Il borseggio del quale qualche giorno fa la ministra della Cultura del Brasile, Margareth Menezes, è stata vittima su un vaporetto a Venezia sta diventando un argomento di discussione giuridica. Sul banco degli imputati la legge Cartabia. Il motivo del contendere sarebbe, secondo alcuni, l’impossibilità per i turisti e stranieri provvisoriamente in Italia di poter denunciare i responsabili di reati come quello che ha interessato la ministra brasiliana, per l'improbabilità che possano essere presenti a eventuali processi nei confronti di chi delinque. 

Il professore Gian Luigi Gatta, ordinario di diritto penale all' Università di Milano, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche "Cesare Beccaria" e vice presidente della Scuola superiore della magistratura, smentisce categoricamente questa notizia. Secondo il professor Gatta «non esiste e non è mai esistito nella legge italiana alcun limite al diritto di presentare querela da parte dei turisti stranieri presenti in Italia, vittime nel nostro paese di reati procedibili a querela, come il furto. Basti pensare che il codice di procedura penale prevede che la querela possa essere presentata, oltre che alle forze dell'ordine italiane, all'autorità consolare».

Ieri la ministra è stata ricevuta dal Prefetto di Venezia, Michele di Bari, che gli ha espresso la propria vicinanza e quella delle istituzioni per il furto di cui è stata vittima. Il Prefetto, assieme ai rappresentanti della Questura e dei Carabinieri, ha voluto dare il benvenuto alla rappresentante del governo Lula.

Sulla vicenda è intervenuto Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto, secondo cui «la legge Cartabiaha tutta una serie di voragini ma questa è davvero pericolosa. Non solo autorizziamo i delinquenti a derubare i turisti ma rischiamo di vederne arrivare anche dall'estero». Il presidente di Confturismo veneto lancia un appello al ministro della Giustizia, Carlo Nordio «Mi appello alla sua sensibilità e l'intelligenza per capire che si tratta di un fatto grave. Quando ho letto dell'impossibilità di denunciare sono saltato sulla sedia. È allucinante».

Ma il professor Gatta, che è stato consulente giuridico di Marta Cartabia quando era ministra della Giustizia, sulla questione specifica chiarisce: «Le eventuali difficoltà dei cittadini stranieri di partecipare ai processi che si svolgono in Italia, per perseguire i reati che hanno subito, non impediscono la celebrazione di quei processi: il processo penale si può svolgere infatti anche in assenza della vittima, che può esercitare i suoi diritti presentando memorie scritte, facendosi sentire a distanza per via telematica e facendosi rappresentare da un avvocato italiano, oltre che dal pubblico ministero",

Per il professor Gatta quindi è «del tutto irrealistico immaginare che un ministro di uno stato straniero, anche per via diplomatica, possa incontrare difficoltà a presentare una querela, a farsi rappresentare in giudizio nel nostro paese o a collegarsi online per essere sentito dal giudice quando è citato come testimone (una possibilità oggi offerta dalla riforma del processo penale). E conclude con un esempio che dovrebbe tagliare la testa al toro e chiudere la questione: «Il furto non è l'unico reato procedibile a querela: ce ne sono molti altri, ancor prima della riforma Cartabia, tra cui la violenza sessuale. Qualcuno ha mai seriamente pensato che una turista o una studentessa straniera  violentata in Italia, come purtroppo è avvenuto in casi oggetto di clamore mediatico, sia priva di tutela nel nostro Paese per le difficoltà di presentare querela o partecipare al processo? Se così fosse la nostra legge violerebbe i più elementari principi per la tutela delle vittime di reato, oltre al principio costituzionale di uguaglianza. Ma non è così».