Una vera e propria centrale di dossieraggio, scoperta grazie alla denuncia sporta dal ministro Guido Crosetto e alle segnalazioni inviate dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Su questo indaga Raffaele Cantone, procuratore di Perugia, che ha deciso di condurre personalmente l’inchiesta su quello che potrebbe essere uno dei più grandi scandali degli ultimi tempi. Anche perché il sospetto è che non sia stata una sola persona a raccogliere dati in maniera illegale, ma che possa esserci diversi appartenenti alle forze dell’ordine a capo di un sistema di gestione di dati utili per creare singoli dossier da utilizzare all’occorrenza. A fare da “base” a questa attività la Direzione nazionale antimafia, dove la procura di Roma - la prima ad aprire un fascicolo dopo la denuncia di Crosetto - ha individuato un finanziere addetto all’analisi delle operazioni finanziarie sospette, che avrebbe cercato informazioni sul ministro pochi giorni prima che venisse pubblicata la notizia sui compensi ricevuti da Leonardo prima della sua nomina. Il finanziere, secondo quando scoperto dai magistrati capitolini, avrebbe fatto accesso abusivamente ai dati di politici, vip, dirigenti d’azienda e giornalisti, spiati migliaia di volte. Informazioni finite, in alcuni casi, sui giornali o veicolate all’estero, ma che nella maggior parte dei casi sarebbero rimaste in mano al finanziere, così in possesso di un vero e proprio tesoro, capace di condizionare la vita delle istituzioni. Un dato che spinge a porsi una domanda: chi ha chiesto al maresciallo finito sotto indagine di cercare quei dati? E che fine hanno fatto le informazioni reperite? A far sorgere dubbi, infatti, è quali motivazioni possano spingere un sottoufficiale della Finanza a fare una cosa del genere. La spiegazione è che possa essere il terminale di una catena ben più oleata, che richiama alla mente il caso del generale Giuseppe Cerciello, condannato per le tangenti Mondadori versate agli ispettori delle Fiamme Gialle.

Il maresciallo indagato avrebbe scavato nei conti correnti, nelle transazioni finanziarie e nei dati fiscali di centinaia di persone, interrogando senza autorizzazione il sistema informatico interno per accedere alle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos). Si tratta delle operazioni anomale che banche e operatori finanziari sono obbligati a comunicare all'Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d’Italia e che vengono trasmesse per legge sia alla Dna sia al Nucleo valutario della Guardia di Finanza. E tali accessi sarebbero avvenuti non solo negli uffici di via Giulia, ma anche in quelli della Finanza.

A seguito di una riunione di coordinamento con Cantone, il procuratore di Roma Giuseppe Lo Voi ha trasmesso a Perugia, ad aprile scorso, il fascicolo per le valutazioni di competenza. Cantone dovrà infatti capire se qualche magistrato della Dna è coinvolto, come autore del reato o come vittima dello stesso. Il finanziere, che davanti ai pm ha rivendicato la correttezza del proprio operato, si è giustificato parlando di difficoltà organizzative presso gli uffici di via Giulia, tirando in ballo l’ex procuratore di Bari, Antonio Laudati, all’epoca alla guida della sezione della Dna presso cui il finanziere prestava servizio. Secondo quanto dichiarato dal finanziere, infatti, a monte di quelle ricerche ci sarebbero state richieste mai formalizzate, ma ufficiali. Nonostante ciò, però, tali accessi non si sono mai tradotti in informative. Un’autodifesa che non ha convinto i magistrati ma che ha spinto Melillo a cambiare l’organizzazione dell’ufficio, gestito ora da un pool di quattro magistrati. E tutte le procedure, adesso, devono essere tracciate, con una richiesta motivata (e scritta) a monte. Cantone vuole ora scoprire se oltre a Crosetto ci siano altre vittime di questa attività di dossieraggio. Sono diverse, infatti, le notizie veicolate dalla stampa che hanno sollevato i sospetti degli inquirenti: oltre alla vicenda Crosetto, già nel 2020 erano balzate agli occhi le notizie relative a politici come Matteo Renzi e Giuseppe Conte e al suo portavoce Rocco Casalino. «Da aprile l’ufficio sta proseguendo, in assoluta riservatezza, le indagini preliminari, che si sono ovviamente estese rispetto all’ipotesi originaria di violazioni di notizie riservate in danno del ministro Crosetto e sono state già sentite numerose persone ed esaminata una rilevante quantità di documenti - ha fatto sapere Cantone in una nota -. Le indagini sono state, in particolare, delegate al Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma, che oltre ad avere la piena fiducia dell’Ufficio, ha le necessarie ed idonee competenze ed il cui comandante, in accordo con lo scrivente, ha individuato un pool di investigatori che sta procedendo agli accertamenti con particolare rigore e speditezza, in quanto è auspicabile che esse siano concluse in tempi più rapidi possibili. Gli accertamenti vengono condotti con la piena collaborazione ed in totale sintonia con il procuratore nazionale antimafia che aveva, già prima dell’avvio dell’indagini, provveduto a riorganizzare radicalmente il servizio Sos». Da qui anche il protocollo siglato a dicembre scorso con la Uif, l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia in tema di collaborazione per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Un accordo finalizzato ad «affinare ulteriormente i meccanismi di condivisione delle informazioni rilevanti, secondo una logica di maggiore ampiezza, efficienza e utilità e nel rispetto dei presidi di riservatezza stabiliti dalla vigente normativa». Previsioni «in linea con i recenti riassetti organizzativi messi a punto, rispettivamente, dalla Dna e dalla Uif al fine di razionalizzare e ottimizzare l’utilizzo delle segnalazioni di operazioni sospette e delle informazioni provenienti dalle Financial Intelligence Unit estere».