«Rispettiamo tutte le leggi dello Stato italiano e andiamo per la nostra strada in maniera tranquilla. Sullo statuto è possibile che ci siano delle modifiche, le valuteremo in modo molto sereno». Dopo che il Tribunale di Napoli ha disposto la sospensione delle espulsioni per 23 attivisti del Movimento 5 Stelle, Roberto Fico sembra non perdere la calma. Ma sa perfettamente, il membro del Direttorio grillino, che il partito in cui milita da qualche anno a breve potrebbe cambiare pelle. O meglio, è possibile che dovranno tramutarsi in regole le “non-regole” con cui fino ad oggi è stata gestita la vita interna del Movimento. Per il Tribunale napoletano, infatti, i provvedimenti di espulsione decisi dallo Staff di Grillo sono «illegittimi» perché disposti senza coinvolgere «l’assemblea degli associati». Per i giudici, «nonostante il M5s non si definisca partito politico, e anzi escluda di esserlo, di fatto ogni associazione con articolazioni sul territorio che abbia come fine quello di concorrere alla determinazione della politica nazionale si può definire partito». In altre parole: i grillini dovranno dotarsi di un regolamento chiaro come tutti gli altri partiti. In futuro, le dicisioni non potranno più essere prese nel chiuso di una stanzetta e comunicate attraverso mail anonime firmate da un fantomatico Staff, serviranno meccanismi più trasparenti. Un ragionamento che non può non far pensare a Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma sospeso dal partito ormai più di due mesi fa per non aver dichiarato per tempo allo Staff la notizia di un avviso di garanzia. È dal 13 maggio che il primo cittadino attende inutilmente un responso definitivo sulla sua posizione e l’ordinanza campana potrebbe riaccendere le sue speranze. Perché per il Tribunale di Napoli anche la sospensione non ha alcun valore. Ma forse l’amministratore parmense vuole aspettare di capire come si muoveranno i suoi “superiori” prima di intentare un’azione legale contro il suo partito. Anche perché Roberta Lombardi, membro del Comitato d’Appello grillino che dovrà decidere sulle “controdeduzioni difensive” inviate da Pizzarotti, ha asicurato che in «in futuro ci saranno opportuni aggiustamenti».Che tipo di modifiche verranno fatte è presto per dirlo. Un indizio, forse, lo ha dato Roberto Fico che, intervistato da Repubblica, ha dichiarato: «È stata già approvata alla Camera e ora passerà al Senato la nuova organizzazione di associazioni e partiti. Quindi, faremo ciò che è giusto fare nel rispetto delle regole». Ma la legge sui partiti di cui parla il presidente della Vigilanza sulla Rai, in realtà, non cambierà molto la situazione. Il testo è frutto di una mediazione a ribasso tra Pd e Movimento 5 stelle e di fatto non inserisce alcun obbligo regolamentare alle forze politiche. Anche se la nuova norma stabilisce che «la vita interna dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati e la loro iniziativa politica sono improntate al metodo democratico», non c’è un’imposizione a dotarsi di uno statuto. Basterà «una dichiarazione, con la sottoscrizione del legale rappresentante autenticata dal notaio, che indica i seguenti elementi minimi di trasparenza: il legale rappresentante del partito o del gruppo politico organizzato e la sede legale nel territorio dello Stato; gli organi del partito o del gruppo politico organizzato, la loro composizione nonché le relative attribuzioni; le modalità di selezione dei candidati per la presentazione delle liste». In altre parole, basterà un’autocertificazione per potersi presentare alle elezioni e bloccare i futuri ricorsi.