PHOTO
«Non vi sarebbe stata ragione alcuna di informare il Csm» dei verbali della Loggia Ungheria «in assenza dell’iscrizione dei nominativi di magistrati, neppure in previsione di rilievi di natura disciplinare» che sono «inscindibilmente legati, nel caso di specie, a quelli penali». È quanto scrivono i giudici della prima sezione penale di Brescia (collegio Spanò-Macca-de Nisi) nelle motivazioni della condanna di Piercamillo Davigo a 1 anno e 3 mesi per aver divulgato a membri del Csm, alti magistrati e politica fra maggio e settembre 2020 le copie segrete delle dichiarazioni rese dall'ex legale esterno di Eni Piero Amara alla Procura di Milano e a lui consegnate due mesi prima proprio dal pm di Milano, Paolo Storari, lamentando inerzie investigative.
«Il dott. Storari si era rivolto a Davigo - scrivono - per rimuovere l’impaccio all’indagine e non per denunciare i colleghi menzionati da Amara». «Anche l’iscrizione nel registro degli indagati del solo avvocato Amara - concludono - che si era autoaccusato dell’appartenenza ad 'Ungheria', nel contesto sopra descritto poteva non apparire doverosa - diversamente da quanto opinato dal dott. Davigo nel corso del suo esame - in quanto basata su un malfermo presupposto» e cioè «quello della esistenza della loggia massonica - che avrebbe potuto provocare il trascinamento, ad effetto domino, delle altre persone menzionate nei verbali».
Storari indotto da Davigo
Piercamillo Davigo ha "indotto" Paolo Storari a consegnarli «copia dei verbali secretati» della Loggia Ungheria e ha «cavalcato l’inquietudine interiore dell’interlocutore che si era rivolto a lui con circospezione» per un consiglio nonostante «in teoria, la strada maestra per investire il Csm della questione fosse, per sua stessa ammissione, quella di 'fare un plico riservato”» si legge ancora nelle motivazioni della condanna a 1 anno e 3 mesi a carico dell'ex membro del Csm e pm di Mani Pulite per aver divulgato a Roma, fra alti magistrati e politici, le dichiarazioni dell'ex legale esterno di Eni Piero Amara in cui si parlava di una loggia massonica «prosecuzione della P2». Dichiarazioni che a lui furono consegnate dal pm Storari sostenendo che la Procura di Milano stesse bloccando le indagini comportandosi come un «muro di gomma».