LE IDEE DELL’ORGANISMO FORENSE PER LE ELEZIONI

In occasione del prossimo appuntamento elettorale del 25 settembre, l’Organismo congressuale forense ha deciso di scrivere una lettera alle forze politiche per ricordare quali siano le tappe fondamentali del corso riformatore, lanciando un accorato appello per difendere e tutelare la giustizia al di là del consenso immediato e di facili populismi. Una lettera che contiene le idee sulle riforme volte ad ottenere «una Giustizia che sia innanzitutto giusta, poi accessibile, affidabile e celere e, quindi, effettiva, nel rispetto del principio sancito dall’articolo 111 della nostra Costituzione». Al netto delle valutazioni sulle riforme fatte dal governo per rispettare le richieste dell’Europa e ottenere i fondi del Pnrr, sottolinea l’Ocf, a preoccupare è l’impasse generata dalla crisi politica. Uno scoglio che va superato, «evitandosi, però, di dare attuazione a quei principi di delega che comprimono, sia nel processo civile che in quello penale, le garanzie della difesa ed il rispetto effettivo del contraddittorio» . Per quanto riguarda invece la riforma dell’ordinamento giudiziario, «ci attendiamo un formale impegno a non lasciar cadere la delega, attivando tempestivamente le commissioni ministeriali che dovranno redigere i decreti legislativi, auspicando che in dette commissioni sia prevista una adeguata presenza di componenti di Ocf e delle altre rappresentanze forensi, per evitare il ripetersi della marginalizzazione del punto di vista dell’avvocatura, che è poi quello della comunità e della società che noi avvocati rappresentiamo nelle aule di giustizia».

Un percorso che deve portare alla conquista di «un’effettiva terzietà del giudice ( attraverso la definitiva separazione delle carriere requirenti da quelle giudicanti) ed al riconoscimento della legittima richiesta delle Istituzioni forensi di compartecipare alla concreta organizzazione e gestione dei servizi giudiziari, a livello sia ministeriale che territoriale». Ma gli argomenti sul tappeto sono tanti, come l’equo compenso, «provvedimento assolutamente necessario per assicurare la qualità della giustizia quando di fronte al cittadino si parano i potentati economici o istituzionali», la giustizia complementare e «la valorizzazione di tutte quelle attività sussidiarie della giurisdizione».

E c’è, ancora, il tema della transizione digitale, che «deve trovare una meno timida capacità di penetrazione nel mondo giudiziario». Il che significa rendere i sistemi capaci di comunicare tra di loro e «riuscire a renderne trasparenti i percorsi evitando di fare prima la legge e poi studiarne il possibile impatto e doverne cercarne i rimedi». I temi sono tanti e molti verranno affrontati nel prossimo Congresso nazionale forense, che si terrà a Lecce dal 6 all’ 8 ottobre, pochi giorni dopo che il nuovo Parlamento sarà stato eletto. Ma nel frattempo, l’invito alla politica è quello di avere coraggio, ma anche sincerità, «perché si abbandoni la scusa del non fare perché “si tratta di scelte divisive”». I principi fondamentali della Costituzione, continua la lettera, «disegnano una società buona, solidale, rispettosa delle differenze». E quel “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”, «che costituisce l’incipit dell’articolo 3 ( giustamente considerato dagli studiosi il “capolavoro istituzionale” della Carta) enuncia le garanzie fondamentali della persona assegnando alla Giurisdizione, ai suoi soggetti ed alle sue regole, la responsabilità di assicurarne l’eguaglianza “davanti alla legge”».

È compito del Parlamento «difendere e tutelare la Giurisdizione - conclude Ocf -; ed è un compito che va ben oltre quello, previsto dall’articolo 110, che impone al ministro della Giustizia di assicurare “l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”, perché la Giurisdizione si difende e si tutela non solo rispettandone la sua funzione, le sue prerogative, le sue regole ed i suoi protagonisti ma anche preservandola dalle dinamiche della ricerca a tutti i costi del consenso elettorale, che troppo spesso tracima, pericolosamente, nel populismo».