È in discussione l’intera storia politica di un partito, Forza Italia, ricostruita dai pm di Firenze come vicenda mafiosa e bombarola, e la cosa pare non essere rilevante per il governo. Neanche un’interrogazione parlamentare è riuscita a smuovere le acque, neanche all’interno della stessa maggioranza. E il ministro Carlo Nordio non manderà un seconda volta, dopo il caso Open sollevato da Matteo Renzi, gli ispettori negli uffici della Procura della Repubblica di Firenze.

Glielo aveva chiesto, con un’interrogazione a risposta scritta, il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera Pietro Pittalis, di Forza Italia. L’occasione era stata determinata da un sorprendente articolo di Repubblica del 14 luglio scorso in cui il giornalista Lirio Abbate, attingendo a piene mani a carte processuali sulle stragi del 1993 e 1994, depositate “a disposizione delle parti”, aveva svelato una lettura politico-giudiziaria della caduta del governo Ciampi nel 1994 e della successiva vittoria di Silvio Berlusconi. L’attuale guardasigilli era stato chiamato a spiegare come mai nelle carte processuali fossero stati riportati “brani di conversazioni di soggetti terzi, estranei all’indagine, il cui contenuto peraltro non ha alcuna attinenza con l’indagine stessa e men che meno rilevanza sotto il rifilo penale”. Il riferimento è all’intercettazione di una telefonata del 2021, alla vigilia dell’elezione del presidente della Repubblica, tra Marcello Dell’Utri e Gianfranco Micciché, in cui quest’ultimo riportava un colloquio con Matteo Renzi dal quale emergeva come a Berlusconi sarebbe stato gradito un Capo dello Stato che potesse concedere la grazia a «Marcello».

Pittalis aveva sollecitato il ministro Nordio a inviare gli ispettori in quanto la pubblicazione di quegli atti avrebbe violato le norme sulle intercettazioni, sulle procedure, e anche le regole della privacy. Ma il guardasigilli risponde picche. E siamo già a due schiaffoni rifilati a Forza Italia, dopo quello inflitto proprio sulle intercettazioni e sui termini di prescrizione, qualora ci fosse davvero, da parte di Nordio, l’intenzione di fare una mossa particolarmente gradita al “partito dei pm” con una norma che faccia decorrere i termini non dalla commissione del reato ma dalla scoperta del fatto. Certo è che il ministro risponde di non vedere «la sussistenza di condotte suscettibili di rilievo disciplinare» e pare accontentarsi del fatto che «la procura ha segnalato di non poter comunicare ulteriori informazioni a riguardo, ostando a ciò il segreto investigativo».

Ma quale segreto investigativo, si potrebbe obiettare, visto che è già tutto sui giornali, nelle abili mani dei cronisti e delle testate di fiducia? Piuttosto il guardasigilli potrebbe, se ci è concesso dare suggerimenti, dare un’occhiata a questo strano fascicolo su Berlusconi e Dell’Utri come mandanti di stragi, nato nel 2017 dopo che il gip aveva autorizzato la riapertura di quello archiviato nel 2011, che a propria volta era figlio di quello chiuso con un niente di fatto a Palermo nel 1997. Un fascicolo che avrebbe dovuto esser morto e sepolto alla fine del 2022 se qualcuno non avesse servito sul piattino d’argento ai magistrati il gelataio-giocoliere Salvatore Baiardo. Quello, retribuito dalla trasmissione di Massimo Giletti, che parlava di foto di Berlusconi con Graviano, ma che i pm vorrebbero arrestare perché dicono che in realtà sta dalla parte del fondatore di Forza Italia.

E poi, visto che il ministro è stato eletto in un partito, Fratelli d’Italia, e di conseguenza è ormai anche un esponente politico, potrebbe domandarsi come mai questi pm si siano arrogati il diritto di trasformarsi in storici. A modo loro. Perché quando si parla di governo Ciampi, l’ultimo della prima Repubblica, quello che durò 377 giorni, bisognerebbe sapere che quell’Esecutivo era già predestinato a essere solo un ponte tra l’era di Mani Pulite e le nuove elezioni. L’Italia e tutta l’Europa erano in una fase recessiva, con alta disoccupazione. Dopo il governo Amato, serviva solo un gabinetto di tipo istituzionale, e “a scadenza”. Infatti Ciampi governò dal 29 aprile 1993 all’ 11 maggio 1994. Nel frattempo, il 27 e 28 marzo, Forza Italia e Silvio Berlusconi vinsero le elezioni, regolari e democratiche.

Questa è la storia, prima della sua riscrittura da parte dei pubblici ministeri di Firenze. I quali invece ritengono che quel governo sia caduto a suon di bombe, collocate nel 1993 a Milano, Firenze e Roma, e fino alle vigilia delle elezioni del 1994 con il fallito attentato all’Olimpico, dai mafiosi come Giuseppe Graviano, per fare un favore a Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Forza Italia sarebbe nata così, a suon di bombe e di stragi. Ed è persino strano che l’intero partito, e magari l’intera maggioranza non siano ancora insorti a gridare “vergogna” di fronte a una tale distorsione della storia.

Certo, Forza Italia con il suo spirito di rigorosa osservanza delle regole dello Stato di diritto, deve essere proprio una spina nel fianco, per il ministro guardasigilli e per lo stesso governo. Non è solo l’eredità di Silvio Berlusconi, ma delle tante persone da lui scelte a rappresentarlo in Parlamento e nelle commissioni Giustizia fin dal 1994. E queste inchieste sulle stragi, iniziate fin da subito dopo l’avvio del suo primo governo, hanno avuto un percorso parallelo a quelle della Guardia di finanza sul Berlusconi imprenditore. Sono tutte finite in niente, con archiviazioni quasi sempre richieste daglli stessi pm. Da Palermo a Caltanissetta e infine a Firenze, titolare dell’inchiesta sulle stragi del 1993.