Mosca contrattacca sulle sanzioni: «Ora si paga solo in rubli» E Stoltenberg ( Nato) promette nuove armi all’Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato al governo di emanare una direttiva che obblighi Gazprom a convertire in rubli i contratti di fornitura con i «Paesi ostili». Secondo il presidente russo, riferisce il sito di Kommersant, fornire merci russe all’Ue e agli Stati Uniti e ricevere pagamenti in dollari ed euro «non ha alcun senso per noi». Dopo la notizia, il rublo ha recuperato valore alla Borsa di Mosca. La Russia, ha detto Putin, continuerà a fornire gas «in base ai volumi e secondo i principi di tariffazione conclusi nei contratti». Proteste dalle cencellerie europee.

A Putin fa la guerra anche sul gas: «Si paga in rubli»

Oggi vertice Nato a Bruxelles dove arriva Biden Lascia inviato russo all’Onu contrario all’invasione

Chi vorrà il gas russo dovrà pagarlo in rubli, niente dollari o euro. Parola di Vladimir Putin, che non taglia i rubinetti ma si adatta all’economia di guerra e alle sanzioni occidentali. Facendo capire che l’offensiva in Ucraina andrà avanti. Il negoziatocon Kiev è sostanzialmente bloccato. Le posizioni sono note così come le richieste reciproche, al momento però non esistono passi in avanti mentre la guerra non fa invece intravedere un rallentamento delle operazioni.

A Mariupol si continua a combattere, i separatisti del Donbass, alleati di Mosca, hanno annunciato di controllare metà del centro cittadino ma non esiste modo di verificare in maniera indipendente le affermazioni, l'unica cosa certa è che migliaia di civili sono intrappolati senza possibilità di scappare. Kiev e Mosca avrebbero però concordato la creazione di nove corridoi umanitari che escludono però proprio Mariupol, le persone in fuga possono battere solo strade fuori Luhansk dove sarebbe incorso da ieri un cessate il fuoco.

Il governatore regionale di Chernihiv, Viacheslav Chaus, ha reso noto che un ponte chiave che apriva la strada per Kiev, usato per lasciare la città, è stato distrutto dalle forze russe. In ogni caso sembra, a dire dello stesso Chus, che la distruzione non avrebbe impedito agli aiuti di raggiungere Chernihiv: ' Forniremo alla città cibo e tutto il necessario'.

Manca però acqua e cibo sufficiente, una situazione comune ad altre città man mano che la guerra avanza. Ma il problema più grande sembra essere quello della penuria di farmaci e medici. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti verificato 64 episodi di attacchi a strutture dell'assistenza sanitaria che hanno provocato 15 morti e 37 feriti. Il dottor Jarno Habicht, rappresentante dell'Oms in Ucraina ha spiegato che «gli attacchi all'assistenza sanitaria sono una violazione del diritto umanitario internazionale, ma una tattica di guerra inquietante comune: distruggono le infrastrutture critiche, ma peggio ancora, distruggono la speranza. Privano le persone già vulnerabili delle cure che spesso fanno la differenza tra la vita e la morte. L'assistenza sanitaria non è e non dovrebbe mai essere - un obiettivo».

Mancando parole e atti di pace, restano quelli di scontro aperto. Ieri la Polonia ha espulso 45 diplomatici russi dal paese. L'accusa è quella di essere presunte spie. Un'eventualità che Mosca ha definito ' infondata', tuttavia tra di essi non risulta esserci l'ambasciatore della Federazione Russa. Una mossa che quasi specularmente, se non una risposta premeditata, è stata compiuta anche dalla Bielorussia. Le autorità di Minsk hanno ordinato a diversi esponenti della delegazione diplomatica ucraina di tornare in patria e di chiudere il consolato generale a Brest. Anche in questo caso, è stato reso noto che ' l'ambasciata ucraina continuerà a lavorare in Bielorussia nel formato 1+ 4, cioè l'ambasciatore e quattro membri dello staff'.

Intanto c'è attesa per il vertice Nato con Joe Biden, che si tiene oggi a Bruxelles. Le anticipazioni sono state già annunciate dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg: «Abbiamo il dovere di assicurarci che la guerra non esca dall'Ucraina. Una guerra diretta tra Nato e Russia causerebbe maggiore distruzione. Ogni utilizzo di armi chimiche cambierebbe totalmente la natura di questo conflitto e sarebbe una palese violazione del diritto internazionale e avrebbe forti conseguenze». Concretamente aumenteranno le forze militari alleate nell'Europa orientale, quattro nuovi gruppi tattici saranno infatti inviati in Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania. Un incremento militare che sarà rafforzato anche dalla decisione Usa di una maggiore partecipazione alla Nato con la costruzione di una nuova base sempre nell'Europa dell'Est e un contingente di soldati più robusto di quello attuale. Ma ieri c’è stata la prima crepa nel muro della Russia, Anatoly Chubais, inviato alle Nazioni Unite per le questioni climatiche, si è infatti dimesso dal suo incarico. Mosca non ha commentato anche se ha confermato le dimissioni, e sono state le fonti della Reuters e di Bloomberg a dare per certo l'allontanamento di Chubais a causa della sua contrarietà alla guerra.