La nomina dei consulenti esterni per la comunicazione istituzionale del vice presidente del Consiglio superiore della magistratura deve essere oggetto di una «riflessione» da parte del Plenum. Lo hanno formalmente chiesto nelle scorse settimane quattordici consiglieri del Csm. La richiesta di apertura pratica sulla «regolamentazione della comunicazione esterna mediante delibere da adottarsi nell'assemblea plenaria» è stata firmata dai togati di Area e di Magistratura democratica, dall'indipendente eletto nelle liste progressiste Roberto Fontana, dai togati centristi di Unicost, dai laici Roberto Romboli e Michele Papa, il primo eletto in quota Pd, il secondo in quota M5S.

L'indipendente Andrea Mirenda, pur non avendo firmato la richiesta di apertura pratica, ha fatto sapere di essere favorevole all'iniziativa dei colleghi. Come da prassi, la richiesta è stata accolta dal Comitato di presidenza del Csm, composto dallo stesso vice presidente e dai vertici della Cassazione, e dunque inviata alla Seconda commissione di Palazzo dei Marescialli, che dovrà ora dare una interpretazione al riguardo da votarsi poi in Plenum. Ad innescare il dibattito sul punto era stata, come detto, la scelta di Fabio Pinelli di avvalersi di comunicatori esterni per agevolarlo nell'attività istituzionale.

Il Csm, va ricordato, ha al proprio interno un Ufficio che cura la comunicazione consiliare, soggetto alle norme previste dalla legge 150 del 2000. Secondo i firmatari, la scelta del vice presidente, pur rientrando nelle sue prerogative di avvalersi di contributi professionali esterni, non può comunque prescindere da una «chiara regolamentazione della comunicazione esterna mediante delibere da adottarsi nell'assemblea plenaria». Il sospetto, in altre parole, è che il vice presidente voglia “accentrare” sulla sua persona la comunicazione del Csm. Un tema, quest'ultimo, da sempre molto delicato in quanto i vari gruppi della magistratura associata, ma anche i laici espressione del Parlamento, sentono da sempre la necessità di divulgare all'esterno le varie iniziative e le attività svolte in un'ottica di trasparenza. Era stata, infatti, “trasparenza” la parola più utilizzata durante l'ultima campagna elettorale per il Csm, nella quale si propose, ad esempio, di mettere on line i cv dei magistrati aspiranti ad un incarico direttivo, o di rendere pubbliche le sedute delle varie Commissioni.

Tutti strascichi del Palamaragate che hanno offuscato l'immagine del Csm “Casa di vetro della giustizia”, come hanno spesso sottolineato i suoi componenti. Tornando, invece, al nuovo comunicatore del vice presidente, la scelta è caduta su Michele Anzaldi, giornalista professionista ed ex parlamentare Pd durante la segreteria di Matteo Renzi. Fra i suoi futuri compiti, in particolare, «evitare la diffusione di notizie parziale, frammentarie ed inveritiere o tecnicamente scorrette» : le temibili fake news.