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Da sinistra verso destra Stefano Bonaccini, Paola De Micheli, Gianni Cuperlo ed Elly Schlein
Nessun colpo di scena e pochi, pochissimi colpi di bassi nel dibattito tra i quattro candidati alla segreteria del Pd andata in scena a Mezz’ora in più su Rai3.
Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli ed Ely Schlein si sono confrontati sui temi d’attualità, dalla guerra in Ucraina alla crisi energetica, e sulla loro idea di partito, incalzati dalle domande di Lucia Annunziata.
Tutti d'accordo sulla necessità di dare un nuova classe dirigente al Pd. «Io sono qui perché ho notato una corsa ad arruolarsi dietro candidature interessanti da parte di chi ha attraversato tutte e stagioni dicendo tutto e il contrario di tutto – ha detto Cuperlo – Vorrei un confronto in cui il trasformismo sia lasciato alle spalle».
Secondo Stefano Bonaccini, «non dobbiamo avere paura di chiedere a qualcuno di mettersi in panchina, se no la percezione è che non cambia niente» e «la spia è stato il fatto che nessun dirigente si è candidato nei collegi». Per Bonaccini «se la classe dirigente non vuole provare il consenso nel territorio, va in crisi tutta una stagione».
Paola De Micheli ha invocato «un cambiamento del modello di partito, altrimenti non basterà cambiare classe dirigente» perché «abbiamo cambiato per nove volte e non è successo» e «se cambi solo classe dirigente non cambia niente». L’ex ministra ha aggiunto: «Il punto sono le dinamiche tra di noi, se la segretaria o il segretario deve trovare ogni giorno un accordo tra persone che prendono ordini da un'altra parte il Pd non cambia».
Per Elly Schlein, «serve una discontinuità netta, io non ho mai fatto parte del gruppo dirigente negli ultimi 10 anni e non ci possono essere sempre gli stessi interpreti per una credibile rottura con il passato: dobbiamo aprire le porte a chi è rimasto schiacciato dalle logiche correntizie».
E se qualche scintilla si è vista sul Jobs Act, con Cuperlo che ha sottolineato il fatto di «non averlo mai votato», tutti d’accordo sull’invio di armi a Kiev, pur nella ricerca di una soluzione diplomatica.
«Io ho condiviso tutte le scelte di Letta – ha detto Bonaccini – Abbiamo il dovere di difendere l'Ucraina: però serve un di più diplomatico, è compito dell'Europa, ora è tempo di fare di tutto per la pace».
Per Elly Schlein, «è mancato lo sforzo diplomatico e politico dell'Europa per arrivare a una pace giusta» ed «è stato giusto sostenere la resistenza ucraina, ma la guerra non si risolverà con le armi».
Anche secondo Paola De Micheli «è stato giusto il sostegno alla resistenza ucraina ma dobbiamo dire di no alle ambiguità del ruolo dell'Europa» mentre secondo Gianni Cuperlo «il dramma è che il binario dell'azione politica e quello dell'azione militare sono separati» e «l'Europa deve assumere una iniziativa, non c'è dubbio, e deve spingere per un asse con l'azione degli Stati Uniti che stanno dialogando con i russi e la Cina».