. Conte va capito, era uno abituato a dare la linea al Tg1, Casalino preparava le immagini con cura, era un sistema ben oliato e ora glielo hanno tolto e ci è rimasto male. Quindi vorrei arrivasse una parola di amicizia a Conte dalla Leopolda: Fourtes, dai non si fa così, date a Giuseppe Conte almeno Rai Gulp», dice Renzi, mentre la Leopolda esplode in una risata liberatoria. Del resto, prosegue, «l’atteggiamento di Conte è un pò strano: prima fa le domande, poi ha paura che l’altro gli risponda. Va capito, è talmente in crisi al proprio interno con Di Maio che ogni giorno prova a fargli le scarpe, che ormai l’ex premier vede fantasmi dappertutto».

Il centro della politica italiana, secondo Renzi, è Italia viva, senza specificare se si tratti di una collocazione politica o di un’ambizione a determinare sempre le scelte importanti. Magari a partire dall’elezione del presidente della Repubblica. «Non siamo qui perché siamo contro i populisti, eppure siamo contro i populisti. Non siamo qui contro i sovranisti, eppure siamo contro i sovranisti. Siamo qui perché abbiamo dei valori. La cosa più bella non è aver salvato il Paese dall’esperienza tragicomica populista facendo arrivare Draghi, cosa di cui siamo orgogliosi, ma di aver creduto in un gruppo di ragazzi e ragazze». Ragazzi e ragazze che dal 12 gennaio animeranno il nuovo organo di Iv: RadioLeopolda, la web radio a cui è dedicato tutto il merchandising della kermesse (magliette, matite, tazze, borse). Perché «avremo anche il 2 per cento, ma vi rendete conto quanto è triste il restante 98?».