Ci sono volute tre votazioni, ma alla fine il Csm ha un nuovo vicepresidente. A spuntarla è stato l’avvocato Fabio Pinelli, il laico indicato dalla Lega, che ha vinto anche la partita interna al centrodestra, per il quale fino a martedì sera era in gioco anche Daniela Bianchini, la docente di diritto di famiglia sponsorizzata da FdI. Pinellli è stato eletto con 17 voti, contro i 14 raccolti dal costituzionalista Roberto Romboli, il laico in quota dem sul quale, nelle scorse settimane, si era abbattuto il dubbio sul possesso dei titoli, dal momento che dal 2021 è in pensione e dunque non più docente di ruolo. Un dubbio sciolto con facilità dalla Commissione verifica titoli - della quale lo stesso Romboli faceva parte -, che questa mattina ha proposto il via libera per tutti i consiglieri eletti.

Nella Costituzione, infatti, «non vi è alcun riferimento ai diversi status funzionali del professore universitario ordinario (in esercizio, fuori ruolo, a riposo), così escludendo la necessità dell’attualità delle funzioni di professore ordinario quale requisito di eleggibilità alla carica di consigliere del Csm - si legge nella delibera -. Pertanto che la scelta dei professori universitari e degli avvocati tra i componenti del Consiglio si giustifica in ragione del solo criterio della competenza tecnico-giuridica maturata nelle rispettive esperienze professionali, e non già in un’ottica di rappresentatività della categoria di appartenenza, come per i membri togati, per i quali è richiesta l’appartenenza all’ordine giudiziario».

La proposta è stata approvata all’unanimità, ma con il voto contrario di Andrea Mirenda, l’indipendente eletto nelle liste di Altra proposta. E il via libera alla verifica dei titoli ha consentito di procedere al voto per il successore di David Ermini, un testa a testa che ha visto, in ogni caso, Pinelli in vantaggio sin dal primo turno, conquistando 14 voti al primo giro, 15 al secondo, contro i 13 e i 12 voti conquistati da Romboli. Decisive le schede bianche: cinque nei primi due turni, una all’ultima votazione. A Pinelli sono andati i voti dei sette consiglieri di Magistratura indipendente, quelli dei sette laici del centrodestra e quello del laico del Terzo Polo, Ernesto Carbone, più altri due consiglieri, tra i quali almeno uno tra il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio e il procuratore generale Luigi Salvato. Per Romboli, invece, hanno votato gli otto consiglieri togati delle correnti di sinistra, il laico 5 Stelle Michele Papa e i quattro togati di Unicost, che dopo aver «esaminato senza pregiudiziali ideologiche i profili dei candidati» e «pur apprezzando l’altissima qualità del curriculum del consigliere poi eletto, hanno ritenuto di sostenere, nelle diverse votazioni» il laico dem.

Una dichiarazione breve quella d’esordio per il neo vicepresidente, che si è scusato per non aver preparato un discorso - «sarebbe stato irrispettoso nei confronti di chi non mi ha votato», ha detto -, annunciando di voler orientare ogni comportamento «nell'interesse del Paese con la guida e il faro del presidente della Repubblica». Emozionato e «onorato» per l’incarico appena ricevuto, Pinelli, consapevole di ritrovarsi per le mani «una gravosissima responsabilità», ha garantito «ascolto» anche a chi ha scelto di non votarlo, in modo tale che «il comportamento del Consiglio sia orientato sempre a scelte condivise e meditate». L’avvocato che ha tra i suoi assistiti anche il governatore del Veneto Luca Zaia, l’inventore della “Bestia” della Lega Luca Morisi e l’ex sottosegretario Armando Siri ha citato il magistrato beato Rosario Livatino, «”Quando moriremo nessuno ci chiederà quanto siamo stati credenti ma credibili” - ha affermato - . Cerchiamo di essere credibili, trasparenti, mai obliqui nell'interesse del Paese. Il comportamento del Csm sia orientato sempre a scelte condivise», ha concluso, ringraziando «la parte politica che ha ritenuto di poter spendere e investire, con una candidatura in Parlamento, su una figura non politica e indipendente».

A intervenire anche il Capo dello Stato e del Csm, Sergio Mattarella, che ha presieduto il plenum facendo sedere al suo fianco, dopo l’elezione, lo stesso Pinelli. «Sono certo che saprà affrontare con spirito istituzionale e collaborativo le funzioni rilevanti cui è chiamato» ha evidenziato, invitando poi il Consiglio ad affrontare «con obiettività e concretezza anche le questioni più complesse che di volta in volta gli saranno sottoposte. Desidero ricordare anche qui il ruolo di questo Consiglio, organo di garanzia che la Costituzione colloca a presidio dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura», ha dunque aggiunto, ribadendo il discorso fatto martedì durante il commiato dei vecchi componenti del Csm. E poi l’appello a Pinelli a «favorire la coesione dell'attività del Consiglio», un’azione da svolgere mediante «l'adozione di delibere condivise, che rende più efficace ed autorevole il percorso». Breve ma comunque chiaro il discorso di Mattarella, che ha ricordato i doveri di lealtà verso le istituzioni in capo ad ogni consigliere, che ricopre «una funzione di garanzia e al contempo di grande responsabilità ed equilibrio tra i poteri costituzionali».

Un Csm spaccato, dunque, per la scelta del nome più importante dopo gli anni più travagliati di sempre per la magistratura. Ma Pinelli, che sin da subito si è definito super partes rispetto agli orientamenti partitici, potrebbe rappresentare una garanzia per l’intero Consiglio. Nelle scorse settimane il legale era stato designato dal Senato della Repubblica per il patrocinio davanti alla Corte Costituzionale nel conflitto di attribuzione tra poteri derivante dal caso Open per la presunta violazione delle prerogative parlamentari di cui all'articolo 68, comma 3, della Costituzione in danno del leader di Italia Viva Matteo Renzi.

Professore a contratto presso l'Universita' Ca' Foscari di Venezia e titolare dell'insegnamento di "Diritto penale dell'ambiente, del lavoro e della sicurezza informatica", è stato membro del Comitato scientifico di Fondazione Leonardo, tanto da trovare nell'ex presidente della Camera e attuale presidente della Fondazione, Luciano Violante, uno dei suoi principali sponsor. E a dimostrare la sua indipendenza dal centrodestra anche alcuni articoli pubblicati sulla rivista di Magistratura democratica, corrente di sinistra delle toghe, l’ultimo dei quali lo scorso 10 gennaio. Un articolo con il quale Pinelli invita la politica a mettere da parte la logica della contrapposizione con la magistratura, in tema di giustizia penale, “bocciando” la separazione delle carriere, che rischia di offrire «molte meno garanzie per la tutela dei protagonisti del processo».