«Il governo va avanti perché mi rifiuto di pensare che ci siano dei ministri M5S che vogliono aprire i porti all'immigrazione clandestina. Abbiamo lavorato bene per un anno. Non vedo perché dovremmo cambiare opinione». Le parole del vicepremier leghista, Matteo Salvini, a margine di un gazebo a Milano, sono chiare: sull’immigrazione non accetta lezioni o passi indietro dai colleghi di governo. Ed è il tema sul quale il leader del Carroccio sembra minacciare maggiormente la stabilità del governo. «Io sono leale - ha aggiunto - spero che tutti siano leali come ho dimostrato io lealtà in questi 11 mesi». Le sue intenzioni di mantenere la linea dura in tema di migranti sono confermate dalla bozza del decreto sicurezza bis, annunciato ieri in Prefettura a Napoli. Un provvedimento che, da un lato, servirà a dare maggiore risorse gli uomini delle forze dell'ordine e agli uffici giudiziari - «Ci sono 20mila delinquenti in giro per Napoli con sentenze passate in giudicato e la Giustizia per mancanza di personale non riesce a proseguire il compito dopo gli arresti» - ma che, principalmente, riguarda il tema delle ong, con un’ulteriore stretta per impedire i salvataggi in mare. E sul tema sembra riproporsi l'ormai nota spaccatura tra i due partiti di governo, M5s e Lega.  Al punto che l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, si dice «molto deluso», in quanto nel nuovo dl sicurezza «non c’è nulla sui rimpatri». Una frecciatina, dato il numero esiguo di rimpatri effettuati alla luce degli annunci fatti prima del voto dello scorso anno. «Il tema - continua Di Maio -  non sono gli arrivi che abbiamo fermato. Noi siamo pronti a dare una mano al ministero dell’Interno ma non può essere sempre colpa degli altri». Il lavoro da fare, secondo il leader grillino, «sono i trattati di cooperazione internazionale, per fare in modo che chi non può stare qui debba tornare nel paese di provenienza. Per fare questo - attacca - la peggior cosa da fare è andarsi ad alleare con Orban che dice che ti devi tenere tutti i migranti in Italia». LA BOZZA DEL "SICUREZZA BIS" Il decreto conta 12 articoli, tra i quali la cosiddetta norma "spazza clan", con la quale Salvini punta a smaltire l’arretrato nei tribunali (con l'istituzione di un commissario straordinario), ma, soprattutto, un potenziamento delle operazioni sotto copertura per ridurre il numero degli sbarchi. Ma non solo: il nuovo decreto riduce i poteri del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, introducendo una nuova norma in materia di Codice di Navigazione che attribuisce al ministro dell'Interno «la competenza a limitare o vietare il transito e/o la sosta nel mare territoriale qualora sussistano ragioni di ordine e sicurezza pubblica». Il collega grillino, dunque, rimarrebbe competente «le sole finalità di sicurezza della navigazione e di protezione dell'ambiente marino». Le navi che, nel corso della navigazione, procedono ad operazioni di soccorso in mare, si legge nella bozza del decreto bis, sono tenute ad attenersi agli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali, «con particolare riferimento alle istruzioni operative delle autorità Sar competenti o di quelle dello Stato di bandiera». Nei casi più gravi «e laddove la violazione sia commessa da navi battenti bandiera italiana», il decreto bis prevede la «sospensione da 1 a 12 mesi o la revoca della licenza o dell'autorizzazione» e multe da 3500 a 5500 euro per ogni migrante soccorso. Ma la stretta riguarda anche le manifestazioni e i contestatori, andando a colpire «coloro che si oppongono a pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio attraverso l'utilizzo di scudi o altri oggetti di protezione passiva, di materiali imbrattanti; coloro che utilizzano razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili; nonché coloro che fanno ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti». L'articolo 6 prevede inoltre maggiore tutela per gli operatori delle forze di polizia impiegati in servizio di ordine pubblico, attraverso l'inasprimento delle sanzioni ed eliminando «la vigente possibilità di configurare la causa di esclusione della punibilità per “particolare tenuità del fatto” in caso di reato di violenza, resistenza, minaccia e oltraggio commessi a danno di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni». La vicenda migranti «è una questione di sicurezza nazionale - commenta Salvini -  È chiaro che nei barchini e nei barconi si possono inserire dei delinquenti. E, siccome io sono l'autorità nazionale garante della pubblica sicurezza, la decisione su chi entra e chi esce è mia». E a proposito della riduzione dei poteri  in mano a Toninelli, Salvini afferma: «penso che sia d'accordo».