Nella seconda giornata di presenza del Dubbio nel Salone internazionale del libro di Torino ampio spazio è stato dedicato all’Intelligenza artificiale e al suo possibile utilizzo nella professione forense. L’avvocato Vittorio Minervini (vicepresidente della Fondazione dell’avvocatura italiana) e la professoressa Tatiana Tommasi del Politecnico di Torino hanno discusso sul tema “Giudice robot, fantascienza o realtà?”. Potrà l’algoritmo sostituirsi a chi deve scrivere le sentenze e altri provvedimenti per l’affermazione e la tutela dei diritti dei cittadini? Le domande hanno aperto un dibattito molto stimolante.

Vittorio Minervini, all’inizio del suo intervento, ha mostrato un’antica edizione della Divina commedia e un floppy disk contenente l’opera di Dante Alighieri per evidenziare quanto siano cambiate le nostre abitudini nel corso del tempo, ma, soprattutto, le differenze tra due diverse modalità di pubblicazione e di lettura. La carta continua ad essere utilizzata per pubblicare i libri. I floppy disk sono ormai un vecchio ricordo ed è praticamente impossibile farli leggerli da un computer.

Secondo Tatiana Tommasi, è improbabile che la memoria del passato venga accantonata per sempre. «Oggi - ha detto la scienziata del Politecnico di Torino - abbiamo tutti i dati digitali nel nostro pc e il cloud è uno strumento molto utile in quanto consente di immagazzinare una quantità infinita di informazioni. Non mi sento preoccupata del fatto che si possa perdere la memoria del passato. Alcuni rischi bisogna sempre metterli in conto. Pensiamo ad una biblioteca o ad un archivio cartaceo. Possono subire un incendio con conseguenze che non è difficile immaginare».

In merito all’evoluzione in alcuni ambiti lavorativi, Tommasi, è convinta che «ci sarà una varietà di professioni che avranno un assistente digitale semplicemente perché l’Intelligenza artificiale ci permette di fare molte più cose in molto meno tempo rispetto a ora. Dobbiamo sfruttare la possibilità di rendere più efficiente una determinata procedura. Dietro l’Intelligenza artificiale c’è sempre un suggerimento per una soluzione che però è l’essere umano a dover trovare».

Il vicepresidente della Fondazione dell’avvocatura si è soffermato sul recente disegno di legge sull’IA deliberato dal governo - l’Italia è stato il primo Paese ad intervenire in materia in Europa, dopo l’approvazione dell’AI Act -, che ha preso in considerazione alcune indicazioni del Consiglio nazionale forense. «C’è un’attenta interlocuzione - ha detto Minervini - con il governo e con via Arenula sull’uso dell’Intelligenza artificiale nella giustizia. Per questo motivo è stato ribadito che il magistrato sarà sempre responsabile delle sentenze e degli altri provvedimenti che scrive e che non dovrà avvalersi di sistemi di Intelligenza artificiale per scrivere le proprie decisioni. Il punto fondamentale è come i dati vengono inseriti in un sistema di Intelligenza artificiale. Deve essere chiaro anche che gli avvocati, che hanno assoluta libertà di forma, devono imparare a scrivere gli atti in maniera da renderli leggibili digitalmente e che possano essere recepiti dall’IA».

L’avvocatura è pronta ad accettare le prossime sfide. «Dobbiamo avere - ha aggiunto Minervini - un atteggiamento costruttivo, ma allo stesso tempo riteniamo necessaria la costituzione di un organismo che faccia da selezionatore dei dati. Non si può pensare che un sistema che deve aiutare il cittadino nasca con un vuoto riguardo alla selezione del dato».

La professoressa Tommasi ha voluto rassicurare: nessun giudice potrà mai essere sostituito da un robot. L’algoritmo va inteso come un assistente, un “buon consigliere” del magistrato e dell’avvocato. Pensare che una macchina si sostituisca al giurista non solo è illusorio ma anche sbagliato: «C’è ancora tanto lavoro da fare e per questo dico che siamo ancora lontani dall’intervento di un giudice-robot».

La professione forense è destinata a cambiare con l’utilizzo di nuovi strumenti. «Il diritto vivente – ha concluso il vicepresidente della Fai - è ciò che più interessa ai giuristi e all’avvocatura. La normativa si è evoluta grazie all’analisi di sentenze e ordinanze frutto di una attenta elaborazione giurisprudenziale». Con l’IA la decisione potrebbe adagiarsi su unico precedente e potrebbe non esserci più evoluzione del diritto. Con l’utilizzo del metodo suggerito dall’Intelligenza artificiale sarà la statistica a dominare e il diritto potrebbe trasformarsi da vivente ad altro. Una certezza, comunque, continua ad esserci. L’avvocato e il giudice, in carne ed ossa, con le loro conoscenze giuridiche e capacità argomentative continueranno a ricoprire un ruolo fondamentale.