I sette grandi: «Putin è un criminale di guerra» Mosca però pensa a un incontro con Biden

Come aveva ribadito Joe Biden alla vigilia, gli alleati occidentali non si fanno intimorire dalle minacce “atomiche” di Vladimir Putin, non abbandoneranno l’Ucraina, al contrario continueranno a inviare aiuti economici e armi alla resistenza di Kiev.

È quanto emerge dalla riunione straordinaria del G7 che si è tenuta ieri in forma virtuale e alla quale ha partecipato anche il presidente Volodymir Zelensky in cui i leader dei sette paesi più industrializzati sottilineano che appoggeranno Kiev, dal punto di vista militare, finanziario e diplomatico «per tutto il tempo che sarà necessario a difendersi contro l’invasore russo», come si legge sul documento finale del vertice.

IL VERTICE DURISSIMO CON PUTIN: «CRIMINALE DI GUERRRA»

Come aveva ribadito Joe Biden alla vigilia, gli alleati occidentali non si fanno intimorire dalle minacce “atomiche” di Vladimir Putin, non abbandoneranno l’Ucraina, al contrario continueranno a inviare aiuti economici e armi alla resistenza di Kiev. È quanto emerge dalla riunione straordinaria del G7 che si è tenuta ieri in forma virtuale e alla quale ha partecipato anche il presidente Volodymir Zelensky in cui i leader dei sette paesi più industrializzati sottilineano che appoggeranno Kiev, dal punto di vista militare, finanziario e diplomatico «per tutto il tempo che sarà necessario a difendersi contro l’invasore russo», come si legge sul documento finale del vertice. L’obiettivo è giungere a una «èace giusta», e non a una resa incondizionata alle condizioni del Cremlino.

«Nessun paese vuole la pace più dell’Ucraina, il cui popolo ha subito la morte, lo sfollamento e innumerevoli atrocità come risultato dell’aggressione russa. In solidarietà con l’Ucraina, i leader del G7 accolgono con favore la disponibilità del presidente Zelensky per una pace giusta». I leader hanno condannato fermamente gli attacchi contro i civili da parte delle truppe russe con i massicci bombardamenti delle città nell’ultimo week end, definendoli «crimini di guerra» e affermando che riterranno il presidente russo «responsabile». Per la propiretà transitiva Vladimir Putin è trtattato alla stregua di un criminale di guerra. «Il nostro incontro si è svolto sullo sfondo dei più recenti attacchi missilistici contro infrastrutture civili e città in tutta l’Ucraina, portando alla morte di civili innocenti.

Condanniamo questi attacchi nei termini più forti possibili e ricordiamo che attacchi indiscriminati contro civili innocenti costituiscono un crimine di guerra. Riterremo responsabili il presidente Putin e chiunque altro sia stato coinvolto». Allo stesso tempo il G7 ritorna sulle annessioni illegali alla Russia delle repubbliche di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, oltre che della Repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli: «Ribadiamo solennemente che non riconosceremo mai questa annessione illegale o i falsi referendum che la Russia usa per giustificarlo. Mosca ha palesemente violato i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite. La Russia non ha una base legittima per cambiare i confini dell’Ucraina.

Chiediamo a tutti i paesi di rifiutare inequivocabilmente queste violazioni del diritto internazionale e chiediamo alla Russia di cessare tutte le ostilità e immediatamente, ritirare completamente e incondizionatamente tutte le sue truppe e l’equipaggiamento militare dall’Ucraina. Poi l’annuncio di nuove sanzioni economiche: «Abbiamo imposto e continueremo a imporre ulteriori sanzioni economiche alla Russia, compresi individui ed entità, all’interno e all’esterno della Russia, che forniscono supporto politico o economico per il tentataivo illegale della Russia di cambiare lo stato del territorio ucraino»» Il più infervorato di tutti naturalmente è il presidente Zelensky, per il quale «Non ci può essere alcun dialogo con l'attuale leader russo».

Discorso diverso se a Mosca avvenisse un cambio di regime, ma qui siamo nel campo dei desideri: «Ci possono essere colloqui solo con un altro leader della Russia, che rispetti la Carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali dell'umanità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, o in una configurazione diversa, in modo che il leader terrorista non abbia l'opportunità di influenzare decisioni chiave», ha concluso Zelensky prima di chiedere formalmente al G7 una missione militare internazionale ai confini della Bielorussia, minaccioso satellite della Russia nel cuore dell’Europa che proprio ieri ha mobilitato alcuni contingenti militari nella città di Yelsk, che si trova a 17 km dal confine con l'Ucraina.

Nonostante la contrapposizione tra Russia e Occidente sia totale, rimangono ancora aperti i canali diplomatici e sottobanco si continua a trattare. È stato lo stesso ministro degli Esteri di Mosca, il navigatissimo Sergei Lavrov a evocare un possibile incontro bilaterale tra Putin e Biden, individuando la prima finestra utile a margine del G20 in Indonesiache si terrà a novembre novembre.

Lavrov, che dall’inizio della crisi alterna il bastone e la carota, spiega che la russia non ha intenzione di utilizzare armi nucleari: «Questo avverrebbe solo se rischiassimo l’annientamento». Intanto nuovi orrori dal fronte: le autorità ucraine hanno esumato 78 corpi nella regione orientale di Donetsk, compresi quelli di alcuni bambini, tra cui una bimba di un anno seppellita con i familiari. Lo ha reso noto la Procura generale di Kiev: alcuni dei corpi presentavano segni di morte violenta. A Sviatohirsk sono stati esumati 34 cadaveri, mentre altri due sono stati trovati carbonizzati in un'auto, e altri 44 a Lyman.