PHOTO
DECISIONE PRESA ASSIEME A FRANCIA, SPAGNA E GERMANIA
L’Italia, assieme ai 25 della Spagna e un giorno dopo i 40 della Germania e i 35 della Francia, espelle 30 diplomatici russi da Roma «per ragioni di sicurezza nazionale», come spiegato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Una decisione che, secondo l’ambasciatore di Mosca in Italia, Sergej Razov, «è completamente immotivata che porterà a un deterioramento dei rapporti». Proprio Razov è stato convocato ieri alla Farnesina dal segretario generale del ministero degli Esteri, l’ambasciatore Ettore Sequi, per notificargli la decisione, definendo “persone non grate” i funzionari espulsi.
«Tale misura, assunta in accordo con altri partner europei e atlantici, si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale - ha detto Di Maio da Berlino, dove è in corso un vertice sull’energia - nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa».
Il gesto ha ricevuto la risposta immediata della Russia.
La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che «Mosca non lascerà senza risposta la decisione di Roma» e «darà una risposta pertinente, ci saranno delle ritorsioni».
Parole alle quali ha replicato a stretto giro lo stesso Di Maio ( che lunedì aveva ricevuto minacce di morte per la sua gestione della crisi, e ieri ha sentito al telefono la sua omologa britannica, Liz Truss) secondo il quale «non saranno delle minacce a fermare la nostra azione per la pace».
Obiettivo da raggiungere perché questa è «una guerra voluta e scatenata da Putin, che dobbiamo fermare con tutte le nostre forze, partendo dal cessate il fuoco e arrivando ad un accordo» conclude il ministro degli Esteri.
E se per la dem Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, le espulsioni «sono la misura necessaria per tutelare i nostri interessi nazionali ed europei», per il centrista Maurizio Lupi, le espulsioni sono «un atto dovuto» perché «il dialogo, la tregua e la pace si costruiscono con una posizione ferma e unitaria di tutto l’Occidente».
Voce decisamente contraria invece è quella di Luigi De Magistris, fondatore e presidente del movimento Dema ed ex sindaco di Napoli, secondo il quale «l’espulsione di diplomatici di Mosca è l’ulteriore prova che i governi occidentali non perseguono la via della diplomazia».