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LA PARTITA INTERROTTA A PARIGI
l senegalese Demba Ba era il più furibondo di tutti nella serata balorda del Parco dei Principi: «Se parli di un giocatore bianco non dici “bianco”, perché lo hai chiamato negro?!!» ha urlato all’arbitro rumeno Ovidiu Hategan che in quel modo sprezzante aveva definito il suo vice- allenatore camerunense, DA ANNI IL CALCIATORE SENEGALESE SI BATTE PER “RIPULIRE” IL MONDO DEL PALLONE
Dagli insulti in Inghilterra alla notte balorda del Parco dei principi Ritratto di un nomade del calcio in prima linea contro l’intolleranza
Il senegalese Demba Ba era il più furibondo di tutti nella serata balorda del Parco dei Principi: «Se parli di un giocatore bianco non dici “bianco”, perché lo hai chiamato negro?!!» ha urlato all’arbitro rumeno Ovidiu Hategan che in quel modo sprezzante aveva definito il suo vice- allenatore, il camerunense Pierre Achille Webo.
Una rabbia che viene da lontano figlia dell’esasperazione e della frustrazione per chi, da quasi vent’anni, combatte contro il razzismo negli stadi e sui campi di calcio, un razzismo vissuto più di una volta a sue spese nel suo continuo girovagare da nomade del pallone ai quattro angoli del continente, fino alla lontana Cina. Ma anche una lingua tagliente e un coraggio fuori dal comune che lo ha fatto stare sempre in prima linea, ben oltre il mondo del calcio.
Con quel nome che sembra quasi un grido di battaglia Demba Ba è un piccolo miracolo della volontà e della determinazione. Un talento sportivo discreto, grandi doti fisiche, non certo un campione ma neanche uno che ti ruba l’occhio quando ha la palla tra i piedi.
Ha dovuto sudare più di tanti suoi colleghi per diventare un professionista per venire fuori dall’anonimato e superare due infortuni gravissimi che avrebbero spezzato la carriera a tanti suoi compagni.
Di famiglia modesta e sesto di sette fratelli, è nato e cresciuto nella banlieue parigina ( Sevres, in alta Senna), fin da bambino aveva un chiodo fisso: essere un calciatore. Da giovanissimo nessun talent scout stravedeva per lui e non ha mai frequentato i prestigiosi centri federali transalpini, autentica fucina di fuoriclasse.
È partito letteralmente dal basso, tanta gavetta e tanti campetti fangosi nelle più dimesse lòcalità dell’Ille de France. Diverse squadre minori e poi il primo contratto in quarta divisione con il Rouen dove disputa un ottimo campionato senza però attirare l’attenzione dei club francesi più blasonati, Decide così nei primi anni duemila di accettare l’offerta del Mouscron che all’epoca militava nella prima divisione belga prima di fallire per bancarotta. Si sposta inGermania, nell’Hoffeneim dove dalla seconda divisione guida la promozione della squadra. in Bundesliga. Poi il grande salto oltre la Manica in premiership, una stagione alWest Ham, un’altra al Newcastle e la grande occasione nel fortissimo Chelsea di Mourinho dove gioca pochissimo ma realizza il gol più importante della sua carriera in un quarto di finale di Champions league, eliminando, guarda un po’, proprio i francesi del Psg, squadra di cui è grande tifoso. Emigra verso la Turchia. nel Besikats, poi la Cina nello Shanghai Shenhua e infine di nuovo la Turchia nell’Istanbul Basaksehir dove a 35 anni oggi potrebbe finire la carriera.
In questo moto perpetuo di una vita sportiva che. in fondo, gli ha dato quello che voleva non lasciandogli particolari rimpianti, Demba Ba ha più volte sbattuto la testa contro il muro del razzismo: nel 2011 viene pesantemente insultato da un gruppo di tifosi del West Ham dopo che la loro squadra è retrocessa in seconda divisione. Tra anni dopo sono i tifosi del Liverpool a ricoprirlo di ingiurie razziste perché aveva osato segnare un gol contro i “reds”. Persino in Cina ha dovuto subire pesantissime frasi razziste da parte di un avversario poi squalificato dalla Federazione. \ Ogni volta che diventava il bersaglio dell’intolleranza Demba Ba ha saputo reagire, in particolare esprimendosi sui media, dai giornali, alle tv fino agli efficacissimi social network dove interviene regolarmente per denunciare ogni forma di discriminazione. Nel 2019, dopo che i tifosi del Cagliari lanciano gli squallidi “buuu” all’interista Lukaku con con l’assurdo placet degli stessi ultras nerazzurri, Ba invita la boicottaggio della Serie A dalla quale peraltro aveva ricevuto alcune offerte: «Per questo motivo non ho mai voluto giocare in Italia e invito tutti i calciatori neri a lasciare quel campionato» scrisse sul suo account Twitter.
Ma i suoi tweet vanno oltre il rettangolo di gioco: lo scorso anno ha attaccato la tv Lci che aveva ospitato due virologi convinti che i vaccini anti- Covid dovessero essere testati prima sulla popolazione africana: «Benvenuti in Occidente, dove i bianchi si credono così superiori che razzismo e stupidità sono moneta corrente. Bisogna ribellarsi!» . Lo scorso novembre è intervenuto contro le violenze della polizia, condividendo il video del produttore nero Michel Zecler, pestato a sangue dalla celere nel suo ufficio di Parigi». Un episodio che ha scosso l’opinione pubblica transalpina: «Mi spiace per il mio pessimismo, ma non vedo soluzione al problema razzista in Francia. Eppure dobbiamo continuare a lottare», l’amaro commento Demba Ba.