Alcune inchieste della procura possono provocare il panico nel Comune di Milano, per la precisione negli uffici dell’assessorato della Rigenerazione Urbana, e condizionarne il funzionamento? A quanto pare, sì. Ben 140 dipendenti hanno firmato una lettera indirizzata al sindaco Beppe Sala, chiedendo di essere trasferiti, per l’avvio di tre indagini riguardanti i lavori del palazzo di piazza Aspromonte, i condomini di via Stresa e le Park Towers al Parco Lambro. Una situazione che ha colto di sorpresa lo stesso Sala, alla guida di una delle capitali economiche e finanziarie europee.

A preoccupare i funzionari della Rigenerazione Urbana sono 150 procedimenti che potrebbero trasformarsi in fascicoli della procura milanese con conseguenti ripercussioni sui tempi di realizzazione di una serie di opere. Non chiamiamolo, però, tintinnio di manette. Ripiomberemmo negli anni Novanta del secolo scorso. Il procuratore Marcello Viola è prontamente intervenuto per rassicurare tutti, a partire dal primo cittadino del capoluogo lombardo. «Serve serenità e ragionare sul piano squisitamente tecnico», ha detto. «Noi effettuiamo i nostri accertamenti nell’ambito dei procedimenti per verificare il rispetto alla legge».

Alle parole del procuratore ha replicato il sindaco Sala nei giorni scorsi, durante una manifestazione politica. Se dalla procura si cerca di creare un clima disteso, da Palazzo Marino traspare non poca preoccupazione. «Ho sentito le parole del procuratore capo Viola – ha commentato Sala - che in sostanza dice due cose: è una questione tecnica e va affrontata tecnicamente, ci vuole molta serenità nel giudizio. Sulla prima concordo al 100%. Non può che essere tecnica. Dal nostro punto di vista non vuole essere politica, se non nel senso di spiegare quelle che sono le nostre politiche». Sala ha invitato il procuratore Viola a riflettere con lui su una situazione potrebbe avere gravi effetti sul funzionamento dell’intera macchina amministrativa. «Sul fatto di stare sereni – ha detto il sindaco -, vorrei chiedere al procuratore Viola quanto si sentirebbe sereno se 140 magistrati dicessero: “cambiami lavoro”. Io non avrei mai immaginato di arrivare a una situazione in cui 140 funzionari e dirigenti del Comune mi scrivono e mi dicono: “cambiami lavoro”. La serenità proprio no, non sono per niente sereno, sono preoccupatissimo».

Oltre alle attenzioni dei magistrati sui cantieri che hanno provocato il panico in Comune, è di ieri la notizia di una inchiesta sul Bosconavigli dell’archistar Stefano Boeri in merito ad una presunta lottizzazione abusiva. Il complesso residenziale sorge tra piazzale delle Milizie e viale Troya, nella zona dei Navigli. Secondo i pm, mancherebbe un piano attuativo previsto per legge. Le verifiche, inoltre, riguarderebbero la monetizzazione degli standard, vale a dire la somma che il costruttore si impegna a versare al Comune in sostituzione della realizzazione dei servizi collegati all’opera che si sta costruendo. Per calcolare al meglio le cifre congrue sono al lavoro i consulenti dei pm. Ad insospettire i magistrati sarebbe la differenza tra le somme versate e quelle che si sarebbero dovute versare in favore del Comune di Milano.

In questo contesto di condizionamento dell’attività amministrativa sembra prevalere lo “strumento penale”. Ne è convinto l’avvocato Guido Camera del Foro di Milano. «Il rapporto conflittuale della magistratura inquirente con i settori dell’ordinamento diversi da quello penale – dice al Dubbio - non è certo di oggi. Nella mia esperienza professionale ho avuto spesso la sensazione che si pensasse che solo con lo strumento penale si potesse dare una risposta giusta a questioni che, in realtà, il più delle volte dovrebbero e potrebbero essere trattate e decise esclusivamente dalla giustizia amministrativa, civile o tributaria».

La “minaccia” penale condiziona i comportamenti dei funzionari pubblici in modo negativo. «Spesso – aggiunge Camera - anche soffocando iniziative animate dalle migliori intenzioni e dall’interesse pubblico, come ha spiegato nel 2022 la Corte costituzionale a proposito dell’abuso di ufficio. Una cosa, del resto, è un abuso gravissimo dettato da comportamenti abnormi, o dal palese stravolgimento degli istituti del diritto amministrativo, soprattutto se animati da finalità private, o peggio ancora una correzione. In questi casi, è lo strumento penale la soluzione. Un’altra cosa invece, è l’interpretazione di norme o regolamenti complessi, anche sotto il profilo della materia tecnica sottostante, che non devono rientrare nel perimetro della responsabilità penale. Questo problema, a maggior ragione, si acuisce in presenza di questioni tecniche di matrice extrapenale, non solo in campo urbanistico, ma in generale in materia di appalti pubblici, che non sono spesso di semplice definizione, alla luce di un contesto normativo e giurisprudenziale che troppo di frequente non garantisce la certezza del diritto».