«Roberto Maroni? Per me è un riservista, uno di quelli che si richiamano in servizio in caso di guerra». Parla Gianni Fava, il leader della minoranza interna leghista, assessore regionale all’Agricoltura in Lombardia, vicinissimo al governatore lombardo.

Assessore Fava, ormai sembra guerra aperta tra Maroni e Salvini a colpi di citazioni da parte di “Bobo” che, in un’intervista a “Il Foglio” accusa il segretario di “stalinismo” e consiglia, da “leninista” a “Matteo” la lettura del testo “L’estremismo, malattia infantile del comunismo”. Salvini dice che non risponde agli “insulti”. E’ la resa dei conti? Ma no, non direi così. Credo che sia una dialettica sana, in questa fase. C’è uno scambio di opinioni abbastanza aperto. Purtroppo Salvini ha riservato alla minoranza interna un trattamento di gran lunga peggiore rispetto a quello verso Maroni. Stupisce che ci si accorga solo adesso di questo.

Di cosa esattamente? Il trattamento è quel che è. La minoranza che è prevista dal regolamento del movimento non ha rappresentanze istituzionali, è come se non avesse diritto ad esistere. Io pur non rifacendomi a metafore trotskyste fatico a trovare qualcosa di nuovo in tutto ciò.

Lei ha denunciato che le sarebbe stato impedito di andare a parlare a Tgcom24. Che è successo? Ma alla fine sono andato lo stesso, perché il direttore Paolo Liguori è un signore e ha compreso quanto fosse imbarazzante questa vicenda.

Guerra aperta non sarà, ma non mi sembra un clima granché idilliaco. A me succede da anni. Solo che francamente ‘ sta storia adesso mi incomincia a stancare. Nel regolamento del congresso era previsto che esistesse una minoranza ed io sono la minoranza, credo che le minoranze vadano rispettate, non dico tutelate, non voglio fare il panda. Non lo dico per me, ma per quelle migliaia di leghisti che mi hanno creduto. Penso che un po’ di pluralismo farebbe bene alla Lega e la reazione violenta degli uomini di Salvini nei confronti di Maroni è l’ennesima dimostrazione che non si tollera nessun distinguo.

Il capogruppo Gianmarco Centinaio replica a lei e a Maroni: prendere o lasciare. Cosa già detta a Bossi. E paradossalmente vengono invocati i metodi di Bossi. Non è che possiamo pensare di avere il nostro segretario candidato premier e poi di poter fare a meno dei voti dei leghisti.

Ecco, ma lei ricorderà che Bossi non andava per niente per il sottile con i dissidenti. Si ma lei pure ricorderà che io non ho risparmiato critiche nemmeno allo stesso Bossi il quale però non solo le ha tollerate ma mi ha permesso di far carriera.

Tant’è che ci fu la famosa sera delle scope sul caso Belsito con la ramazza di voi “barbari sognanti” maroniani contro Bossi. Ecco, ma prendiamo il cas di Flavio Tosi che fece una guerra enorme a Umberto sui contenuti politici. Ma Bossi non si sognò mai di espellerlo.

E nel ’ 94 il Senatùr salvò Maroni, ma tutti gli altri che non volevano uscire dal governo Berlusconi li cacciò. Bossi usava il pugno duro contro chi andava contro gli interessi della Lega, dal punto di vista politico.

Ora però nella nuova éra di Salvini anche voi potreste ricevere la stessa accusa. No, qui ci sono scontri sul piano delle simpatie personale. Ma perché parlare di Nord, della nostra storia, delle nostre origini sarebbe andare contro gli interessi della Lega? Stiamo vivendo un paradosso per il quale chi fa il leghista oggi nella Lega sarebbe contro la Lega.

Ma la Lega di Salvini ora è nazionale. A tutt’oggi la Lega ha uno statuto invariato che è lo stesso di quello di Bossi: c’è un articolo uno che non è stato ancora modificato, quello che recita che la finalità della Lega è l’indipendenza della Padania. Il movimento si chiama ancora Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. Non confondiamo l’utilizzo di un simbolo elettorale con il cambio del nome e dello statuto rimasti sempre quelli di prima. Questo Salvini lo sa benissimo. Quindi, chi chiede il rispetto dello statuto è un eversivo?

La Lega Nord comunque non ha mai ufficialmente ammesso le correnti. Sì, fino ad oggi fin quando Salvini modificando il regolamento ha introdotto il principio di minoranza. Non l’ho scelta io questa cosa.

Lei da amico di una vita di Maroni che opinione ha delle sue mosse? Quella di non correre per un secondo mandato è stata una scelta personale. Da mesi diceva che era stanco e dopo tanti anni di lavoro ad alti livelli sognava una pausa. Però lui è un uomo di grande valore, apprezzato da tutti. Ecco, per me Maroni è “un riservista” e cioè uno di quelli che quando c’è la guerra si richiamano.

Quindi se dopo le elezioni si creasse una situazione ingovernabile, il “riservista” Maroni potrebbe essere richiamato in servizio? Non lo so, io so però che tra qualche mese a lui la politica mancherà. Io credo che uno spazio per lui ci sarà sempre perché non abbiamo tante risorse disponibili per poterci permettere il lusso di un Maroni ai giardinetti della politica a fare il pensionato.

Maroni dice a “Il Foglio” che avrebbe votato Macron. Io lo dissi sei mesi fa e cioè che un leghista vero tra la statalista Le Pen e Macron non avrebbe potuto che scegliere il secondo.

Rischio scissione? Fino a quando andrete avanti insieme? Finché non ci cacceranno tutti. Io non me ne vado, questa è casa mia.

E’ vero che una parte di Lega potrebbe staccarsi e appoggiare un governo di larghe intese? Ah, può darsi che i parlamentari che la Lega farà eleggere al Sud lo facciano. E chi li conosce? ( chiosa con ironica polemica ndr).