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ll presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, si inserisce a pieno titolo nel dibattito aperto con le interviste rilasciate al Dubbio dal professor Sabino Cassese (giudice emerito della Corte Costituzionale) e da Giuseppe Santalucia (presidente dell’Associazione nazionale magistrati). Lo fa riflettendo sul ruolo della magistratura, senza dimenticare la stagione delle riforme nella giustizia avviata dal guardasigilli Carlo Nordio, e sulla necessità di riportare nei Tribunali i magistrati presenti nei ministeri e in altri organismi nazionali ed internazionali.
Presidente Greco, le dichiarazioni del professor Sabino Cassese e del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia hanno fatto emergere due visioni diverse anche della funzione giurisdizionale. Cosa ne pensa?
Non posso che manifestare da un lato totale condivisione su quanto detto dal professor Cassese, uno dei più grandi giuristi italiani, e dall’altro lato non posso che esprimere stupore per le parole del presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Condivido parola per parola le considerazioni di Sabino Cassese, laddove afferma che il diritto di manifestare il pensiero da parte dell’Anm non può travalicare la separazione e l’equilibrio dei poteri. È in atto un travalicamento. Santalucia rivendica il diritto a fare opposizione politica verso l’azione del governo, dimenticando però il ruolo che svolge.
Una posizione che fa sorgere non poche perplessità?
Il presidente Santalucia, rispondendo al ministro della Giustizia nell’intervista rilasciata al Dubbio, afferma che l’Anm sta facendo ciò che ha sempre fatto da quando si è costituita e agisce nel pieno rispetto dei principi delle libertà costituzionali, quale quella di associarsi. Sembra che stia parlando non da presidente di una associazione di magistrati, ma da presidente di un partito politico. Una cosa che preoccupa davvero. Non a caso il professor Cassese evidenzia che chiunque, secondo i dettami della nostra Costituzione, ha il diritto di associarsi, ma allo stesso tempo occorre tener conto che i magistrati, in base all’articolo 102 della Costituzione, esercitano la funzione giurisdizionale. Un magistrato è un cittadino come tutti, ma quando indossa la toga non può esprimersi come un cittadino comune. Santalucia lo fa con la toga di magistrato addosso. Ecco perché, a mio avviso, è in corso nel nostro paese un corto circuito costituzionale. Piuttosto che rimuoverlo, si tende ad incentivarlo da parte di chi ha una visione politica della giustizia.
Il professor Cassese sottolinea la necessità di rispettare il principio della separazione dei poteri nel nostro sistema giudiziario. Tale principio è stato messo in crisi?
Lascia l’amaro in bocca leggere le dichiarazioni del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, il quale spera che il Parlamento lo chiami in audizione. Mi domando perché un magistrato abbia bisogno di andare a parlare in Parlamento. Non è sufficiente che scriva documenti o che scriva sentenze? Ha bisogno di presentarsi nella qualità di magistrato innanzi al Parlamento? Per fare cosa, mi chiedo? L’invito di Sabino Cassese, nel quale il costituzionalista auspica un atteggiamento dei magistrati “meno battagliero, più distaccato”, più rivolto al buon funzionamento della giustizia, piuttosto che alla costruzione delle leggi che devono applicare, è condivisibile. Ma in questi giorni di dibattito è emerso un altro tema.
A cosa si riferisce?
Purtroppo, da troppo tempo i magistrati tendono a stare meno nelle aule dei Tribunali a scrivere le sentenze, preferendo altre sedi. Se oggi ci troviamo arretrati enormi di processi, è perché, forse, queste centinaia di magistrati stanno fuori dai loro uffici. Quanto pubblicato dal Csm fa emergere dati e informazioni interessanti. Ci sono magistrati fuori ruolo al ministero della Giustizia, in altri ministeri, ma anche sparsi in tutto il mondo, all’Aja, a Bruxelles, a Vienna, in Albania, in Spagna, oltreoceano. Nel sito del Csm c’è una parte dedicata alla disciplina dei “fuori ruolo”, secondo la quale occorre ridurre il loro numero perché debbono contribuire allo sviluppo delle attività giudiziarie. Questo è un tema sul quale si auspica un intervento del governo e del ministro della Giustizia. I magistrati sono dei dirigenti estremamente qualificati. Come sono stati assunti nell’ufficio per il processo a giudicare i diritti dei cittadini migliaia di giovani, io auspico che questi stessi giovani appena formati possano andare a lavorare nei ministeri. In questo modo i magistrati potrebbero ritornare a scrivere le sentenze. La nostra magistratura è di altissimo livello, che, però, piuttosto che scrivere sentenze, si dedica ad altre attività. Ci sono dei casi di magistrati distaccati che sono consiglieri giuridici o assistenti di altri magistrati. Una situazione che riguarda tanto la magistratura ordinaria quanto quella amministrativa.
In questo contesto è possibile un maggior coinvolgimento degli avvocati nel ministero della Giustizia, ma anche in altri ministeri?
Il ministro Nordio ci ha dato la sua disponibilità a coinvolgere l’avvocatura in via Arenula. Disponibilità che abbiamo ovviamente raccolto con grande favore e aspettiamo di ricevere dal guardasigilli un segnale per dare il nostro contributo con i nostri colleghi, che saranno estremamente qualificati, competenti e neutri rispetto al dibattito politico all’interno del ministero della Giustizia. I colleghi che manderemo, se ci sarà data questa possibilità, non andranno lì a fare politica. Saranno a disposizione del ministro della Giustizia e al servizio del paese, nel rispetto dei principi della Costituzione.
A proposito di riforme, la separazione delle carriere è un obiettivo raggiungibile?
La separazione delle carriere è indispensabile. Fino a quando giudice e pubblico ministero saranno colleghi non potrà esserci una vera terzietà. Nel processo ci sono due colleghi e un estraneo. I due colleghi sono il giudice e il pubblico ministero, l’estraneo è invece l’avvocato. Noi riteniamo che tutti e tre debbano essere tra loro estranei. Solo così si potrà attuare veramente il principio del giusto processo.