C’è chi si porta avanti. Passa dalle ipotesi agli atti concreti. Parliamo di Forza Italia. In particolare dei deputati che rappresentano il partito berlusconiano nella “congiunta” Affari costituzionali- Giustizia, dov’è in corso l’esame del Dl Intercettazioni.

Ebbene, come anticipato, gli azzurri si muovono decisi verso una “costituzionalizzazione” del testo.  E anche, ed è un aspetto per certi versi clamoroso, per un riequilibrio di sistema. «Di quel sistema intercettazioni sul quale il decreto impatta con forza», chiarisce Tommaso Calderone, capogruppo di FI in commissione Giustizia e firmatario, con i propri colleghi di partito, di quattro emendamenti al testo sugli “ascolti”.

I termini per presentare le proposte di modifica scadono oggi. «Il decreto incide sulle norme di procedura relative alle intercettazioni. Ed è sempre lì che noi interveniamo. Lo facciamo in modo da stabilire un maggior equilibrio fra esigenze investigative e riservatezza. Fra efficacia dell’azione penale e proporzionalità degli strumenti». Nell’ordine, prosegue Calderone, «il primo emendamento di cui i nostri uffici a breve completeranno la stesura modifica l’articolo 268 comma 2 del codice di rito in modo che nei cosiddetti brogliacci le intercettazioni irrilevanti non siano evidenziate da alcuna annotazione di contenuto. La polizia giudiziaria non potrà più scrivere che in quella conversazione “si parla di donne”, o che “l’indagato comunica con la propria amante”. Dovrà semplicemente riportare: “Conversazione non utile alle indagini”. Punto. Cosicché se quei brogliacci finissero più o meno indirettamente nelle mani di un giornale, sarebbe molto complicato che il cronista possa conoscerne il contenuto».

Viene da chiedersi: perché non ci si è mai pensato? «Spesso chi fa le leggi non sta nella trincea del processo penale», risponde il parlamentare e avvocato Calderone. Andiamo avanti, e arriviamo al punto più delicato: la retroattività: «È impensabile che, come invece prevede il decreto, un’intercettazione eseguita nell’ambito di un procedimento già in corso al momento dell’approvazione delle nuove norme, e da ritenersi fino a un minuto prima acquisita in violazione di legge, possa essere sdoganata in corso d’opera. Non posso essere accusato sulla base di intercettazioni che, al momento della loro esecuzione, non erano consentite. Su questo siamo stati confortati dal parere di quasi tutti i costituzionalisti auditi».

Tutti tranne Lorenza Violini, professoressa milanese interpellata da Noi Moderati. «Altro emendamento che ci accingiamo a depositare: l’uso del trojan è consentito solo per reati gravi e gravissimi, cioè mafia e terrorismo. Uno strumento che entra nella tua camera da letto», fa notare Calderone, «dall’invasività spaventosa, va previsto nel bilanciamento con il diritto alla riservatezza». Significa sopprimere la “spazzacorrotti” nella parte in cui estende ai reati contro la Pa il “virus- spia”. «A noi non interessa la categoria di reati, ci interessa tutelare un principio, il diritto alla riservatezza, che ha rilevanza costituzionale».

C’è infine un’altra proposta di modifica che impone al giudice di «indicare in modo specifico, e non “per relazione”, i motivi per cui le intercettazioni sono necessarie al prosieguo dell’indagine e i gravi indizi che ne sono il presupposto. In tal modo non assisteremo più a ordinanze che recepiscono in modo automatico la richiesta del pm». Non è finita. «Da ultimo, l’utilizzabilità delle intercettazioni in altro procedimento sarà consentita solo per i reati per quali è obbligatorio l’arresto in flagranza. Di fatto torniamo alla sentenza Cavallo».

In estrema sintesi: se volevate una revisione costituzionalmente orientata delle norme sugli “ascolti”, be’, eccola. «No. Semplicemente, il decreto si occupa di quelle norme: lo facciamo anche noi, nella direzione che riteniamo coerente con i principi costituzionali», replica Calderone. Chiarissimo. E ora vediamo che succede.