L’ultimo sì al rafforzamento del ruolo dell'avvocato in Costituzione viene forse dalla più autorevole delle voci: quella del presidente uscente della Corte costituzionale, Giorgio Lattanzi. Che, nel dichiarare la complementarietà di magistratura e avvocatura, ha anche lanciato la sua idea: quella di un’associazione tra le due categorie, a difesa dello Stato di diritto. Una «alleanza per la giurisdizione e per i diritti» capace anche di sanare definitivamente i contrasti del passato tra le due anime del processo. La proposta è arrivata nel giorno in cui il Consiglio nazionale forense ha voluto celebrare Lattanzi, conferendogli la medaglia del Cnf come «ringraziamento per il suo lavoro», ha sottolineato il presidente Andrea Mascherin in apertura dell’incontro tra l’ex presidente e i componenti del consiglio. E Mascherin ha subito accolto l’idea di Lattanzi, annunciando una imminente delibera di adesione alla proposta, proponendo che ad occupare la prima poltrona di presidente sia proprio il giudice.

Per Lattanzi, avvocatura e magistratura «non vivono l’una senza l’altra», essendo «insieme giurisdizione». Per tale motivo, dunque, «è giustificata la proposta di legge e la richiesta ferma di inserire l’avvocatura in Costituzione, proprio perché ha la funzione di rappresentare questa unità». Tale idea della giurisdizione rappresenta una «garanzia dei diritti e dello Stato di diritto, in un momento in cui nel mondo, e forse anche in Italia, si muovono idee e orientamenti strani, qualcosa che ci ricorda il passato e che dobbiamo respingere se rischia di porsi in contrasto con lo Stato di diritto». Uno Stato difeso, negli anni, dalla Consulta, ha sottolineato Mascherin, che ha richiamato la Costituzione come «idea di società» e la Corte costituzionale come «scudo» della stessa. E se l’avvocato ha un ruolo tecnico, non meno importante è quello sociale, finalizzato al mantenimento di un’idea «costituzionalmente orientata della società», ovvero solidale, egualitaria, aperta e liberale. Tale idea, ha evidenziato il presidente del Cnf, è però oggi a rischio. «Nella formazione delle leggi si risponde a logiche diverse dall’applicazione corretta e coerente della Costituzione - ha evidenziato - e quindi anche la nostra esigenza di lavorare con la Corte costituzionale è molto attuale». Per Lattanzi, «commosso e orgoglioso» per il riconoscimento ricevuto dall’avvocatura, un primo passo per affrontare tale rischio è stato quello di far conoscere la Consulta, facendola uscire dal Palazzo, con le iniziative nelle scuole e nelle carceri. Ed in particolare quest’ultima, ha evidenziato, è servita a far percepire un luogo prima inteso come “altrove” parte del nostro pianeta. «Andare nelle carceri ha avuto innanzitutto il significato di creare, attraverso il discorso sulla Costituzione, un ponte tra la Corte costituzionale e i detenuti - ha sottolineato -. La Costituzione è per tutti, forse soprattutto per loro, perché come ogni buona legge è fatta per proteggere chi ha bisogno di essere protetto. Perché chi ha il potere lo usa, non ha bisogno delle leggi a propria tutela, mentre chi è in posizione di dipendenza, come i detenuti, è colui che di più ha bisogno dello scudo della Costituzione». Scudo solido, che per Lattanzi «non ha bisogno di quelle profonde revisioni che ad ogni cambiar di governo vengono proposte». E questo perché i diritti, ha affermato l’ex presidente, non vivono senza l’ordinamento e corrono rischi anche se sono già stati riconosciuti. È proprio l’ordinamento, ha aggiunto, a sventare tali pericoli, motivo per cui «i nostri costituenti si sono preoccupati di creare un meccanismo che ci mettesse al riparo» dalle vicende del passato. «Ed è per questo che sono sempre preoccupato quando questo meccanismo lo si vuole modificare», ha aggiunto. Nei suoi 70 anni, d’altronde, la Costituzione «ha visto stagioni politiche diverse, stagioni in cui il Parlamento era più forte del governo e stagioni, come quella di oggi, in cui accade il contrario, con il continuo ricorso ai decreti legge. E la Costituzione, anche attraverso l’opera della Consulta, è riuscita a governare queste situazioni». Allo stato attuale, ha evidenziato Lattanzi, i diritti sono in pericolo. «Nei momenti in cui la vita appare più facile è facile anche affermare i diritti - ha aggiunto -. Ma nei periodi in cui il mondo è più cupo, preoccupato e rancoroso, come adesso, si cerca l’uomo solo al comando, l’uomo forte. Ed è quello il momento in cui rischiano di esser messi in discussione. Perciò è importante che magistratura e avvocatura facciano corpo comune a garanzia dello Stato di diritto». Ecco il senso della proposta di un’associazione, capace di portare avanti un discorso comune alle due categorie, svolgendo «anche l’azione politica della giurisdizione». Per Mascherin si tratta di passaggi fortissimi: andando oltre la teoria, la proposta di fare «politica dei diritti e proposte per impegnarsi concretamente» rappresenta un’idea straordinaria e «un impegno comune» a tutela della Costituzione.