I giudici si sono pronunciati ancora una volta a favore di Vincenzo Luberto (ex procuratore aggiunto di Catanzaro, attualmente sostituto procuratore generale a Reggio Calabria) e Ferdinando Aiello (ex parlamentare del Partito democratico). Ieri la Corte d’appello di Salerno ha confermato la sentenza del 7 marzo 2022 con cui il gup di Salerno, in sede di giudizio abbreviato, assolse sia Luberto che Aiello dai reati di corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreti di ufficio.

L’avvocato Mario Papa ha assistito Vincenzo Luberto nei due gradi di giudizio ed esprime soddisfazione per l’esito della vicenda giudiziaria: la conferma dell’assoluzione con la quale è stata ribadita la totale insussistenza del fatto contestato al magistrato ora in servizio a Reggio Calabria. «Il pubblico ministero di Salerno - dice al Dubbio l’avvocato Papa -, con un appello fotocopia della requisitoria presentata in primo grado, è riuscito a tenere il procuratore Luberto per un altro anno sulla graticola, ma, alla fine, quel gravame è stato respinto, come meritava, dalla Corte di Appello di Salerno. Quest’ultima, con il dispositivo letto in udienza, conferma e ribadisce che il fatto non sussiste». Alla soddisfazione si unisce al tempo stesso un po’ di rammarico per alcuni risvolti che hanno caratterizzato la vicenda di Luberto e Aiello con inevitabili conseguenze professionali per il primo. «Nessuna corruzione giudiziaria – aggiunge Mario Papa - e nessuna rivelazione di segreto d'ufficio dovevano essere contestate all'ex procuratore aggiunto, che è stato ingiustamente ed illegittimamente strappato dalla Dda di Catanzaro».

Anche Enzo Belvedere, difensore dell’ex deputato Ferdinando Aiello, sottolinea il valore dell’assoluzione ottenuta ieri a Salerno. «Ancora una volta – commenta – si ribadisce l’operato cristallino di un onorevole della Repubblica italiana, che ha ricoperto durante il suo mandato ruoli importanti e delicati anche in sede europea. Impropriamente ed illegittimamente era stato sottoposto ad intercettazioni con il sistema invasivo massimo del cosiddetto “Trojan” dalla procura di Catanzaro ed è stato già chiaramente scritto nella sentenza del gup di Salerno. Adesso lo sarà anche in quella della Corte d’Appello».

La vicenda giudiziaria di Vincenzo Luberto è iniziata qualche anno fa e si è intrecciata con quella di Ferdinando Aiello, deputato Pd dal 2013 al 2018. Nel 2021 i pm di Salerno hanno chiesto il rinvio a giudizio di entrambi. Gravi i reati contestati: corruzione in atti giudiziari, favoreggiamento, omissione di atti e rivelazione di segreto d’ufficio. Il 7 marzo 2022 il primo risultato favorevole per le difese (si veda anche Il Dubbio del 10 marzo 2022). All’esito del giudizio abbreviato davanti al gup di Salerno, Carla Di Filippo, l’assoluzione per entrambi «perché il fatto non sussiste». Un epilogo tutt’altro che scontato come sottolineò l’avvocato Mario Papa. L’accusa di corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto ha rappresentato uno smacco grave per un magistrato da sempre impegnato nella lotta alla ’ ndrangheta. Per non parlare delle ripercussioni che l’indagine ha avuto da un punto di vista professionale. Il processo a carico di Luberto ha portato al trasferimento a Salerno degli atti dalla Procura di Catanzaro.

Una vicenda giudiziaria, quella di Luberto, che sin dal primo momento ha suscitato non poche perplessità. Il magistrato è stato sottoposto ad un primo interrogatorio nel gennaio 2020, quando le indagini non erano ancora concluse e gli atti erano ancora secretati. Come rilevato dall’avvocato Papa già un anno fa, Luberto «non ha avuto alcun timore di rispondere al buio a tutte le domande e le risposte date sono state tenute ferme per l’intero processo con linearità e coerenza». Secondo Papa, di non poco conto furono l’aver ignorato e trascurato gli elementi forniti a discolpa di Luberto. L’assoluzione di ieri fa chiarezza ed è il risultato voluto sin dall’inizio dai difensori del magistrato e dell’ex parlamentare.