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Ainis M5S Governo Draghi
Questione giustizia: a colloquio con il costituzionalista Michele Ainis
C’è uno scontro tra politica e magistratura?
Ci sono dichiarazioni piuttosto roventi da una parte – la maggioranza politica - e dall’altra – magistrati, ex magistrati, l’Anm. Potremmo considerarlo il frutto avvelenato della stagione berlusconiana.
Secondo Lei Nordio, con le sue esternazioni pubbliche più da editorialista che da Ministro, è un problema per Giorgia Meloni?
Probabilmente sì. Io trovo che ci sia una contraddizione tra l’anima di Fratelli d’Italia che storicamente è sempre stata di stampo giustizialista e che si esprime attraverso una serie di interventi normativi che hanno introdotto nuovi reati e rafforzato le pene per reati già esistenti. Mi riferisco al primo decreto di questo Governo, quello contro i rave-party, poi il decreto Cutro sugli scafisti, quello sulla maternità surrogata che si vuole trasformare in reato universale, ma anche le dichiarazioni della premier sulle droghe leggere che andrebbero criminalizzate come le droghe letali, la stretta sugli youtuber. Dall’altro c’è invece un’anima garantista che invece vorrebbe intervenire per togliere i reati o attenuarne lo spessore, come nel caso dell’abuso d’ufficio e del concorso esterno in associazione mafiosa, e che vorrebbe una stretta sulle intercettazioni ma soprattutto la separazione delle carriere.
Quindi secondo lei Nordio ha sbagliato a candidarsi con Fratelli d’Italia?
Non so dire quale sia il partito giusto per il Ministro però c’è tutto quanto appena detto. Vorrei però anche far osservare il ruolo del Presidente della Repubblica, ossia lo stile con cui Mattarella esercita la sua moral suasion, a differenza di Napolitano che la esercitava in pubblico attraverso moniti, appelli, ammonimenti, ramanzine alla politica. Invece l’attuale Capo dello Stato usa uno stile indiretto ma probabilmente altrettanto efficace rispetto ai predecessori.
In che senso?
A fronte delle esternazioni di Nordio a proposito dell’impossibilità di rispettare le norme fiscali e di quelle della stessa presidente del Consiglio quando ha parlato del pizzo di Stato a proposito delle tasse, Mattarella parla del dovere fiscale ai rappresentanti della finanza. Poi ci sono delle polemiche sulla magistratura e lui riceve al Quirinale i vertici della Cassazione.
Secondo lei l’Anm ha il diritto di intervenire nella discussione pubblica o la giudica una interferenza?
Ha certamente il diritto di intervenire, esiste la libertà di associazione, non siamo più in un’epoca in cui venivano silenziate categorie o singole persone. Poi ci può essere un problema di opportunità ma così come i professori universitari, che sono pure dipendenti pubblici, attraverso le loro rappresentanze possono criticare questa o quella riforma, così anche le associazioni di magistrati possono intervenire in modo dialettico. Non vedrei un problema di legalità ferita.
Come giudica le parole usate dalla premier sui casi Santanché, Delmastro, La Russa?
Distinguerei due piani: quello riguardante singole inchieste giudiziarie su singoli esponenti politici o loro parenti su cui il silenzio è d’oro, per cui ci si difende in giudizio. Se la politica reagisce rispetto ad una inchiesta che colpisce un suo esponente attaccando la magistratura siamo di nuovo al frutto avvelenato di cui parlavamo prima. Poi c’è l’altro piano, quello delle riforme: su di esse è lecito, e sarebbe sorprendente il contrario, che disputino posizioni contrapposte. Dopo di che la democrazia prevede votazioni parlamentari.
Come giudica il primo pacchetto di riforme targato Nordio?
Io non sono un penalista e non vorrei intervenire su elementi che non si conoscono bene. Credo però che il rischio sia quello di buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. L’abuso d’ufficio, così come il concorso esterno in associazione mafiosa, ha degli aspetti evanescenti e andrebbe modificato. Io non sarei per l’abolizione perché creerebbe anche dei problemi con l’Europa. Poi c’è il problema che abbiamo troppi reati: 35 mila disse una volta il Procuratore generale di Cassazione. Nessuno li conosce tutti. Allora sarebbe opportuno sfoltire il numero dei reati: una cosa sono i delitti naturali, altra cosa sono quelli di pura creazione legislativa.
Secondo lei il Governo e il Parlamento avranno la forza e i numeri per portare a casa la separazione delle carriere?
Questa legislatura nasce con una maggioranza forte in Parlamento, direi meno forte nel Paese. Ricordo, per chi lo avesse dimenticato, che un italiano su tre non è andato a votare il 25 settembre 2022. L’attuale maggioranza è partita con delle ambizioni molto forti: non soltanto la separazione delle carriere ma ancor di più il presidenzialismo, di cui non sento più parlare. Non so se questo significhi che hanno fatto un bagno di realtà o che invece è più probabile che si vogliano distribuire queste riforme molto divisive in tempi diversi. Allora sarà interessante capire se si parte prima col presidenzialismo o con la separazione delle carriere.
Articolo 27 della Costituzione: vige nelle nostre carceri?
È disatteso e non da oggi. Il problema del sovraffollamento delle carceri lo viviamo da molto tempo. Nel 2000 persino papa Wojtyla chiese una amnistia ma non fu concessa. Temo che questa questione non appassioni l’opinione pubblica.