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PRESENTAZIONE DELL AREA INDUSTRIALE INTERNA DEL CARCERE DI BOLLATE
Avvicinandosi la fine dell’anno, al ministero della Giustizia sono già iniziati i conteggi riguardo le somme pagate dallo Stato per i casi di errori giudiziari e di ingiuste detenzioni. La cifra finale, come accade sempre, non dovrà trarre in inganno in quanto circa il 90 per cento delle ingiuste detenzioni non viene risarcito sulla base del presupposto che l’arrestato ha, con la propria condotta, “contribuito” colposamente all’errore del giudice.
La normativa in questione ha paletti molti stringenti e sembra essere fatta proprio per “scoraggiare” il più possibile le richieste di risarcimenti ed evitare così spese aggiuntive per le mai floride casse dello Stato. La cifra prevista per ogni giorno trascorso dietro le sbarre è fissata in 250 euro. Cifra che ovviamente diminuisce in caso l’ingiusta detenzione sia stata patita agli arresti domiciliari. Per poter fare domanda di risarcimento, ed il punto nodale, serve una sentenza definitiva di assoluzione con “formula piena”.
Ed è questo il motivo per cui ad oggi, per fare un esempio, Beniamino Zuncheddu, pur avendo trascorso oltre 30 anni in carcere da innocente, non ha ancora ricevuto un euro. Se il reato contestato si è poi prescritto prima, come capita spesso, il periodo trascorso in custodia cautelare non potrà mai essere risarcito. Una vera beffa.
In attesa allora dei dati di via Arenula, salvo improbabili sorprese, anche nel 2023 è sicuro che si confermerà il trend degli anni precedenti. E dunque una “inclinazione” dello Stato a limitare il più possibile gli indennizzi. Lo scorso anno proprio dal ministero della Giustizia avevano fatto sapere che gli oneri dell’equa riparazione per ingiusta detenzione erano alquanto pesanti. Non stupisce pertanto che le Corti d’Appello, competenti nella materia risarcitoria, respingano la stragrande maggioranza delle istanze presentate per ottenere un risarcimento. Un modo di agire che allarga di anno in anno la platea dei cosiddetti “innocenti invisibili”, le persone finite in carcere da innocenti ma non indennizzate.
Prendendo il 1992 come anno di riferimento per il calcolo dei risarcimenti, ad oggi sono circa 30mila le persone che, arrestate ingiustamente, sono state risarcite per una cifra complessiva che supera di molto gli 800 milioni di euro. Un aspetto, poi, che non può non essere tenuto in considerazione quando si tratta di risarcimenti per ingiuste detenzioni riguarda la pressoché totale assenza di sanzioni nei confronti dei magistrati che hanno arrestato degli innocenti.
Malgrado la media delle persone indennizzate rimanga, pur con tutti i limiti indicati, comunque alta, negli ultimi cinque anni non sono state avviate sanzioni disciplinari nei confronti di questi magistrati. Va infine ricordato che fino al 2017 non esisteva una norma che obbligasse l’esecutivo ad indicare il numero di persone sottoposte al carcere preventivo, quindi senza alcuna sentenza di condanna.
Il legislatore, solo con la riforma delle misure cautelari del 2017, ha infatti previsto che nella relazione che il governo deve presentare annualmente al Parlamento sull’applicazione delle misure cautelari personali si debba dare conto dei dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione pronunciate nell’anno precedente, con specificazione delle ragioni di accoglimento delle domande e dell’entità delle riparazioni, nonché i dati relativi al numero di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell’esito, ove conclusi. Insomma, la strada è lunga e tutta in salita.