Non sappiamo com’è andata a Santa Marinella. Non sappiamo come abbia fatto il difensore di uno degli indagati, Roberto Angeletti, a scovare, tra migliaia di file, le scene hot del sindaco Pietro Tidei.

Di certo però il caso dei video a luci rosse finiti, con una discutibile carambola procedurale, negli atti dell’indagine per corruzione avviati dai pm di Civitavecchia suggerisce due cose. Primo: stamattina alle 9 il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis, quando interverrà nell’aula di Montecitorio come relatore del decreto Intercettazioni- Omnibus, avrà la strada spianata. Non dovrà neppure affannarsi a spiegare perché, nel testo inizialmente concepito per estendere ad alcuni reati le norme antimafia sugli “ascolti”, il suo partito, FI appunto, ha chiesto e ottenuto di inserire alcune modifiche garantiste. Non dovrà sperticarsi in analisi sul bilanciamento tra azione penale e privacy, considerato che uno degli emendamenti azzurri approvati all’unanimità dal centrodestra in commissione prevede che la polizia giudiziaria non possa specificare, nei “brogliacci”, il contenuto delle intercettazioni chiaramente irrilevanti, e dovrà annotarle solo come “garbage”, roba inutile.

Nel caso di Santa Marinella, tanto per intenderci, se pure i carabinieri avessero voluto essere infedeli alla loro funzione, non avrebbero potuto, in virtù dell’emendamento di FI, scrivere nel brogliaccio “video in cui il sindaco Tidei fa l’amore con una donna”. Non lo hanno comunque fatto, intendiamoci: quei video sono stati lecitamente e casualmente ( certo, che fortuna) individuati dalla difesa dell’indagato Angeletti, acquisiti dunque agli atti dell’inchiesta e poi da altri illegalmente trasferiti sui telefonini di vari soggetti. È andata così. Ma di certo in future analoghe vicende non potrebbe eventualmente esserci alcuna “segnalazione maliziosa” infilata della polizia giudiziaria per favorire l’individuazione di materiale così distruttivo della privacy altrui. Non potrà in ogni caso accadere perché l’emendamento voluto dai berlusconiani, una volta in Gazzetta ufficiale, lo vieterà.

E qui siamo al primo punto: oggi, nel dibattito in Aula sul decreto 105, che si concluderà domani con le votazioni, Pittalis e gli altri deputati di FI potranno dire “abbiamo avuto un’ottima idea, a insistere, con successo, su quegli emendamenti”. Il caso Tidei, dunque, è carburante per la battaglia forzista sulle intercettazioni. Non solo: può aiutare anche il guardasigilli Carlo Nordio. Perché l’altra deduzione facile facile che si può ricavare dall’ignobile gogna di Santa Marinella è la seguente: non ha tutti i torti chi da anni sostiene, a cominciare da Forza Italia, che Alfonso Bonafede ha stravolto gli equilibri del diritto, nell’estendere, con la “spazzacorrotti”, l’uso dei trojan ai reati contro la Pa.

Sempre il caso di Santa Marinella infatti dimostra quali danni possano derivare già dalle intercettazioni tradizionali, condotte, come nel caso specifico, non con i trojan ma con le “care vecchie” telecamere nascoste e microspie ambientali; figurarsi cosa si può mai scoprire col malefico virus spia inserito nel cellulare dell’indagato, uno strumento che non ti filma solo in luoghi tutto sommato neutrali ( come gli uffici del Comune) ma nella tua privatissima camera da letto. Perché il trojan ti segue, e ti spia, ovunque. Dopo una vicenda dolorosa ed esemplare qual è quella di Tidei, insomma, Forza Italia innanzitutto avrà un ulteriore, valido argomento nel battersi per eliminare i virus spia dalle indagini di corruzione. I fatti delle ultime ore mostrano quale sproporzione vi sia fra strumenti tanto intrusivi e il tipo di illeciti per i quali li si utilizza.

Nello specifico, parliamo di un ristoratore che avrebbe corrotto politici per ottenere facilitazioni nella propria attività: davvero sarebbe stato il caso di rovinare due o tre famiglie, pur di facilitare un’inchiesta del genere col ricorso ai virus spia? Sul punto, gli azzurri dovrebbero tornare alla carica quando arriverà in Parlamento il più ampio intervento in materia di “ascolti” che dovrebbe essere presentato da Nordio nelle prossime settimane. In realtà il ministro potrebbe anticipare FI ( il senatore berlusconiano Pierantonio Zanettin ha fatto inserire, nel testo dell’indagine conoscitiva di Buongiorno, la necessità di una «riflessione» sui trojan) e inserire lui stesso limitazioni sui virus spia nel secondo pacchetto della riforma penale.

Il provvedimento allo studio di via Arenula avrà proprio le intercettazioni quale piatto forte, con due punti d’attacco: i costi dello strumento investigativo ( regolati almeno in parte dall’emendamento di Enrico Costa al decreto 105) e appunto i trojan. Anche Nordio potrà citare il caso Tidei per dire che l’estensione dei “malware” alle indagini sulla corruzione è un’abnormità da cancellare. Vedremo. Certo è che da stamattina, per i garantisti della maggioranza, si apre un nuovo percorso certamente meno in salita dei precedenti.