Un’avvocata impegnata in un doloroso processo per stupro ha il diritto di utilizzare i social network in modo “frivolo”? È quel che si chiede l’opinione pubblica francese, visibilmente scossa dalle performance su Tik tok e Instagram della penalista Nadia El Bouroumi, responsabile della difesa di Jean-Marc L. e Omar D., due tra gli imputati per gli stupri di Mazan.

Alla sbarra Dominique Pelicot e altre 50 persone: l’uomo è accusato di aver drogato la moglie Gisèle e di averla “offerta” a decine di sconosciuti che per quasi vent’anni hanno abusato di lei. Ogni giorno, all’uscita del tribunale di Avignon, El Bouroumi pubblica dei post o delle “storie” dal tono informale e divertito su Instagram e Tik tok con riferimenti espliciti al processo in corso, sullo sfondo i grandi successi della musica pop o colonne sonore famose.

Al volante della sua macchina, generalmente diretta in palestra, dal divano di casa o da un parco pubblico mentre fa jogging, l'avvocata commenta l’andamento delle udienze per i suoi 47mila follower, dispensando riflessioni filosofiche sul significato del «giudizio» o entrando nel merito del dibattimento. Una comunicazione da “influencer”, senza complessi o ingessature, anche quando racconta gli scambi, durissimi, avuti con la vittima Gisèle Pelicot durante l’interrogatorio in aula alludendo al fatto che non fosse del tutto incosciente quando sono avvenute le violenze sessuali.

Argomentazioni del tutto normali per un avvocato durante un processo penale, ma poco comprensibili dal “grande pubblico” nel momento in cui i suoi colorati resoconti diventano una forma di spettacolo. I media d’oltralpe hanno criticato quasi all’unisono questa «commistione di generi», spiegando che il comportamento di El Bouroumi, pur non violando alcuna legge, sarebbe decisamente inopportuno. «La rumorosa prestanome della difesa», l’ha definita in modo un po’ sprezzante il quotidiano Le Monde, bacchettando «il triste umorismo» della penalista.

Molto più ruvide le reazioni sui social da dove sono partite ondate di insulti e persino minacce di morte. Ma, come si è capito, El Bouroumi non è una donna che sfugge alle polemiche, e così ha voluto replicare ai suoi “haters” con l’ennesimo post su Instagram, un rimedio peggiore del male considerando le violente reazioni che ha generato. L’avvocata ha infatti pubblicato un video, dedicandolo «con umorismo a tutti gli estremisti del pensiero che vogliono imbavagliarmi» sulle note di Wake me up before you go go, celebre hit degli Wham! dei primi anni 80.

La scelta della canzone, che in italiano può essere tradotta con “Svegliami prima di andartene”, suscita grande indignazione: in molti ci vedono un chiaro riferimento al caso Pelicot e al fatto che Gisèle fosse addormentata quando ha subito gli stupri. Un’interpretazione maliziosa che, probabilmente, esiste soltanto negli occhi di chi osserva, ma che allo stesso tempo è figlia di quella “commistione di generi” che provoca confusione.

Nata a Tolosa 45 anni fa, l'avvocata El Bouroumi ha un percorso professionale atipico: quando aveva appena sette anni è stata costretta ad abbandonare la scuola per un matrimonio combinato dalla sua famiglia con un uomo che l’ha maltrattata e picchiata per anni. Ex parrucchiera, dopo il divorzio ha ripreso gli studi di giurisprudenza all'età di 22 anni e nel 2008 ha prestato giuramento. Nello stesso anno viene eletta al consiglio comunale di Avignon, all'opposizione, sotto le insegne del Partito socialista. Da quando è entrata nell’ordine degli avvocati della città, la legale non si dedica soltanto alla difesa dei suoi clienti, ma si presenta anche come una “life coach”. Quest'estate ha autopubblicato un libro di sviluppo personale intitolato The Art of Living with High Demands.

Nonostante la pioggia di critiche El Bouroumi è galvanizzata da questa notorietà emergente e continua a esprimersi, rivendicando la sua libertà, «al punto da eclissare la sostanza del suo lavoro» dice un suo collega al quotidiano Le parisien, afffermando che il suo comportamento sopra le righe «danneggia l’immagine dell’intera avvocatura». Ancora più drastico il giudizio di altro avvocato, Jean-Pierre Ribaut-Pasqualini, che su X si definisce «costernato e avvilito dalla totale mancanza di tatto e deontologia».

Ma Nadia El Bouroumi va dritta per la sua strada, dicendosi «stupita» da tante «inutili polemiche». E dopo le minacce ha deciso di contrattaccare, sporgendo denuncia per molestie. Lo ha fatto mettendo la figlia minorenne davanti alla telecamera, dicendole di non avere paura e pubblicando le immagini sul suo account.