Arriva oggi all'attenzione della Cassazione l'incartamento relativo alla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo avanzato dal difensore di Alfredo Cospito, l'anarchico al 41 bis e da due mesi in sciopero della fame, contro il regime del carcere duro. Si tratta di un passaggio procedurale in vista della fissazione dell'udienza in cui verrà affrontato il ricorso presentato dall'avvocato Flavio Rossi Albertini. Intanto anche l’ex Ministro dem della Giustizia Andrea Orlando si esprime a favore della revoca del carcere duro: «Mi auguro – ha scritto su twitter - che il ministro Nordio raccolga l'appello di giuristi ed intellettuali per la revoca del 41 bis a Cospito». L’appello è quello “Per la vita di Alfredo Cospito” rivolto al Guardasigilli e all’Amministrazione penitenziaria da parte magistrati, avvocati, personalità della cultura tra cui Massimo Cacciari, Gian Domenico Caiazza, don Luigi Ciotti, Gherardo Colombo, Elvio Fassone, Luigi Ferrajoli, Giovanni Maria Flick, Tommaso Montanari, Moni Ovadia, Livio Pepino, Nello Rossi. Come ricordano i firmatari «Alfredo Cospito è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni». «Lo sciopero della fame di detenuti potenzialmente fino alla morte è una scelta esistenziale drammatica che interpella le coscienze e le intelligenze di tutti – proseguono i firmatari dell’appello (che può essere sottoscritto a questo link https://forms.gle/jtekmZS4zsdLPUht6) - . È un lento suicidio (che si aggiunge, nel caso di Cospito, agli 83 suicidi “istantanei” intervenuti nelle nostre prigioni nel 2022), un’agonia che si sviluppa giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, un’autodistruzione consapevole e meditata, una pietra tombale sulla speranza». A fronte di ciò, «la gravità dei fatti commessi non scompare né si attenua ma deve passare in secondo piano. Né vale sottolineare che tutto avviene per ‘scelta’ del detenuto. Configurare come sfida o ricatto l’atteggiamento di chi fa del corpo l’estremo strumento di protesta e di affermazione della propria identità significa tradire la nostra Costituzione che pone in cima ai valori, alla cui tutela è preposto lo Stato, la vita umana e la dignità della persona: per la sua stessa legittimazione e credibilità, non per concessione a chi lo avversa. Sta qui – come i fatti di questi giorni mostrano nel mondo – la differenza tra gli Stati democratici e i regimi autoritari». Secondo gli ideatori dell’appello “la protesta estrema di Cospito segnala molte anomalie, specifiche e generali” tra cui «la frequente sproporzione tra i fatti commessi e le pene inflitte (sottolineata, nel caso, dalla stessa Corte di assise d’appello di Torino che ha, per questo, rimesso gli atti alla Corte costituzionale)». Ma 1oggi l’urgenza è altra. Cospito rischia seriamente di morire: può essere questione di settimane o, addirittura, di giorni. E l’urgenza è quella di salvare una vita e di non rendersi corresponsabili, anche con il silenzio, di una morte evitabile. Il tempo sta per scadere. Per questo facciamo appello all’Amministrazione penitenziaria, al Ministro della Giustizia e al Governo perché escano dall’indifferenza in cui si sono attestati in questi mesi nei confronti della protesta di Cospito e facciano un gesto di umanità e di coraggio. Le possibilità di soluzione non mancano, a cominciare dalla revoca nei suoi confronti, per fatti sopravvenuti e in via interlocutoria, del regime del 41 bis, applicando ogni altra necessaria cautela. È un passo necessario per salvare una vita e per avviare un cambiamento della drammatica situazione che attraversano il carcere e chi è in esso rinchiuso». Così si conclude l’appello che mette non poco in difficoltà Carlo Nordio. A sollecitarlo sono nomi di spicco, provenienti anche dal mondo della magistratura, con motivazioni assolutamente ragionevoli. La morte di Cospito, che sembra non intenzionato a fermare la sua iniziativa nonviolenta di protesta, sarebbe un peso enorme per il responsabile di Via Arenula. A non aiutare però la mobilitazione pacifica ci pensano gli “amici” anarchici di Cospito. Il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, ha ricevuto, una decina di giorni fa, una busta con un proiettile e la “A” di anarchia tracciata su un foglio. Saluzzo, con il pm Paolo Scafi, sostiene l'accusa al processo alla Corte d'Assise d'Appello di Torino contro Cospito di cui ha chiesto la condanna all'ergastolo e dodici mesi di isolamento diurno per l'attentato alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano (Cuneo) del 2005. Tale grave episodio ha subito spronato a parlare Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d'Italia e sottosegretario di Stato alla Giustizia: “Piena, assoluta e incondizionata solidarietà al procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo. Le minacce sfrontatamente rivolte ad un servitore dello Stato rafforzano sempre il più convincimento della pericolosità della galassia anarchico-terroristica e della essenzialità dello strumento del 41 bis. Lo Stato non si farà intimorire”. Se pure Nordio fosse pronto a rispondere positivamente all’appello, quanto questa dichiarazione netta del suo sottosegretario potrebbe frenarlo?